Cuffaro, quelle relazioni “non pericolose”
Il Governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, imputato di favoreggiamento aggravato alla mafia e violazione di segreto d’ufficio, e’ stato dichiarato colpevole. Il presidente è stato condannato a cinque anni di reclusione per favoreggiamento semplice e interdetto dai pubblici uffici per la durata della pena. Non è stata riconosciuta l’aggravante di aver favorito Cosa nostra. Totò Cuffaro ha annunciato di volere restare in carica. I sui avvocati si dicono fiduciosi che in appello cadranno anche le altre imputazioni.
I giudici della terza sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Vittorio Alcamo, hanno condannato inoltre a 14 anni di reclusione l’ex manager della sanità privata Michele Aiello per associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, truffa, accesso abusivo al sistema informatico della Procura e corruzione. Il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha commentato così la condanna a 5 anni del Presidente Cuffaro: «la sentenza conferma in pieno l’impianto accusatorio, i giudici hanno riconosciuto l’esistenza di una rete di Talpe creata per informare personaggi mafiosi delle indagini in corso presso la Procura di Palermo talune delle quali dirette alla cattura di Provenzano. Non c’è aggravante della mafia ma la sentenza prova il favoreggiamento di singoli mafiosi come Giuseppe Guttadauro, Salvatore Aragona, Vincenzo Greco, Michele Aiello e Domenico Miceli».
Il giudizio emesso ieri alle 17.45 in un’aula gremita di giornalisti, telecamere e avvocati, «è – dichiara Rita Borsellino – una sentenza grave sulla quale Cuffaro ha il dovere di riflettere profondamente. Alla luce di questa sentenza appare evidente che sia arrivato il tempo di svincolare le sorti del Governo della Sicilia da quelle della sua vicenda processuale».
«Ognuno si muove secondo sua coscienza – dichiara il leader della Cisl Bonanni – poi mi appello sempre a quella
massima evangelica secondo cui la vera giustizia e’ quella pronta,
quella che si fa al momento e non molto dopo”. Il Presidente dell’ Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, ha preso le distanze dal leader siciliano dell’Udc: “non è certamente la buona notizia che la Sicilia attendeva e di cui aveva bisogno. Io personalmente speravo, infatti, in un risultato di netta estraneità del Presidente da qualsiasi ipotesi di reato».
E dalla Commissione antimafia, Francesco Forgione sottolinea come la sentenza «abbia sostanzialmente accolto per tutti gli imputati le richieste dei Pubblici ministeri in un processo che ha messo a nudo un sistema di relazioni perverse, ponendo a Cuffaro un problema di trasparenza e legittimità democratica per la permanenza nella più alta carica istituzionale di un regione come la Sicilia che ha pagato il più alto prezzo anche nelle istituzioni e nella politica nello scontro tra la democrazia e la mafia».
Critico anche il comitato di “Addiopizzo” che ribadisce che «il governatore avrebbe già
dovuto dimettersi: chi governa questa terra ha il dovere di evitare
qualunque contatto che potrebbe rivelarsi compromettente, altrimenti
non è all’altezza del ruolo che vuole assumere».
vertice della Dda palermitana quale successore di Piero Grasso. «L’indagine – spiega Messineo – e’ stata assegnata ai procuratori
aggiunti Giuseppe Pignatone
e Alfredo Morvillo, nella qualita’ di magistrati formalmente incaricati
dell’indagine che certamente possiedono tutte le attitudini e le
qualita’ professionali per gestire l’indagine stessa» Tra gli elementi dell’inchiesta vi sono nuovi verbali del pentito Francesco Campanella e del collaboratore Angelo Siino, ma anche le intercettazioni raccolte nell’inchiesta Gotha ovvero conversazioni fra alcuni boss in cui si fa riferimento proprio al presidente Cuffaro.
Ieri, un gruppo di oltre cinquanta persone ha partecipato ad un sit – in di protesta di fronte Palazzo D’Orleans a Palermo, per chiedere le dimissioni di Salvatore Cuffaro.
Trackback dal tuo sito.