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La violenza delle bande sudamericane nel milanese (e dintorni)

Piero Innocenti il . Lombardia

Davvero troppi gli episodi di violenza nel milanese (e dintorni) che hanno visto, di recente,protagonisti gruppi organizzati di teppisti sudamericani. A iniziare da quello del primo maggio scorso, di una gigantesca rissa tra due bande, con un diciottenne accoltellato, a quelli dei primi di luglio, nei pressi dell’ex discoteca Propaganda, in cui per poco non ci scappa il morto e di un giovane albanese  accoltellato a morte, a bordo di un autobus, dai latinos, seguiti dagli altri fattacci del 10 luglio u.s., nel quartiere Corvetto, in cui due giovani ecuadoriani sono stati brutalmente pestati da una quindicina di latinos. Per ultimo, l’aggressione, a coltellate, di due giovani, un peruviano e un ecuadoriano, da parte di un  gruppo di latinos in Viale Famagosta. Senza contare i furti,i pestaggi e le violenze a Monza,  di una banda di peruviani ed ecuadoriani, quattro dei quali arrestati dalla polizia a Marzo. Eventi che hanno suscitato di nuovo un forte allarme negli ambienti delle forze dell’ordine e tra i cittadini.
Già in passato (febbraio 2012), sempre a Milano, le indagini di polizia avevano portato all’arresto di 25 giovani accusati di gravi episodi di violenza. Sempre a quel periodo risale la dura “lezione” data dai “latinos” a due giovani salvadoregni che volevano abbandonare la gang. Un paio di anni dopo (marzo 2014), anche un giovane italiano, armato e con in tasca il rituale del giuramento per entrare nella banda, era stato arrestato insieme ad altri coetanei ecuadoriani e dominicani componenti dei noti Latin King’s. Per non parlare, infine, dell’arresto (settembre 2015), di una quindicina di “pandilleros” per spaccio di droghe e furti e dell’aggressione (giugno 2015), a colpi di machete, di un ferroviere di Trenord con il successivo arresto di sei membri risultati appartenere ad una cellula della MS13 (Mara Salvatrucha). La stessa banda da cui è risultato provenire anche il salvadoregno ammanettato a gennaio del corrente anno dopo che aveva stuprato la fidanzata di uno spacciatore che lo aveva “truffato” vendendo bicarbonato al posto di cocaina.
Il fenomeno della formazione di “bande sudamericane” si è venuto sviluppando in Italia da oltre dieci anni e non va assolutamente sottovalutato. In genere si tratta di giovani, anche minorenni, in prevalenza figli di migranti, spesso giunti nel nostro paese per ricongiungersi con i genitori e che “catapultati” in un contesto sociale nuovo in cui si sentono emarginati e con evidenti difficoltà di inserimento, non trovano altre possibilità di affermazione se non nella forza del gruppo etnico e nella pratica della violenza. Uso della forza che non è, in realtà, espressione di un programma criminale ma che viene quasi sempre utilizzato solo in caso di conflitti con altri gruppi o all’interno dello stesso per ottenere il rispetto del capo da parte degli altri membri. I giovani delle “maras” (il termine deriva da “marabunta”, la migrazione in massa di voraci formiche amazzoniche) o delle “pandillas” ( in spagnolo indica un gruppo di persone che si uniscono per fare qualcosa), sono di origine salvadoregna, portoricana, peruviana, colombiana, ecuadoriana. Nel Salvador la violenza è in gran parte attribuita agli scontri tra le bande della MS13 e la M-18 e tra queste e la polizia ( per entrambe le Maras l’attività principale è lo spaccio di droghe ma anche furti, estorsioni, rapine e omicidi su commissione). Le origine della MS13 risalgono agli anni Ottanta quando molti immigrati, costretti ad abbandonare il paese per la guerra civile, si stabilirono a Los Angeles. La “pandilla” nacque per proteggere la comunità salvadoregna dalla violenza dei gruppi di altre etnie. Negli anni più recenti gruppi che si collegano alla MS13 sono apparsi anche in alcune città del nord Italia, tra cui appunto, Milano. Dove pure si trovano i Latin King’s, in prevalenza ecuadoriani, caratterizzati da una organizzazione gerarchica ben strutturata che ha come finalità “istituzionale” quella di estendere nel mondo la Nazione dei Re Latini, basata sulla solidarietà “culturale” per recuperare dalla strada i giovani sudamericani. Ai latinos si contrappongono i Netas, in prevalenza portoricani, altra banda che deriva dalla parola spagnola “puneta”, ad indicare una persona (o una cosa) che dà fastidio. La vita di queste bande è contraddistinta da simboli, rituali e giuramenti. Per l’affiliazione nei Latin King’s occorre giurare sui valori del rispetto, dell’onestà, sincerità, unità, amore e impegno. Per i Netas i principi da osservare fanno riferimento alla bandiera, alla terra di appartenenza, alla causa del gruppo, alla obbedienza assoluta. Le donne hanno un ruolo meno rilevante all’interno del gruppo e per essere ammesse è necessaria l’iniziazione sessuale con il capo. Particolare sconcertante che è stato rilevato anche in alcune indagini svolte in passato nel nostro paese. Un fenomeno criminale, dunque, che se non adeguatamente arginato è destinato a creare non pochi problemi di sicurezza pubblica.

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