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Mafie nel Lazio, fra attentati e indifferenza

di Edoardo Levantini il . Lazio

Nei mesi di agosto e di settembre i “soliti ignoti” si sono scatenati tra Latina e la sua provincia. In meno di un mese hanno messo a segno sei gravi intimidazioni ai danni di altrettanti commercianti ed imprenditori attivi nel territorio, in svariati settori tra i quali la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e il commercio orto frutticolo. Nella provincia Pontina, inoltre, pare sia in arrivo a fine ottobre anche la Commissione parlamentare antimafia. L’auspicio è che i suoi componenti arrivino almeno un pochino informati. In provincia di Latina grazie al lavoro della Dda di Roma –in particolare del magistrato Diana De Martino (oggi alla Dna) – per fortuna, non si parte da zero. Ci sono ormai due sentenze passate in giudicato che raccontano il radicamento di due mafie su tutte: il clan dei casalesi (processo “Anni 90”) e il clan Tripodo-Trani. Tutte e due le cosche, spiccatamente, dedite al racket con interessi forti per un pezzo dell’imprenditoria e della politica locale. A capo dei due clan, mafiosi “locali”. Si tratta del capo della costola dei casalesi, come appurato dal processo “Anni 90”,  ovvero Ettore Mendico di Castelforte paesino laziale confinante con il casertano, e del fondano Aldo Trani per il clan Tripodo,  ovvero una emanazione della ‘ndrangheta nel Lazio.  

Ad Ardea record attentati ad amministratori locali. Tra Anzio e Pomezia la situazione è altrettanto calda e in pochi mesi ci sono stati tre attentati a sale slot colpite da spari e fiamme. A Pomezia, nel mese di agosto, una gambizzazione ed un tentato omicidio. Da Ardea a Nettuno è la politica locale al centro di una vera campagna intimidatoria, il comune di Ardea ha il record del Lazio per attentati ed intimidazioni (15 in un anno e mezzo). Mentre a Nettuno il noto e ricco imprenditore locale Fernando Mancini porta avanti una campagna “moralizzatrice” a suon d’insulti contro la giunta di centro sinistra. Mancini, il cui nome spunta spesso nella relazione della commissione d’accesso che portò allo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno (primo ed unico consiglio comunale laziale sciolto per condizionamento da parte delle organizzazioni criminali) attende che l’ultimo capo d’imputazione per associazione a delinquere finalizzata ad una frode milionaria dell’Iva cada in prescrizione, per poi candidarsi come sindaco di Nettuno.

Lazio, informazione e politica. Tutte queste storie rimangono solo e unicamente questioni locali che interessano un nucleo ristretto uomini e donne dei presidi di Libera sui territori, altre associazioni antimafia, pochi giornalisti, rigorosamente tutti della cronaca territoriale, alcuni politici attivi in ambito locale. Ovviamente gli investigatori più sensibili le seguono da tempo, con attenzione. Viene in mette il commento fatto, durante una pausa caffè, di uno di questi uomini che vanta una decennale esperienza antimafia: ”tanto di quello che accade nel litorale non frega un ….  a nessuno”. Speriamo che la Commissione parlamentare antimafia arrivi preparata nel Sud Pontino. E che rientrando a Palazzo San Macuto continui  ad indagare sulla pervasività di queste mafie, portando i numeri, le storie e le tante denunce dei cittadini  all’attenzione della politica nazionale e del mondo dell’informazione. 

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