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La “terra di mezzo” e la spartizione del crimine su Roma

di Santo Della Volpe il . L'analisi, Lazio

Ora che abbiamo capito cos’è la “terra di mezzo” della mafia romana erede della banda della Magliana, che sappiamo chi c’era sotto (la malavita violenta erede della destra neofascista e della criminalità di borgata) e che sappiamo anche chi c’era sopra (la politica legata all’amministrazione Alemanno e la ragnatela di complicità anche in campo politico di centro sinistra) ,si pone una definitiva domanda: quali erano le spartizione e le complicità con mafie varie, camorra e ‘ndrangheta a Roma? Perché non è immaginabile che un ex Nar come “il guercio” Massimo Carminati e   un ex carcerato passato alla costruzione di una cooperativa di ex detenuti ,potente e ben ammanicata, come Salvatore Buzzi, oppure un boss di periferia come “Giovannone” De Carlo potessero controllare  tutti gli affari di Roma senza un accordo con le altre organizzazioni mafiose che nella capitale agiscono da anni. E d’altra parte testimoniano questa presenza anche recenti operazioni, come quella della Guardia di Finanza che ha sequestrato  proprio in questi giorni altri locali, bar e ristoranti a Roma  intestati a uomini della ‘ndrangheta calabrese.

Allora è bene ricapitolare  quello che sta avvenendo,sulla base delle carte e notizie disponibili, sull’operazione “Mafia Capitale” della Procura di Roma; e chiedere di capire meglio questi legami che ,forse, ora si possono definitivamente sciogliere, togliendo a Roma ed al Lazio questa presenza criminale che ha rischiato e rischia di soffocarla.  Parliamo innanzitutto della camorra napoletana, perché qui i legami si sono già svelati (in parte).

Il 22 novembre del 2012 a Formello a pochi chilometri da Roma due uomini a bordo di uno scooter bianco feriscono gravemente Marco Vecchioni. Le indagini sul tentato omicidio del pregiudicato incrociano quelle su Mafia .L’attentato a Vecchioni è riconducibile ad una lite avvenuta nel locale “Coco Loco”, proprio in  zona Ponte Milvio: era il 30 luglio del 2012 quando Vecchioni veniva coinvolto da una rissa con Genny Esposito, figlio di Luigi detto “Gigino a’Nachella”, elemento di spicco del clan camorristico legato alla famiglia Licciardi. Da questo momento è una girandola di consultazioni e incontri per “mettere pace” in cui Carminati viene citato più volte in nome della sua influenza..Alla fine quello che si evince dalle intercettazioni è un quadro complesso e completo della spartizione della zona di Ponte Milvio., a Roma. Qui opera una batteria di rapinatori efferata e pericolosa. A guidarla troviamo l’ex capo del gruppo ultras biancoceleste degli Irriducibili, Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik”, che si è associato ad un gruppo di criminali albanesi, Orial Kolaj detto “il pugile”, Arben Zogu detto “Riccardino e Yuri Shelever. La batteria di Diabolik sarebbe stata al servizio di famiglie camorristiche facenti capo a Michele Senese. Proprio la camorra controllerebbe tutti i locali della zona, tranne il “Re Pub”:  è il locale del figlio di Carminati.

E’ interessante vedere come la camorra entra a Roma, almeno dal lato di Senese. Michele Senese sbarca a Roma negli anni ’70. Sono i tempi della guerra tra la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo e e la Nuova Famiglia. Senese, fedelissimo di Carmine Alfieri, gestiva gli interessi della NCO nella Capitale espandendo la sua rete criminale, soprattutto importando droga tramite la Spagna per rivenderla sul mercato romano e napoletano (una ricostruzione questa già studiata nel rapporto del 2008, curato dal giornalista Fabrizio Feo,nell’ambito di una ricerca mirata sulla presenza delle mafie nel Lazio).

Massimo Carminati ha a che fare con la Camorra da lunga data e vanta un’amicizia personale con Michele Senese; è il 23 gennaio del 2013 quando il Cecato, appresa la notizia della liberazione del boss, si felicita così: “so contento che è uscito Michelino”. Non solo un’amicizia storica però, ma anche un presente fatto di affari ed incontri serrati con Angelo Senese mediati tramite la società Professional & Partners Group Srl, dove i due più di una volta si incontrano, e dai due sodali di Senese Giandavide De Paue e J. S.

