In Italia sempre meno libertà di stampa
OSSIGENO – L’Italia scivola dal 49.mo al 73.mo posto sui 180 paesi presi in considerazione nella classifica della libertà di stampa elaborata annualmente da Reporters sans Frontières. L’organizzazione non governativa, che monitora lo stato di salute dell’informazione del mondo, retrocede il nostro Paese di 24 posizioni rispetto allo scorso anno, basandosi sui dati aggiornati del 2014 forniti da Ossigeno per l’Informazione. Le numerose intimidazioni subite dai giornalisti, in particolare gli attacchi da parte della criminalità organizzata, e il moltiplicarsi delle querele e dei procedimenti giudiziari per diffamazione, molti dei quali promossi da esponenti politici, sono fra i fattori che hanno motivato la decisione.
NEL MONDO – La classifica si basa su sette indicatori: livello di abusi, pluralismo, indipendenza dei media, autocensura, quadro giuridico, trasparenza e infrastrutture.
Il deterioramento della libertà di informazione è un fenomeno globale: a peggiorare infatti rispetto allo scorso anno sono ben due terzi dei 180 Paesi presi in considerazione. Le motivazioni sono diverse: l’azione di gruppi islamisti radicali, le guerre, le violenze compiute durante le manifestazioni, la crisi economica.
In fondo alla graduatoria (in nero nella cartina di Rsf) ci sono Cina, Siria, Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. Al primo posto invece, fra i paesi in cui la libertà di stampa è più piena, c’è – per il quinto anno consecutivo – la Finlandia, seguita da Norvegia e Danimarca. In ottime posizioni, fra gli altri, Germania e Canada. Le cose vanno meno bene (colore giallo) negli Stati Uniti, in Australia e in diversi stati europei (fra cui Regno Unito, Francia, Spagna) ed ancora peggio va nell’America del Sud e nei Balcani (colore arancione, lo stesso dell’Italia). Poi ci sono i Paesi in rosso: gran parte di Asia, Africa ed America centrale.
IN EUROPA – “L’interferenza sui media da parte dei governi è una realtà in molti Paesi dell’Unione europea”, si legge nel rapporto: ciò a causa della concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione nelle mani di pochi e dell’assenza di trasparenza sulle proprietà editoriali, oltre al fatto che “la Ue non ha regole sulla distribuzione degli aiuti di Stato ai media”. Nel continente, il paese nella posizione peggiore è la Bulgaria (106.esima posizione).
L’ITALIA – Il nostro Paese condivide la sua posizione con il Nicaragua. Il Rapporto Rsf cita Ossigeno ricordando che dodici giornalisti italiani vivono sotto scorta: è questo uno dei fattori ad aver decretato la retrocessione nella classifica internazionale del nostro Paese. Ma “la battaglia per libertà di informazione in Italia si gioca anche nei tribunali”, scrive l’ong, ricordando le querele pretestuose- molte provenienti da personaggi politici – e i casi di diffamazione. Poi ci sono le aggressioni fisiche e i danneggiamenti ad automobili ed abitazioni.
COMMENTI – L’anno scorso l’Italia era stata inserita al 49° posto (era al 57° nel 2013): in quell’occasione “Reporters Sans Frontières era stato indotto in errore. Ci fa piacere che quest’anno abbia corretto l’errore e si sia basata sui dati e sulle analisi di Ossigeno per l’Informazione”, ha dichiarato il direttore dell’Osservatorio, Alberto Spampinato. Il fatto che il nostro Paese sia stato retrocesso, ha aggiunto, “non ci fa piacere, ma è giusto: quando ci si misura la febbre è bene sapere veramente quanto è alta. Ingannare il termometro serve a fare bella figura, ma non a curarsi e a guarire. Lo stato di salute del nostro paese riguardo alla libertà di stampa è molto precario e non solo per il conflitto d’interessi e la concentrazione delle testate e il controllo politico dell’informazione televisiva pubblica. Dobbiamo cominciare ad ammetterlo. La diffusione delle minacce, delle intimidazioni, l’abuso delle querele per diffamazione a scopo intimidatorio, le aggressioni sono purtroppo all’ordine del giorno. I giornali non ne parlano, la politica non se ne occupa, ma i cittadini sono defraudati di molte notizie importanti e il nostro piccolo osservatorio segnala più di un grave episodio al giorno. Fino a quando si potrà continuare a fingere di non vedere questa malattia che si espande? Gli altri paesi europei, che oggi guardano l’Italia come un caso atipico, esecrabile, quando cominceranno a farsi le analisi a cui Ossigeno ha sottoposto l’Italia? Speriamo presto, perché le malattie contagiose non si possono curare in un paese solo”.
L’incapacità di fornire risposte efficaci alle criticità e l’aumento esponenziale delle querele e delle azioni temerarie di risarcimento con evidenti finalità intimidatorie sono questioni che “la proposta di legge con la quale si vorrebbe cancellare il carcere per i giornalisti non affronta, anzi rischia di aggravare”, ha commento il segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Raffaele Lorusso. Il rapporto di RSF, ha aggiunto, “dovrebbe far riflettere il Parlamento italiano, spingendolo a mettere da parte qualsiasi voglia di rivalsa nei confronti dei giornalisti e a lavorare per l’approvazione di norme a tutela della libertà, dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione”.
MF
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