Corleone, fra mafia e antimafia
A Corleone ci sono tanti immobili che sono stati confiscati a Cosa Nostra e che oggi sono simbolo di una Corleone del riscatto che si confronta, in uno scontro più o meno latente, con la strategia della mafia. Leggendo l’elenco di tali beni possiamo vedere che i proprietari sono i nostri compaesani, i più importanti boss della mafia siciliana e anche italiana. Beni di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Rosario Lo Bue, arrestato nell’ultima operazione Perseo in quanto considerato capo mandamento di Corleone, e altri appartenenti alla famiglia. Emerge che la mafia corleonese si è distinta per essere prevalentemente una mafia agricola, ricordiamo che i palermitani li chiamavano “peri incritati” e “viddani”.
Infatti la maggior parte dei beni confiscati sono fondi rustici con annessi magazzini. Ciò può fare emergere che il legame della mafia corleonese con la terra rimane ancora nel suo Dna, ma sembra alquanto difficile che famiglie di tale spessore che potevano contare su enormi capitali abbiano investito solo in questo settore e che i beni siano solo quelli oggi confiscati. Certamente sappiamo che Riina e Provenzano avevano investimenti che vanno aldilà del corleonese. Ma l’agricoltura, settore in crisi, sicuramente ha permesso alla mafia di accaparrarsi dei numerosi fondi europei che in questi anni sono stati disponibili, quindi riciclaggio da un lato e dall’altro aumento di capitali. Insomma la mafia corleonese anche se davvero abbia subito colpi pesanti economicamente è riuscita ha tenere nascosti i suoi tesori.
Una mafia corleonese che coerentemente alla sua storia non chiede il pizzo ai piccoli esercenti e che quindi avrà altri settori di interessi non bene identificati. Il Comune di Corleone ci ha messo a disposizione, dopo nostre numerose sollecitazioni, l’elenco di questi beni confiscati alla mafia corleonese. Il Sindaco di Corleone Iannazzo ha più volte affermato che la pubblicazione e la divulgazione di tale elenco fosse solo un atto formale. In realtà non è così. Immaginiamo che non siamo a Corleone, oggi esempio concreto, per l’Italia e per il mondo, di contrasto ai patrimoni alla mafia e del loro riutilizzo a fini sociali, ma siamo in un altro paese della Sicilia, dove non si conoscono quali siano i beni e nessuno può chiederne l’assegnazione, o magari tali beni vengano assegnati a soggetti che sono prestanomi dei vecchi proprietari. La pubblicazione insomma permette di mettere a conoscenza della cittadinanza quali sono i beni, se sono stati assegnati e a chi sono stati assegnati.
A Corleone tutti i beni sono stati assegnati. Tutti i terreni sono stati assegnati dal Comune di Corleone al Consorzio Sviluppo e legalità che poi a sua volta li ha affidati alle cooperative che lavorano nei terreni confiscati alla mafia. All’interno del Consorzio ci sono tre cooperative che aderiscono a Libera: Lavoro e non solo, Pio La Torre e la Placido Rizzotto. Cooperative fatta di giovani corleonesi, di San Giuseppe Jato, di Piana degli Alabanesi che lavorano nei terreni dei boss. Questo è ed è stato il sistema della zona del corleonese. Mentre per gli edifici la cd villa Riina dopo essere stata sede della scuola IPA adesso diventerà sede della Guardia di Finanza, la Casa dei Grizzaffi è stata affidata alla Cooperativa Lavoro e non solo, per divenire ostello per i giovani volontari che vengono a Corleone per dare una mano ai soci della cooperativa, infine la Casa di Provenzano diventerà a luglio sede del Laboratorio della Legalità che ospiterà la collezione di dipinti di Gaetano Porcasi sulla storia della mafia e dell’antimafia, testimonianze storiche riprodotte ecc…. Tante altre strutture stanno per nascere.
Insomma a Corleone oggi come nel passato mafia e antimafia sono presenti perché da sempre Corleone ha avuto corleonesi che hanno salito i vertici di Cosa Nostra ma anche corleonesi che hanno contrastato e contrastano la mafia.
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