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Il trionfo dei diritti umani. Chi è più antiGelmini?

Di Nando dalla Chiesa il . Atti e documenti

Evvai, primavera che muovi i primi passi al freddo e al gelo. Oggi sono stato spettatore e anche comprimario di un grandissimo evento: la chiusura della carovana di Libera in Lombardia, con appuntamento all’università della Bicocca sui diritti umani. Pubblico previsto, gli studenti delle medie superiori. Richieste esplicite degli organizzatori: preparazione all’incontro nelle scuole, disciplina, serietà. Richieste accettate con entusiasmo da centinaia e centinaia di studenti milanesi, solo mille dei quali sono potuti entrare nell’aula magna concessa dall’università Bicocca. Vi assicuro, uno spettacolo stupendo, aperto dalla professionalissima organizzazione di accoglienza assicurata da ragazzi e professori del Vespucci, istituto alberghiero.

Pubblico misto: licei scientifici, classici, artistici, istituti tecnici. E il meglio degli insegnanti di Milano. Ho sentito parlare di questa materia come raramente, ma proprio raramente, mi è successo. Un Moni Ovadia (dico al computer scemo: Ovadia, capito? non Ovaia) semplicemente stellare; don Ciotti lo stesso, per la prima volta l’ho sentito spiegare, partendo dalla sua infanzia, le ragioni per cui sta con gli ultimi e mi sono commosso. Poi Valerio Onida con la sua limpida cultura costituzionale. E due persone che vi raccomando di invitare appena potete, perché sono bravissime: Eva Rizzin, ricercatrice rom-sinta; Mihai Mircea Butcovan, educatore e scrittore rumeno.

Tutti questi (a cui mi aggiungevo), e gli sconvolgenti filmati di un comizio di Gentilini (senza commenti, non c’è bisogno) e dell’assedio al campo nomadi di Opera (ben raccontato da Grazia Guida, della Casa della carità di don Colmegna) hanno via via prodotto una attenzione ed emozione palpabili, che hanno davvero portato i ragazzi a interrogarsi sulla qualità dei diritti umani oggi in Italia. E’ stato come se in quattro ore tutti, anche noi adulti, avessimo acquisito tanta, tanta consapevolezza in più.

Mi ha colpito alla fine un’osservazione di Giuseppe Teri, il vero animatore dell’incontro. Teri, insegnante siciliano (averne, caro Bossi), è sotto ogni profilo un “lavoratore socialmente utile”, nel senso che fa del bene alla società. Viene dai “Siciliani” di Giuseppe Fava, è stato un protagonista in “Società civile” e nella Rete e ora (dopo una pausa nell’impegno pubblico) lavora meravigliosamente con Libera. Ecco, Teri ha detto una cosa, con un certo orgoglio: “questa mattinata spiega anche che cos’è la scuola pubblica”. Ha ragione, ho pensato. Ma poi ho pensato anche alle notizie che mi arrivano da alcune scuole, dove per protestare contro la Gelmini gli insegnanti hanno deciso di non fare nulla più di ciò che gli spetti. Ebbene, io dico che la ricetta di Teri (lavorare oltre il dovuto e costruire culture e generazioni diverse) mi convince molto di più. E’ molto più antiGelmini. Peccato che questa dimostrazione di vitalità studentesca abbia, nella stampa, stuzzicato solo la curiosità di Radio Popolare. Il resto nisba. Capite, ora, perché queste cose io le voglio raccontare?

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