‘Ndrangheta. Ecco la cupola politico-mafiosa che controllava voti ed elezioni
Le indagini più recenti dei Carabinieri del Ros hanno dimostrato in più occasioni che vasti settori della politica si rivolgono alla ‘ndrangheta, la cosiddetta Onorata Società, stringendo con essa patti corruttivi o effettuando vere e proprie compravendite di voti. Questa volta secondo la Procura e gli stessi Carabinieri di Reggio Calabria si ha la prova che il rapporto ‘ndrangheta-politica si è evoluto: secondo gli inquirenti “l’organizzazione mafiosa ha intrapreso un percorso in base al quale colloca progressivamente i propri affiliati all’interno di organi politici partendo inizialmente da quelli locali, per poi passare a quelli regionali fino ad arrivare, premiando quelli che maggiormente si adoperano per realizzarne gli interessi illeciti, agli organi centrali dello Stato”.
Dalle indagini compiute dai Carabinieri del Ros e dalla Procura sul fronte politico nell’ambito dell’inchiesta Mamma Santissima è emerso che molti appuntamenti elettorali sono stati condizionati dalla ‘ndrangheta, attraverso la formazione delle liste, orientando i consensi elettorali a propria disposizione e influenzando le nomine all’interno degli organi politici. Questo, secondo Carabinieri e Procura di Reggio Calabria, sarebbe accaduto in occasione delle elezioni comunali del 2001, di quelle comunali e provinciali del 2002, delle europee del 2004, delle regionali del 2005, delle provinciali del 2006, delle amministrative del 2007, delle europee del 2009 e delle regionali del 2010.
Tra l’altro magistrati e investigatori sostengono che “per quanto ricostruito si trae che, a partire dal 2002, gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano hanno avuto un ruolo determinante per la elezione di Giuseppe Scopelliti e Pietro Fuda, rispettivamente a Sindaco del Comune e a Presidente della Provincia di Reggio Calabria, nonché nella formazione degli organi di governo secondo un programma che, oltre a garantire loro – secondo un modello replicato nel tempo – il potere di interferire sul regolare funzionamento dei due enti attraverso più soggetti politici, in proiezione prevedeva l’infiltrazione degli organi di governo regionali sino al Parlamento nazionale ed europeo. Il prioritario risultato che mirava a conseguire Paolo Romeo, dunque, era quello della sinergica operatività Comune- Provincia e successivamente con gli altri organi di governo”.
Gli investigatori parlano anche di “specifici interessi della criminalità mafiosa anche nei settori dei lavori pubblici in generale, nella gestione dei fondi del Decreto Reggio e nella creazione delle società di servizi a capitale misto pubblico privato, progetto questo avviato a partire dal 2001”. Carabinieri del Ros e Procura di Reggio Calabria aggiungono che: “Sono stati alterati i risultati delle elezione delle rappresentanze “Provinciali e Grande Città” del partito “Popolo della Libertà” tenutesi a Reggio Calabria nel febbraio 2012 ciò sia attraverso la premeditata compilazione di schede elettorali a favore dei candidati prescelti sia alterando i verbali di elezione”.
Ma questi sono solo i primi elementi che emergono da una inchiesta che pare destinata a svelare scenari e operazioni criminali che, in molti casi, vanno anche oltre l’immaginabile.
Trackback dal tuo sito.