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Associazioni antiracket, Napoli “batte” Palermo

Di Chiara Marasca il . Campania

Se l’esperienza antiracket a Napoli è stata un vero e proprio laboratorio, alimentando, in quattro anni, un aumento delle denunce di estorsioni del 600% (dalle 71 denunce del 2001, alle 659 del 2007), per quel che riguarda le “attività antipizzo”, invece, è la città siciliana a porsi come modello.

Mentre in Sicilia la battaglia del “Consumo critico” infatti, è partita già da alcuni anni, a Napoli è stata presentata, solo pochi giorni fa,  la lista degli esercizi commerciali che hanno dichiarato il loro “no” alle estorsioni, denunciando le pressioni subite o iscrivendosi alle associazioni antiracket. L’elenco è stato consegnato venerdì 28 novembre dal presidente onorario della Fai (Federazione antiracket italiana) Tano Grasso al cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, che si è immediatamente impegnato a pubblicarlo anche sul sito della diocesi, www.chiesadinapoli.it, per dargli maggiore diffusione.

Si tratta, in tutto, di centoquarantasei attività, tra supermercati, imprese edili, negozi di abbigliamento e calzature, bed and breakfast. Ma è una  «lista aperta, alla quale speriamo possano aggiungersi molti altri nomi, perché di certo questi esercizi commerciali non sono i soli, tra Napoli e provincia, a non pagare il pizzo», hanno spiegato Tano Grasso e l’imprenditrice coraggio di San Giovanni a Teduccio Silvana Fucito, replicando così alla polemica sollevata dall’Ascom. Il presidente napoletano della Confcommercio Antonio Pace, infatti,  aveva parlato di “dati falsi”, preoccupandosi che la pubblicizzazione di questi negozi potesse danneggiare gli altri, bollandoli come sostenitori dei clan. Una «la stessa polemica sterile nata a Palermo», ha commentato Grasso, precisando che lo scopo dell’iniziativa è, piuttosto, «valorizzare la scelta di quanti, coraggiosamente, hanno deciso di opporsi apertamente ai soprusi dei clan, invitando i cittadini a sostenerli attraverso l’esercizio di un “consumo critico” ».

La campagna «Pago chi non paga» suggerisce infatti di acquistare i regali natalizi nei negozi della lista. Un modo per dire “no” alla camorra, ma anche per sostenere una meritevole iniziativa sociale: gli esercizi commerciali dell’elenco, identificabili grazie alla presenza del logo “Addio pizzo. Consumo critico”, devolveranno infatti lo 0,25% dell’incasso di dicembre all’associazione di volontariato «Ridi…che ti passa!», team di clown e giocolieri impegnato a regalare un sorriso ai bambini ricoverati in ospedale.  

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