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Depenalizzazione della marijuana, Pil e narcotraffico in Italia

di Piero Innocenti il . Lombardia

L’ANALISI// – Si riaccendono i riflettori su traffico e consumo di droghe dopo che, negli Usa, alcune settimane fa, gli Stati di Alaska, Oregon e District of Columbia, hanno liberalizzato la vendita della marijuana per finalità ricreative. Alcuni mesi prima era toccato al Colorado e a Washington consentire l’uso dell’erba per fini medici. Infine, sono, oggi, ben 23 gli Stati dove la liberalizzazione è in vigore anche se la vendita rimane illegale a livello federale. In Italia, il tema torna di una certa attualità dopo che la Direzione Nazionale Antimafia (DNA), nella sua corposa relazione al Parlamento (700 pagine), presentata il 25 febbraio c.a., ha chiaramente indicato come di fronte “..alla inadeguatezza di ogni sforzo repressivo (..) in un contesto di più ampio respiro (..) sia opportuna una depenalizzazione della materia ..” tenuto conto che”.. nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva”. Non è affatto una resa ( infatti,  si parla di depenalizzazione e non di legalizzazione o liberalizzazione) ma una valutazione reale e oggettiva, fatta dal procuratore nazionale Franco Roberti, di una situazione incontrollabile ( da anni) di “…un fenomeno ormai endemico, capillare e sviluppato ovunque, non dissimile, quanto a radicamento e diffusione sociale, da quello del consumo di sostanze lecite (ma il cui abuso può del pari essere nocivo) quali tabacco e alcol”.

Senza contare gli ingenti profitti che continuano ad accumulare le mafie italiane e straniere, nel mondo, grazie al narcotraffico, a cui si aggiungono i gruppi terroristici e della guerriglia ( per esempio le Farc in Colombia). Proprio alcuni giorni fa, l’agenzia federale russa antidroga valutava che l’Isis riesce a guadagnare fino ad un miliardo di dollari l’anno smerciando  soltanto l’eroina che arriva nei territori sotto il suo controllo. La legalizzazione della cannabis, negli Usa, sta determinando consistenti guadagni da parte dei coltivatori e venditori, ma anche notevoli entrate nelle casse dei singoli Stati. Alla fine del 2014, le stime dell’associazione americana di rivenditori e produttori di cannabis indicavano un fatturato di oltre 2,5 miliardi di dollari per la marjiuana, venduta sia per uso medico che ricreativo, di cui 800 milioni di dollari solo in Colorado. In Italia, una improbabile, per ora, legalizzazione controllata ( deve avvenire necessariamente nel contesto internazionale con le modifiche alle Convenzioni Onu che regolano le politiche antidroga dei paesi firmatari) potrebbe, tuttavia, determinare lo sviluppo di estese colture, atteso il clima particolarmente favorevole in diverse regioni del Sud e delle isole, e in ambienti domestici appositamente attrezzati e sottoposti a controlli, con consistenti entrate nelle esangui casse statali. Quelle stesse casse che, attualmente, si riforniscono delle “stime” fatte sulla ricchezza apportata al Pil dal narcotraffico, dal contrabbando di sigarette e dallo sfruttamento della prostituzione. Immorale? Non c’è dubbio ma quello 0,5% di crescita del Pil stimato per il 2015 e sul quale il Governo fa molto affidamento, non è anche attribuibile a quelle attività illegali? Se fosse possibile qualcuno, forse, potrebbe adoperarsi per intensificare il commercio illecito di stupefacenti, lo spaccio e allentare l’azione di contrasto. Quest’ultima, a giudicare dai primi dati nazionali del 2015, aggiornati al primo marzo u.s. (fonte Ministero dell’Interno), sembrerebbe attenuata se si confrontano con quelli dello stesso periodo degli ultimi anni. In realtà, non è così perché nelle statistiche sui sequestri le oscillazioni, anche molto forti, sono dovute spesso ad operazioni singole che portano a ingenti sequestri di droghe ( in genere di hashish e di marijuana trasportati a bordo di imbarcazioni o di autoarticolati). Comunque, il mercato delle droghe va sempre a gonfie vele e i dati dei sequestri e degli arresti lo testimoniano ampiamente ( tenendo conto che l’azione di contrasto, in generale, consente di intercettare, nel complesso, una percentuale molto bassa rispetto al volume globale di sostanze immesse sul mercato): 4.239 kg il totale degli stupefacenti sequestrati nel 2015 dalle forze di polizie e dalle dogane, di cui 127 kg di eroina, 406 kg di cocaina, 3.615 kg di cannabis (2.473 di hashish e 1.142 di marijuana), 3.348 piante di cannabis, 440 dosi e 5,2 kg di amfetaminici in polvere, 135 dosi di Lsd. Questi risultati sono l’esito di 2.704 operazioni che hanno portato alla denuncia all’a.g. di 4.093 persone (di cui 2.983 in stato di arresto) con una componente straniera di circa il 50% (1.498 persone). Totale fallimento, dunque, per la DNA, dell’azione repressiva nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, fatto che dà, così, un importante incentivo al legislatore per cercare nuove strade sulle politiche antidroga, senza pregiudizi, anche in previsione della preannunciata conferenza ONU sugli stupefacenti del 2016.

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