A sei anni dalla scomparsa di Josè Antonio Robledo Fernàndez
La lettera// – Nostro figlio, nato a Città del Messico, José Antonio Robledo Fernández è scomparso nella città di Monclova, Coahuila il 25 Gennaio nel 2009, lavorava come ingegnere civile nell’impresa edilizia ICA FLUOR per la quale seguiva il progetto “El Fénix” di Altos Hornos de México, S.A. La desaparición forzada di un figlio non può essere accettata come dato di fatto nella nostra coscienza. Anzi quando un figlio sparisce è il più grande atto di umiliazione, disonore e offesa contro la vita nei confronti dei genitori. La vita diventa “senza senso”. José Antonio fu assunto come ingegnere “esterno”, assegnato ad un progetto lontano da casa sua, ciò lo esponeva ad un grande rischio di sequestro e “desapariciòn”. ICA FLUOR doveva essere a conoscenza dell’alto rischio esistente in tutto lo Stato di Coahuila e dell’infiltrazione del crimine organizzato nelle opere edilizie più rilevanti,come quella per cui lavorava nostro figlio. Questo è un fatto noto a tutti.
Oggi sappiamo che Joaquín Benito del Ángel Martínez, l’allora Responsabile della Sicurezza per ICA FLUOR, avrebbe negoziato con i criminali che fecero sparire nostro figlio, ma noi, come famiglia, non abbiamo mai avuto contatti con questi criminali. Eppure, ci è stato riferito dal direttore del progetto per cui José Antonio lavorava, l’ingegnere Raúl Alberto Medina Peralta, che l’impresa si dissociava da quanto accaduto. Inoltre le pochissime volte che gli impiegati e funzionari di ICA FLUOR si sono presentati davanti alle autorità statali e federali non hanno mai rilasciato informazioni, essenziali per l’indagine, anche quelle di cui dispondevano. Tale circostanza dimostra chiaramente che questa impresa edile gode di privilegi speciali legati ai poteri forti del paese.
Il 28 Gennaio del 2009 ha avuto inizio l’inchiesta (No.002) nella Procuraduría General de Justicia (PGR) dello Stato di Coahuila. Abbiamo dato importanti informazioni confidenziali e fatto il possibile ma non abbiamo ottenuto alcun risultato, non è mai stata compiuta un’indagine accurata tanto che nel 2011, queste cosiddette autorità si sono dissociate dell’indagine per incompetenza. L’indagine è stata quindi annullata perché non si è riusciti ad arrivare ai funzionari di più alto livello, maggiormente collusi con la delinquenza organizzata, protetti dai governi statali.
Il 31 Gennaio del 2009 viene aperta un’altra indagine (numero 025/2009) presso l’Unidad de Secuestros de PGR SEIDO (Subprocuraduría Especializada en Investigación de Delincuencia Organizada), che porta sempre nel 2011 all’arresto di 5 persone: una di queste, sebbene condannata con sentenza definitiva, avrebbe ottenuto la libertà in maniera non chiara, mentre il resto degli arrestati, tra cui due ex-impiegati di ICA FLÚOR, sono ancora detenute.
La sfortuna delle vittime di “sparizione forzata” si riversa anche sulle loro famiglie esposte inevitabilmente ad un pericolo imminente, anche a causa dello sforzo praticamente inesistente delle autorità competenti di compiere le dovute indagini e di lavorare per conoscere il destino dei nostri desaparecidos. Nonostante il tempo e il lavoro compiuto in ambito federale, non si è giunti a risultati effettivi e tangibili, José Antonio non è stato mai ritrovato né vivo né morto.
Le cosiddette autoridades de seguiridad hanno fatto sapere alle associazioni dei familiari degli scomparsi di nuovi meccanismi adottati per cercare i desaparecidos e, il 30 Settembre 2014, la PGR ha firmato un protocollo d’intesa con la Croce Rossa Internazionale, per l’utilizzo di un software fornito dalla stessa istituzione per raccogliere i dati pre e post mortem nel Registro Nazionale dei Dati di Persone Scomparse e Smarrite (Registro Nacional de Datos de Personas Extraviadas y Desaparecidas). Tale Registro dovrebbe essere integrato con i dati a disposizione dei Ministeri di Giustizia di tutti gli Stati Federali. Nei casi di post mortem verrebbe incrociata e controllata l’informazione tra i codici genetici dei nomi e il DNA delle famiglie che cercano i loro congiunti, e una volta individuate le compatibilità si inizierebbero a risolvere migliaia di casi di desapariciones in Messico. Sfortunatamente tutto è rimasto solo sulla carta o nelle presentazioni dei power point. Non vogliamo dire che non ci sia la volontà, forse quella permane, ma manca di certo l’assunzione di responsabilità.
Secondo quanto afferma la Subprocuraduría de Derechos Humanos della PGR, il 20 Gennaio 2015, il numero di persone scomparse, non trovate e irreperibili, è arrivato a 23.271; mancano a questi dati i numeri della cifra negra (i casi non denunciati, come quelli di molti migranti). Ciò che accade oggi è la conseguenza della negligenza dello Stato. Già durante il Governo precedente, è stata evidenziata l’urgenza di mettere a punto un database delle persone scomparse e un registro sistematizzato dei profili genetici. Senza dubbio l’occultamento ci ha portato e ci porterà alla reiterazione del reato.
È molto importante che il Congreso messicano riveda i report che ha consegnato finora alle Organizzazioni per i Diritti Umani internazionali, con cui ha anche firmato varie convenzioni sulla corruzione e sull’impunità nei casi di desapariciòn. Chiediamo che ci sia assoluta trasparenza nel rendere pubblici i contenuti, evitando così ulteriori finzioni. Intanto c’è vita, c’è speranza, la nostra lotta non si fermerà fino all’ottenimento della Verità e della Giustizia, per nostro figlio e per le migliaia di vittime di desaparición forzada.
Per leggere il comunicato completo in lingua spagnola visita il sito di fundec.org
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