NEWS

Arrestato Setola. Scompare il clan di Francesco Bidognetti

Di Raffaele De Biase il . Campania, Dai territori

Come avevamo
supposto non è durata molto la reggenza di Giuseppe Setola classe
1970 e capo da tempi non sospetti del gruppo di fuoco del clan facente
capo a Francesco Bidognetti (Cicciotto é mezzanotte). La cieca
violenza di Setola è stata uno dei fattori che hanno determinato la
sua sovraesposizione e, quindi, la sua vulnerabilità. Questo ha segnato
la parabola discendente del killer aspirante boss, insieme ad altri
e non meno importanti fattori quali lo sgretolamento inesorabile del
clan di appartenenza,  causa pentimenti eccellenti (Domenico
Bidognetti
– un tempo capo dello stesso Setola- la seconda moglie
di Cicciotto Anna CarrinoOreste Spagnuolo) e le brillanti
operazioni delle forze dell’ordine.

Una parabola, quindi, quella
di Setola conclusasi ieri con l’operazione condotta dai carabinieri
del Comando Provinciale di Caserta ed iniziata tra la fine degli anni
ottanta ed inizio anni novanta quando il giovane Setola, amico del primogenito
di Francesco Bidognetti, Aniello, iniziò a mettere in mostra le sue
prerogative. Caratteristiche che talvolta creavano dei veri e propri
incidenti di percorso,come i ceffoni che Walter Schiavone (stando alle
dichiarazioni del pentito Luigi Diana) diede proprio al già bellicoso
Setola per aver quest’ultimo mancato di rispetto ad un rampollo di
casa Schiavone.Ed una parabola che poi si è impennata pericolosamente
con la guerra interna innescatasi fra i fedelissimi di Cicciotto, tra
cui Setola,da una parte e gli scissionisti di Salvatore Cantiello (
detto “Carusiello”) e Luigi
De Vito
dall’altra . Una guerra che fece alla fine degli anni
‘90 tanti morti ammazzati, tra cui nel ‘97 Salvatore Bidognetti
fratello di quel Domenico al tempo capoclan in nome e per conto del
cugino Cicciotto, arrestato nel ‘95. Ma la parabola di Giuseppe Setola, da giovane impetuoso a killer e, infine,  aspirante capo è
precipitata ieri.  

L’arresto del trentottenne Setola non
deve far pensare, però, a qualche ulteriore effetto “domino” 
in quello che, in maniera omnicomprensiva, viene definito clan dei casalesi
. Con Setola, come attestano anche le frasi a caldo del colonnello
Burgio, finisce la storia di un pezzo della camorra casalese e precisamente
la storia dei “bidognettiani” o anche “cicciottiani” (come i
seguaci di  Cicciotto vengono indicati in Terra dei Mazzoni),
ma presumere altro è indebito. Dalla morte di Mario Iovine,
ultimo capo assoluto, avvenuta  a Cascais nell’ormai lontano
1991 il clan dei casalesi ha, infatti, avuto sempre una struttura federata
(frutto peraltro di una sanguinosa guerra sviluppatasi fra il ‘91
e il ‘93). Una struttura in cui le fazioni degli Schiavone, degli
Zagaria e dei Bidognetti conservavano tra loro rispettive aree di completa
autonomia, unitamente alla condivisone di alcuni affari di dimensione, diciamo così ,globale. In questa struttura a compartimenti sufficientemente
separati, seppur con qualche vaso comunicante, non è lecito supporre,
quindi,  che l’arresto di Setola possa aprire qualche breccia
nella coltre di omertà e di connivenza che protegge Michele Zagaria
ed Antonio Iovine.

Questi due latitanti hanno dimostrato negli
anni di essere personaggi di ben altro spessore criminale e di poter
vantare una connivenza che va ben oltre, molto oltre, i ragazzotti che
hanno assistito Setola nelle ultime settimane prima della sua cattura.
Discorso analogo va fatto per quel Nicola
Panaro
che avrebbe il compito di rimettere in piedi il clan Schiavone,
di cui è reggente indiscusso dal 1998, anno in cui fu arrestato quello
che tuttora può essere considerato l’autorità “morale” del clan, 
vale a dire Francesco Schiavone di Nicola detto “Sandokan”. Michele
Zagaria, Antonio Iovine e Nicola Panaro ; sono questi, dunque, i capi
delle “famiglie” che vivono in una logica di concertazione per i
grossi affari che attraversano la provincia, ma che hanno nel contempo
autonomia decisionale per quanto concerne sfere ed ambiti di soggettiva
competenza. In particolare, restano sotto l’ egida di Michele Zagaria
comuni come Frignano, S. Marcellino, Trentola Ducenta(ultimante balzata
agli onori per aver ospitato l’ultima fugace latitanza di Setola)
e naturalmente Casapesenna .Di Antonio Iovine, invece, il potere indiscusso
su S. Cipriano d’Aversa e Villa Di Briano oltre alla condivisone degli
affari con gli Schiavone di Casal di Principe per quanto concerne Castel
Volturno , Baia Verde , Pescopagano, Grazzanise, S. Maria Capua Vetere,
Casagiove, Capua e il Matese. Ora sia Iovine che Zagaria, unitamente
a Panaro, col placet di Francesco Schiavone, potrebbero avanzare pretese 
sui comuni lasciati sgombri dai “bidognettiani” : Parete, Lusciano,
Villaggio Coppola – Pinetamare e Villa Literno. Tutto ciò fermo restando
la conservazione degli interessi imprenditoriali nel Lazio per Iovine,
e in Emilia, precisamente a Parma, per Zagaria. Accanto a Iovine , Zagaria
e Panaro ,infine non vanno dimenticati altri due latitanti, affiliati
storici del clan, come Raffaele
Diana
detto “Rafilotto” che vanta interessi nel modenese (Modena,
Bastiglia, Castelfranco Emilia)e Mario Caterino detto “Mario 
a botta”, negli ultimi anni approdato anch’egli nella cabina di
regia del clan. La lotta alla camorra continua…

Ascolta l’intervista a Lorenzo Diana (Nello Trocchia per Econews)

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link