Carminati parla alla pari con la Camorra della Capitale incontrando i suoi vertici, con i Senese la Mafia Capitale ha in comune anche l’avvocato Pierpaolo Dell’Anno.

Questa presenza si intreccia con quella delle altre mafie, come si evince dai numerosi rapporti di Libera e Libera Informazione, ed anche da un Dossier che proprio il PD ha presentato due anni fa. Vi si scriveva di  una Roma città aperta alla grande criminalità organizzata. Mafia, ‘ndrangheta e camorra stanno divorando la capitale: si sono infilate negli appalti, nel commercio, nell’edilizia. Ovunque. Attraverso investimenti “sporchi” e riciclaggio le bande criminali hanno conquistato un quartiere dopo l’altro, messo radici e creato un vero e proprio impero. Vi si descriveva ” “quanto il sistema economico messo in piedi negli ultimi anni dagli emissari della mafia sia fatto di politica e occhi chiusi, di società vuote e prestanome”. E molto altro ancora.
Perché Roma è il mercato ideale per le mafie che sono passate da un modello “da strada” basato su estorsioni, violenze e gambizzazioni, a un sistema che va dritto al cuore dell’economia, ovvero appalti pubblici e imprenditoria. L’aveva già capito Renatino De Pedis, boss della Magliana che dal traffico di droga e dall’usura fece il salto di qualità investendo i suoi “guadagni” nei palazzi. “Il riciclaggio” sosteneva già due anni fa il procuratore nazionale Antimafia Diana De Martino  “non avviene più attraverso i soliti canali, ma grazie sia ad appalti pubblici sia ad imprenditori collusi che reinvestono i capitali illeciti in attività commerciali o in immobili di pregio”. Ed a Roma c’è posto per tutti . Mafia, ‘ndrangheta e camorra convivono pacificamente nella capitale. La torta se la sono spartita equamente, ognuna con i suoi traffici. E questa sorta di pax criminale ha fatto sì che, ogni clan, si fortificasse in un suo quartiere specifico e con sue specifiche attività diventandone il dominus incontrastato. Così il regno della camorra è tutto il litorale laziale, quello della ‘ndrangheta il centro e la periferia est di Roma e il feudo della mafia sono i palazzi della Roma bene.
“Per la mafia siciliana  la capitale rappresenta un luogo dove riciclare i proventi dell’azione criminale, nascondere latitanti, svolgere traffici illeciti, tutelare da vicino interessi economici“. Dal 1998, attraverso diverse operazioni delle forze dell’ordine, i nomi dei fratelli Cuntrera e della famiglia Rinzivillo di Gela sono spuntati accanto ad investimenti su grandi opere e a condizionamenti di numerosi appalti pubblici.
E’ dagli anni Settanta che i clan calabresi sono i leader nel traffico di stupefacenti (soprattutto cocaina) a Roma, nelle relazioni istituzionali con parti della massoneria. La colonizzazione della realtà romana anche per la ‘ndrangheta è avvenuta attraverso il riciclaggio: dai Morabito di Africo che strategicamente si sono accaparrati Tor Bella Monaca e tutta la parte est della periferia romana, agli Alvaro che sono entrati nel cuore della città acquistando, bar, negozi, ristoranti, e lo storico Cafè de Paris di via Veneto, poi confiscato e affidato alle gestione nuova e di legalità,grazie anche alla fattiva collaborazione dei Libera, dopo l’intervento della Prefettura di Roma.

E poi ci sono le armi,le intimidazioni,la violenza: Carminati e i suoi giocavano su tutti i tavoli, dalle stanze dei bottoni alla strada. Per questo non disdegnavano i rapporti con elementi della criminalità di strada, soprattutto rapinatori. In particolare Carminati e i suoi sono in grado di mettere a disposizione armi per le rapine, una specie di “service per criminali” a cui diverse bande si rivolgevano per ottenere pistole sicure. Addirittura Carminati le armi che vuole avere a sua disposizione, come nel caso dell’ordine di due Makarov 9 con silenziatore. Secondo il collaboratore di giustizia Sebastiano Cassia sarebbero proprio gli uomini di “Mafia Capitale” a fornire le armi per le rapine a Fabio Giannotta (fratello di Mirko, ex responsabile del decoro urbano durante l’amministrazione Alemanno) e i fratelli Alessio e Giovanni Carloni. Sempre Cassia riferisce come il suo diretto superiore, Benedetto Pataro del clan Santa Paola, gli avrebbe indicato in Carminati un uomo a cui rivolgersi per fare “certe cose”: procurarsi armi, informazioni, recuperare crediti.

