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A Favignana, un’isola in lotta contro cemento e isolamento

di Marialisa De Padova il . Sicilia

Dopo diversi anni di campi estivi organizzati nell’isola dal Circolo Legambiente Egadi,  quest’anno a Favignana è nato un nuovo luogo simbolo di impegno e di sviluppo sociale: Casa Macondo. Dal dal 25 al 28 settembre dieci volontari hanno trascorso un periodo di formazione e impegno alla scoperta di Favignana, delle sue bellezze, delle sue criticità. Confrontandosi sul futuro,  insieme ai cittadini dell’Isola. La settimana di volontariato è stata anche l’occasione per fare il punto sulle impressioni del viaggio e sui progetti futuri dei gruppi Giramondi e Atrevete!Mundo che quest’anno hanno fatto una esperienza di turismo responsabile con Libera Internazionale a Bogotà, in Colombia. Un viaggio coinvolgente ed intenso, che ha permesso ai partecipanti di addentrarsi nella realtà colombiana sin da subito, vivendo ed ascoltando le testimonianze delle realtà di base incontrate . Favignana e Macondo, dunque, non potevano essere scenario migliore per questo momento di condivisione e scambio.

Casa Macondo. Il bene sequestrato nel gennaio 2014 al boss Vito Tarantolo su ordine del giudice Grillo è stato chiamato “Casa Macondo” proprio in memoria del centro sociale fondato dal giornalista Mauro Rostagno negli anni ’70. Una scelta significativa e ponderata, tesa a ricalcare l’impegno e il sogno di quel giornalista venuto dal nord che “scelse di diventare trapanese” e che credeva fermamente nel cambiamento culturale e sociale, ucciso da Cosa nostra il 26 settembre del 1988 a Trapani. Un nome che oggi più che mai, si riempie di significato diventando sinonimo di giustizia, dopo la conclusione del processo di primo grado che ha visto la condanna di due mafiosi del mandamento di Trapani. Su questa storia e sulle parole dello stesso Rostagno che diceva negli anni di impegno giovanile di “non voler trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto” si fonda Casa Macondo e l’impegno dei volontari che le danno corpo, facendola diventare luogo di promozione sociale e culturale, vigilando e presidiando in primis la realtà favignanese.

Favignana, un’isola in lotta contro il cemento e l’isolamento. Quest’isola non è solo sinonimo di spiagge mozzafiato e di acque cristalline, c’è molto di più. C’è “un altro lato della luna” come ha spiegato Michele Rallo, referente di Legambiente per Favignana e animatore di “Casa Macondo”.  C’è un’isola che deve lottare contro la speculazione edilizia che vede bersagliata la costa favignanese dalle richieste di privati per le installazioni di bar, ristoranti, catenarie e pontili galleggianti, consapevoli della potenzialità economica da cui trarre guadagno durante la stagione estiva. Tutto questo accade in maniera incontrollata, a causa della mancata approvazione da parte della Regione Sicilia del Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo, mettendo così a repentaglio l’immenso e delicato patrimonio di quest’isola che per il 75% della sua superficie è a rischio idrogeologico. Questo atteggiamento rivela una tendenza che in questa realtà sta prendendo sempre più piede, tesa a far diventare Favignana “un’ isola stagionale”, andando a discapito dei residenti che qui basano la propria esistenza. Numeri, analisi e dati testimoniati in particolare da Linda Guarino, Presidente del Circolo Legambiente Egadi e insegnante d’inglese alla Scuola A. Rallo di Favignana. L’affluenza scolastica qui – ci spiegano – è un tema delicato. Le realtà isolane devono lottare contro l’esodo verso terraferma di intere famiglie, attirate da una miglioria dei servizi di base. Grazie al suo impegno e alla sua determinazione Linda ha però evitato la chiusura della propria scuola, e non solo, attraverso un progetto innovativo, ovvero l’utilizzo dell’informatica, ha messo in contatto le classi dell’isola con quelle delle altre città d’Italia. Attraverso un uso sociale e mirato della tecnologia, si è potuto così sviluppare un metodo d’insegnamento molto più efficace e coinvolgente, permettendo, a partire dai luoghi dell’apprendimento la formazione di studenti attivi e protagonisti. Investendo in qualità, l’insegnante, ha risollevato l’interesse e la fiducia dei ragazzi che non si sentono discriminati o privati di possibilità: l’abitare in un’isola non diventa così un limite ma una risorsa da canalizzare nella giusta direzione e con i giusti metodi.

