La Milano per bene regala a Enzo Biagi la medaglia d’oro dell’affetto
Una serata come la voleva lui. E per questo vi diciamo grazie. E’ il
messaggio che arriva dalla famiglia di Enzo Biagi e dagli amici più
stretti. C’erano tanti, ieri sera, al Circolo della stampa di Milano
per ricordare Enzo. Ognuno con un ricordo o un aneddoto diverso.
L’iniziativa era nata sulla piazza virtuale di internet. Sul social
network di facebook circa un mese va era stata lanciata l’idea che, in
tempi rapidi, si è realizzata. Un’iniziativa sobria e assolutamente
priva di polemica contro chi, dalla maggioranza di Palazzo Marino,
aveva negato la grande medaglia d’oro alla memoria di Enzo. Anzi, come
ha detto Michelino Crosti – a lui si deve l’idea della serata – è bene
ringraziare quei consiglieri di centro-destra per quella scelta, poiché
hanno permesso alla Milano “per bene” di ricordare Enzo e di
trasmettere questo grande affetto in modo libero e straordinario.
Nessuna
polemica ma la certezza che Enzo, ieri sera, avrebbe riconosciuto come
sua la Milano che era al Circolo. Interventi brevi, aneddoti, ricordi,
letture di Maurizio Trombini (la voce de Il Fatto) di articoli e pagine
dei libri scritti da Enzo. Poi i ricordi personali e brevi degli amici.
Loris Mazzetti, amico e collaboratore, lo ha ricordato convinto che il
partigiano Biagi oggi sarebbe a fianco di Vassallo, Scalfaro e Ciampi
nel difendere i valori della Costituzione nata dalla resistenza e a
contrastare chi oggi vorrebbe equiparare i repubblichini di Salò ai
partigiani. Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 ha posto
l’accento su quanto per Enzo fossero importanti le persone che
lavoravano con lui e quanto spazio desse ai giovani. Una serata che
idealmente, sosteneva Giulietti, è dedicata a chi continua a fare
questo lavoro nell’invisibilità quotidiana, nei territori di frontiera,
sotto la minaccia delle mafie. Ferruccio De Bortoli non ha potuto fare
a meno di ricordare come la memoria di Enzo Biagi resta incancellabile,
nonostante qualcuno abbia provato a farlo in ogni modo, sia durante la
sua vita che dopo la sua morte. Ma come si fa a raccontare in poche
righe i sentimenti, l’affetto, e la gratitudine che emergevano da ogni
intervento, da ogni messaggio dei tanti che su facebook hanno scritto
da ogni parte d’Italia?
E’ il segretario della Cgil regionale
Baseotto a ricordare Enzo attraverso un articolo che il giornalista
scriveva sul tema dei morti per lavoro. Gianclaudio Schiavi attraverso
un pezzo di cronaca di Enzo, riesce a far capire chiaramente a tutti
come lui fosse innanzitutto un cronista. Volle scrivere un pezzo di
cronaca su un fatto di nera accaduto a Milano. “Non ce ne è per
nessuno, non c’è gara” dicevano i cronisti milanesi il giorno
successivo dopo aver letto il pezzo di Enzo Biagi. Erano solo 8 anni
fa, Enzo aveva 80 anni e sentiva l’esigenza di fare quello che aveva
fatto per una vita intera: raccontare l’Italia più diversa: quella
dello sviluppo e quella della povertà, quella dei fatti di nera e dei
grandi reportage.
Quell’Italia Enzo l’aveva girata e raccontata tutta, ma c’era sempre qualcosa in più o di nuovo da raccontare.
Era…
l’impegno della sua vita, da quando realizzo i servizi sul Polesine
alle ultime interviste di RT. Passando poi per i momenti bui in cui
qualcuno gli negò quel diritto o pretendeva che lui raccontasse verità
parziali. E allora lui rispose dicendo: “meglio essere cacciati per
avere detto qualche verità che restare a costo di certi patteggiamenti”.
C’è
commozione crescente quando Trombini legge, di fronte ad una platea
silenziosa, le pagine del libro in cui Enzo si rivolge a Lucia,
compagna di vita. La moglie è scomparsa da poco. In prima fila si
commuovono le nipoti, sul tavolo della presidenza le figlie. E’
normale… ma non se ne vergogna nessuno, non è intimità violata. Per
un attimo in sala è come se ci fosse un’unica famiglia.
Ciao
Enzo, le immagini scorrono sul grande schermo dietro la platea. Andrea
Riscassi, la giovane Giulia Cusumano e Michelino Crosti consegnano la
targa a Carla e Bice (impressa c’è anche la medaglia d’oro con l’effige
di Sant’Ambrogio). I fotografi scattano, la gente applaude. Tu da una
foto guardi dall’alto in basso sornione. Poi ne appare un’altra: sei tu
abbracciato a Montanelli e state sorridendo scambiandovi qualche
battuta. Forse, da qualche parte, è davvero così!
(da Articolo21.info)
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