C’è poi una ulteriore specificità che fa ritornare in casa dell’operazione “Mafia Capitale” di questi giorni ed al clan Carminati e soci. Il clan dei Casamonica che dominano tra  i rom.
Il clan Casamonica è una famiglia di origine rom operante nel quadrante sud-est della Capitale,  impegnato in una varietà di attività criminali dallo spaccio all’estorsione. Con i Casamonica la Mafia Capitale intratteneva un rapporto caratterizzato dallo scambio di favori e servizi. E’ il caso del campo nomadi di Castel Romano, realizzato dalle cooperative di Salvatore Buzzi, realizzato nella zona d’influenza proprio dei Casamonica. In questo caso Carminati chiede al clan di svolgere il ruolo di “mediatori culturali” con i rom ospiti del campo attrezzato. Per questi servigi i Casamonica avrebbero ricevuto 20 mila euro al mese. Il trait d’union era quel Luciano Casamonica immortalato nelle fotografie con l’ex sindaco Alemanno ,Buzzi  ed altri esponenti politici trasversali.

 

Ce n’è abbastanza per porre due domande,alle quali aspettiamo nei fatti delle risposte. La prima riguarda gli investigatori; partita questa inchiesta è chiaro che non ci si dovrebbe fermare a “Mafia Capitale” . Tutte le terre, di sotto,di mezzo e di sopra, devono essere sradicate da Roma, compreso mafie, camorra ,’ndrangheta e clan vari,di origine estera e nostrana. E’ un impegno per Roma ,ma anche per l’Italia intera,dell’immagine che ne diamo e del prestigio di una nazione che non vuole più essere identificata con mafia e mandolino-

 

C’è poi una ulteriore e decisiva domanda rivolta alle forze politiche, in particolare a quelle che governano oggi la capitale, visto che la gestione della destra di Alemanno esce chiaramente delineata tra le carte dell’inchiesta. Ma se già nel luglio 2012, alla Festa dell’Unità di Caracalla, il PD presentava quel rapporto di 150 pagine proprio sulla presenza delle mafie a Roma e suoi intrecci con la politica, come è stato possibile non accorgersi di quel marcio che stava entrando o che era già entrato nelle fila di quel partito che con la giunta Marino ha improntato la propria azione nel far pulizia nell’amministrazione comunale?

 

Oggi si possono leggere molte polemiche politiche dei mesi scorsi alla luce di quel che oggi si legge nelle carte dell’operazione Mafia Capitale. Uomini insospettabile agivano a Roma ,ma anche a Rosarno in Calabria per allestire campi di accoglienza per immigrati, facendo soldi sull’emergenza,così come a Mineo in Sicilia. Oppure entravano nei consigli di amministrazione di società come la bonifica della discarica di Giugliano ,la Resit; la gara per la bonifica è vinta da un ATI al cui interno c’è la 3erre, azienda il cui presidente è stato fino al 2012 Riccardo Mancini, il cui amministratore delegato è oggi Emilia Fiorani, già compagna de “er tabaccaio” Carlo Pucci, in cui uno dei 3 componenti del consiglio d’amministrazione (casualmente dimissionario) è Luigi Lausi, anche lui sotto inchiesta a Roma. La Treerre, è una società romana presieduta da Chicco Testa nel cui consiglio d’amministrazione è stato Riccardo Mancini, arrestato con l’ex Nar Massimo Carminati. Chicco Testa si è dimesso dalla carica di presidente . E ci sarà un ripensamento su quell’appalto,come si augurano in molti.

 

Ma resta da capire come potessero convivere personaggi di spicco dell’entourage di Carminati e  neofascisti della passata amministrazione,con persone anche per bene (ed infatti non sono indagate o arrestate), ma che non hanno capito o voluto capire chi avevano a fianco.

Fare pulizia è necessario. Ci auguriamo che si faccia presto, magari senza colpire nel mucchio chi la lotta a queste deviazioni ed pesanti presenze l’ha fatta davvero.

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