10 settembre 2014
Riforma della giustizia, criticità e punti di forza. Acceso il dibattito sulla stampa intorno alla bozza di riforma della giustizia. Sono principalmente i giornali di area moderata ad sferrare l’affondo sulle proposte avanzate dal governo, in particolare dal ministero della Giustizia, guidato da Orlando. Il punto per “La Repubblica” della giornalista Liliana Milella che – in un passaggio dell’articolo -scrive: “II taglio delle ferie? «Un grave insulto per il metodo usato». La prescrizione? «Un intervento debole». Lariforma del civile? «Poco efficace se lasciata all`iniziativa volontaria delle parti». Il falso in bilancio? «Preoccupano le pressioni per una norma di facciata». Le intercettazioni? «Si annunciano complicazioni per acquisirei tabularti telefoni e per pubblicare le telefonate nei provvedimenti». Rivoluzionaria la riforma Orlando? «Debole». «Una delusione». «Frutto di un approccio superficiale, di diversi cedimenti e timidezze». «Un compromesso». Infine l`accusa peggiore: «Interventi di scarso respiro e norme punitive, ispirate a logiche che credevamo appartenere al passato». Così, in due paginette che diventano pubbliche a metà mattina, scritte nella notte ma pensate da giorni, l’Anm boccia la riforma del Guardasigilli Andrea Orlando, su cui il premier Matteo Renzi ha messo la faccia. Tant`èche proprio lui, enon il ministro, replica ironico. «L`Anm? Brrrr…che paura» dice quando ormai è sera. E sfida i magistrati. «Noi andremo avanti. Certo che vado avanti. L’Anm ha fatto il primo comunicato contro il governo quando ho detto che si metteva lo stipendio massimo dei magistrati a 240 mila euro». Poi caldeggia la sua riforma della responsabilità civile, su cui sta per incombere un colpo di scena della Lega. Dice: «Se un dottore sbaglia paga, se un giornalista sbaglia paga, perché un magistrato non deve pagare? Siamo riusciti a scontentare sia l`Anm che Forza Italia…». Raccontano all`Anm che un presidente furibondo come Rodolfo Maria Sabelli in queste ore non s’era mai visto […]”. Allo stesso argomento, sul “Corriere della Sera”, sono dedicati l’editoriale di Pierluigi Battista e la nota di Massimo Franco. Su “La Stampa” Carlo Federico Grosso nell’articolo “Accuse stonate ai magistrati” aggiunge: “Un giudizio completo sulla riforma potrà essere espresso soltanto quando sarà possibile leggere tutti i testi varati dal governo. