Sicurezza, media, allarme sociale
Indagine sulle paure degli italiani
Vivere con la paura in casa. La precarietà, gli immigrati, il diverso, la crisi economica, ma anche l’ansia per il posto di lavoro e per la pensione. Gli italiani hanno paura e ne hanno sempre di più. Un fenomeno da approfondire sistematicamente. Ecco il senso dell’indagine sulla rappresentazione sociale e mediatica della sicurezza, a cura di Demos e dell’Osservatorio di Pavia.
Scava nel profondo del paese il lavoro dal titolo “La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà”, seconda edizione della ricerca promossa dalla Fondazione Unipolis, la fondazione d’impresa di Unipol Gruppo Finanziario. E prova a mettere in relazione il fenomeno sociale, concretamente vissuto dalla gente, e quello mediatico, la rappresentazione data da giornali e televisioni che incide profondamente sulla percezione dell’insicurezza, con risultati a volte nefasti.
Il 21 novembre prima presentazione alla stampa dell’indagine (ore 11, biblioteca Cnel, viale Lubin, 2 – Roma). Durante l’incontro, coordinato dal giornalista Gad Lerner, i risultati dell’indagine verranno illustrati da Ilvo Diamanti (Università di Urbino), Fabio Bordignon (Direttore di Demos), Antonio Nizzoli (Osservatorio di Pavia). E a seguire i commenti
di Chiara Saraceno (Università di Torino), monsignor Vittorio
Nozza (direttore Caritas Italiana), Massimo Livi Bacci (Università di Firenze), con le conclusioni affidate a Pierluigi Stefanini, pPresidente della Fondazione Unipolis e di UGF.
Già nel 2007 l’indagine ha suscitato enorme interesse, mettendo a nudo la richiesta di “protezione sociale” proveniente dai cittadini. Non solo la percezione dell’insicurezza dovuta alla criminalità di cui dà conto la stampa: dal lavoro guidato dal professore Ilvo Diamanti è emersa la netta paura degli italiani riguardo al proprio futuro e a quello dei propri figli. Il timore dell’impoverimento, degli infortuni sul lavoro, degli effetti del degrado ambientale. Una sorta di dimensione della “sicurezza sociale” che per gli autori della ricerca si traduce in una rilevante richiesta di intervento pubblico. Richiesta spesso sottovalutata da media e politica.
Ecco perché la seconda edizione dell’indagine è stata ampliata e arricchita da una specifica ricerca sul ruolo del mezzo televisivo e in particolare dei telegiornali, nel determinare la percezione della (in) sicurezza. Una sorta di discrasia tra fenomeno percepito e fenomeno rappresentato, che determina spesso un paradosso: la paura cresce e si concentra sul nodo della criminalità, ma i bisogni sociali che originano l’insicurezza restano insoddisfatti, con un effetto moltiplicatore che terrorizza gli italiani.
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