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Migrazioni nel 2016: solo il 3% riconosciuto “rifugiato”

Piero Innocenti il . Senza categoria

Forse siamo dei presuntuosi a  credere di aver potuto dare un profilo accettabile scrivendo, da alcuni anni a questa parte, su quel fenomeno straordinariamente complesso come quello migratorio. Certo, provarci è stato come navigare tra Scilla e Cariddi, da una parte, nello sforzo di sintesi, il rischio della superficialità; dall’altra, nell’ansia di completezza, la pedanteria, la noia che può mettere in fuga il lettore anziché motivarlo. Entrambi i mostri cospiravano a rendere inutile il nostro lavoro e abbiamo provato a sgusciare a debita distanza tra i due perché ci sembrava in qualche modo utile, avendo a disposizione una certa quantità di informazioni sull’argomento, fornire un quadro d’insieme di un fenomeno di cui è assolutamente necessario incrementare la giusta conoscenza e consapevolezza. Soprattutto oggi che i governi dell’UE continuano a litigare su come gestire le  migrazioni  mentre decine di persone continuano a morire annegate o respinte alle frontiere presidiate dalle truppe di alcuni paesi ritenuti civili. Bisogna leggere con attenzione i dati, quelli reali, delle varie articolazioni del nostro Ministero dell’Interno (Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere e Dipartimento delle Libertà Civili) che si interessano delle varie situazioni attinenti il fenomeno migratorio per avere  la giusta consapevolezza ed evitare, così, quelle ridicole e volgari strumentalizzazioni che, in questo periodo di effervescenza preelettorale, si fanno più insistenti e pericolose perché deformano l’informazione dell’opinione pubblica. Così, mentre scriviamo (24 febbraio c.a.), la situazione degli stranieri soccorsi alla frontiera esterna dell’UE e sbarcati sulle nostre coste nel 2016, registra 7.894 persone cui vanno aggiunte le 444 a bordo di tre navi in fase di approdo, per un totale di 8.338 ( nel 2015, alla stessa data, erano state 7.882). Gran parte delle attività di vigilanza e soccorso in mare sono affidate, da tempo, al dispositivo aeronavale  Tritone ( con mezzi e personale di una ventina di paesi) sotto l’egida di Frontex, il cui budget per il corrente anno è stato portato a poco più di 37milioni di euro ( che non basteranno). Da rilevare che in questo scorcio di anno non si sono registrati sbarchi di migranti provenienti dall’Egitto, dalla Siria e dalla Turchia. Come di consueto il grosso delle partenze è dalla Libia che, grazie alla persistente conflittualità nel paese, è ritenuto il paese che “..offre maggiori garanzie di riuscita..”  nei viaggi verso l’Europa. ( in questo senso alcune dichiarazioni rilasciate a personale di Frontex da marocchini che hanno scelto la tratta Marocco, Tunisia, Libia, per giungere sulle coste italiane).

Sempre in questo scorcio di anno, gli uffici di polizia di frontiera ( ai confini con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia), hanno rintracciato 1.298 stranieri “irregolari”, in gran parte di nazionalità pakistana (401), afghana (297) e marocchina (255). Su tutto il territorio nazionale, invece, negli ordinari servizi di controllo, le forze di polizia hanno fermato 2.516 stranieri “illegali” ( il numero più elevato egli ultimi due anni dopo i 2.628 stranieri dell’ottobre 2015), nei cui confronti sono stati adottati i conseguenti provvedimenti amministrativi previsti dalla legislazione (espulsioni, trattenimenti nei Cie, respingimenti ecc…). Difficile il compito assegnato alle poche Commissioni territoriali ( diventate tutte severe) per l’esame delle richieste di asilo e di protezione in generale. Piuttosto bassi gli “esiti” favorevoli nel riconoscimento di “rifugiato” se si pensa che nel corrente anno, sul totale di 8.512 casi, solo il 3% ossia 261 persone hanno avuto tale riconoscimento mentre 5.290 persone (il 62%) hanno avuto esito negativo. Il riconoscimento dello status di “protezione sussidiaria” e la proposta di “protezione umanitaria” hanno riguardato, rispettivamente, 842 stranieri (il 10%) e 1.722 persone (il 20%). Per il 5% (397 stranieri) è stata decretata la “irreperibilità”. Anche l’attività di rimpatri (forzati), per lo più con voli charter o di linea, è proseguita e, nel solo mese di gennaio, sono stati ben 345 gli stranieri destinatari di tali provvedimenti, in prevalenza albanesi (124), marocchini (68) e tunisini (55). Il nostro paese, alla fine, pur tra tante difficoltà di vario ordine, sta facendo dignitosamente la sua parte e aspetta che anche la politica dell’UE dimostri quella solidarietà finora espressa solo a chiacchiere.

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