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Presentato a Roma il libro “Pio La Torre legislatore contro la mafia”. Franco La Torre: “Battaglie di mio padre ancora attuali”

di Marco Ronci il . Lazio

La preziosa testimonianza del coraggioso impegno del deputato comunista Pio La Torre, pioniere delle leggi che hanno introdotto il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai mafiosi, è stata raccolta dallo storico e saggista Carlo Ruta (Edizioni di Storia e studi sociali) nel libro “Pio La Torre legislatore contro la mafia”.  Il lavoro è stato presentato lo scorso 29 ottobre a Roma, presso la libreria Arion,  con  Nicola Cipolla, ex politico e sindacalista, Franco la Torre, figlio di Pio e del giornalista Gaetano Savatteri.

Il libro riassume in sé i più importanti interventi parlamentari di Pio la Torre nel corso della sua esperienza istituzionale. Dal 416 bis alla relazione di minoranze, “gli scritti di La Torre rappresentano un patrimonio non solo per l’antimafia ma per l’Italia intera”  – ha spiegato il curatore del libro Carlo Ruta. “Pubblicare dopo 32 anni dalla sua morte questi documenti significa riportare in auge le sue battaglie, farle conoscere per non dimenticare chi si mise in prima fila per difendere i lavoratori e non solo dalle mafie”. “Pio non è stato solo un collega, ma anche un grande amico”, ha commentato il politico Nicolò Cipolla, aggiungendo: “L’importanza dei suoi scritti è, allo stesso tempo, di fondamentale importanza per i giovani, ma anche per chi, come me, ha combattuto tante battaglie al suo fianco”.

L’opera presenta il complesso itinerario di lotte politiche, di analisi e di attività legislative di Pio La Torre contro il sistema mafioso, nei quasi venti anni di vita parlamentare del dirigente politico siciliano, prima all’Assemblea regionale poi alla Camera dei deputati. Denuncia quel sistema che vedeva personaggi come : Ciancimino, Vassallo, Gioia ed altri comandare la scena di Palermo, quando Pio la Torre era parlamentare all’Assemblea regionale siciliana. Fu lui il padre di quel 416 bis, ovvero il reato per associazione mafiosa, introdotto solo dopo la sua morte e del generale Carlo Alberto dalla Chiesa nel 1982.

“Non vi nascondo di essere sia molto felice che molto affranto” ha osservato Franco la Torre, “da un parte vivo nella consapevolezza che non c’è cosa più bella e importante per me, come figlio, del ricordo di mio padre attraverso quello che fece non solo per noi, ma per tutto il paese. Ma dall’altra parte sono molto triste. Triste, perché l’attualità dei temi trattati da mio padre più di 30 anni fa ci fa capire come, in realtà, nulla è cambiato. Ho da poco partecipato a Contromafie una bella esperienza, dove però le istituzioni non hanno fatto altro che ripetere quello che dicono da anni. Parlare di mafia come associazione criminale è sbagliato, o almeno è molto riduttivo. La mafia è molto di più – conclude La Torre. La mafia è una classe di potere, un modo di pensare e di agire, una cultura, sbagliata, ma sempre una cultura. Finché non ci sarà consapevolezza di ciò le parole di mio padre rimarranno parole”.

 

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