Beni confiscati e antimafia sociale. Dopo aver conosciuto Linda, il gruppo di Favignana ha ascoltato un’altra testimonianza di impegno sociale: Giacomo Messina, attuale presidente della Calcestruzzi Ericina Libera di Trapani. Sequestrata nell’agosto del 1996 ai figli del boss Vincenzo Virga, noto intermediario tra la “vecchia” mafia di Bernardo Provenzano e la “nuova” di Matteo Messina Denaro e raggiunta da provvedimento di confisca definitiva nel giugno del 2000, la Calcestruzzi Ericina è stata protagonista di un lungo e difficile percorso che ha dovuto superare i diversi tentativi di boicottaggio perpetrati durante la gestione affidata agli amministratori giudiziari. Subito dopo la confisca infatti, gli stabilimenti aziendali di Trapani, Valderice e Favignana hanno mantenuto i loro standard produttivi anche sotto la nuova amministrazione, ma è dal 2001 che si sono presentati i primi problemi. In concomitanza con l’arresto di Vincenzo Virga, il numero delle commissioni richieste e dei preventivi ha iniziato a diminuire drasticamente , portando quasi all’orlo del fallimento la Calcestruzzi. E’ parso chiaro l’ostruzionismo da parte del potere mafioso finalizzato a far fallire l’azienda, scomodo esempio di buon funzionamento anche sotto l’egida statale. Ma è proprio in questo difficile contesto che la caparbietà delle singole persone ha fatto la differenza. Primo fra tutti Giacomo Messina, che ha vissuto in prima persona tutti i “passaggi gestionali” dell’azienda e che insieme ai suoi stessi colleghi ha dato origine alla cooperativa Calcestruzzi Ericina Libera che, dopo più di 15 anni di impegno quotidiano, gestisce a tutti gli effetti il bene dal 2011. Ma nella storia della Calcestruzzi è stato d’importanza fondamentale il ruolo del Prefetto Fulvio Sodano che grazie alla sua lungimiranza ha seguito con particolare attenzione l’evoluzione della storia dell’impresa, al fine di impedire che ricadesse nuovamente nelle mani sbagliate.

Da Favignana all’America Latina. Di beni confiscati e antimafia sociale ha parlato al campo di Favignana anche Salvatore Inguì, referente provinciale di Libera Trapani. Con lui come l’utilità sociale dell’antimafia si traduca proprio del riutilizzo sociale dei beni sequestrati ai mafiosi, portando a titolo d’esempio una nuova realtà nata proprio in quegli stessi giorni. Il 24 settembre infatti, si è costituita la cooperativa sociale Rita Atria – Libera Terra , in seguito ad un lungo iter che ha visto coinvolte le istituzioni, gli enti locali e le realtà economiche e sociali della provincia di Trapani. Un percorso non semplice , complicato dagli equilibri tra le diverse realtà coinvolte, alcune volte così delicati da poter essere incrinati con più facilità, rallentando così i progetti in corso. Ma forse è proprio la consapevolezza delle difficoltà incontrate e superate sapientemente che avvalora ulteriormente il risultato raggiunto : il veder gestito l’ennesimo bene sottratto alla mafia da cittadini che credono in una realtà sana e pulita è sicuramente un’altra mossa vincente nello scacchiere della lotta sul campo contro le mafie. A concludere il ciclo di incontri del campo è stato Nino Oliveri, fotoreporter e freelance originario di Levanto, isola poco distante da Favignana, che ha raccontato ai ragazzi il frutto dell’esperienze vissute durante i 13 anni di permanenza nei diversi stati dell’America Centrale. La sua testimonianza ha messo in luce da un lato le problematiche che principalmente colpiscono questi paesi, come la violazione dei diritti sociali , economici e culturali; dall’ altro l’azione dei movimenti locali che lottano per il riconoscimento dei propri diritti. In particolar modo Nino Oliveri ha raccontato la sua esperienza in Honduras con le realtà di base conosciute e che hanno permesso, al suo ritorno in Italia, l’istituzione del C.I.C.A (Collettivo Italia-Centro America) : un collettivo che opera sia in Italia che in vari Paesi del Centro America a diretto contatto con i movimenti locali. CICA rappresenta un’importante piattaforma che opera portando i rappresentanti dei movimenti centro americani in Italia e allo stesso modo promuove periodi di volontariato di attivisti italiani per l’accompagnamento di movimenti popolari in Centro America, con particolare attenzione ai centri di osservazione dei diritti umani. Si arriva così alla fine del campo di Favignana che ha nutrito, stupito e stimolato le menti dei 10 ragazzi che hanno partecipato. Al momento di salutare l’isola ognuno porta via con sé la ricchezza delle testimoniane ascoltate e delle persone che ne sono protagoniste. Persone diverse con esperienze altrettanto diverse, ma tutte accomunate dalla stessa volontà di fare un passo in più, di diventare protagonisti attivi della propria vita, di riempire di significato la parola impegno. Ognuno ha fatto quel passo con coraggio, consapevole dei rischi e delle difficoltà, ma come sosteneva un noto personaggio storico: “il coraggio è la prima delle virtù umane, perché è quella che garantisce le altre”.

 

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