In Umbria il primo “raccolto di legalità” sul bene confiscato ai boss
Il diario della giornata a cura di Lucia Giordano e Francesca Ricci di Libera, “Presidio universitario Rossella Casini” (PG)/// – Una data importante per le attiviste e gli attivisti, le volontarie e i volontari di Libera Umbria quella del 5 ottobre. Presso l’azienda agricola situata nel cuore della regione Umbria, in una vallata a 5 km dal paese di Pietralunga in provincia di Perugia, si è svolto infatti il “primo raccolto di legalità”. Su questi terreni la famiglia ‘ndranghetista De Stefano, proveniente da Reggio Calabria, aveva investito ingenti capitali. Si tratta di circa 100 ettari che sono stati sequestrati e poi confiscati e, infine, assegnati al comune di Pietralunga, come previsto dalla legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni sottratti alle mafie. L’obiettivo condiviso è stata la raccolta delle patate seminate e coltivate durante i mesi estivi. Tutti i presenti hanno provato forti emozioni e hanno messo in campo una intensa collaborazione: orgoglio, unione e gioia sono stati il filo conduttore dell’intensa giornata.
L’intervista a Davide Pati, Ufficio di presidenza di Libera (Video a cura del giornalista Fabrizio Ricci – Libera Perugia)
E’ stato grande l’entusiasmo di sporcarsi le mani con una terra che ama la vita, simbolo di costante rigenerazione e riscatto. Seminare legalità e raccogliere giustizia, con l’impegno concreto e la costante volontà di cambiamento dopo anni di sacrifici. Liberare i campi dalla violenza: un gesto simbolico ma allo stesso tempo reale, possibile grazie alla partecipazione e alla concretezza di tutti. Una prima realizzazione visiva, solo un piccolo inizio nella speranza che questo bene confiscato sia pienamente restituito alla collettività mediante un lavoro strutturato attraverso una cooperativa sociale che dia impiego alle giovani e ai giovani del luogo. “La confisca dei beni è lo strumento più efficace per sconfiggere il consenso, la forza e il potere dei mafiosi. […] Questa giornata si rivolge a tutti perché questo è un bene comune.”, ha commentato Davide Pati, responsabile nazionale dei beni confiscati. E’ necessario continuare a percorrere quotidianamente questo cammino di corresponsabilità con onestà e coraggio, difendendo i nostri principi e i nostri valori.
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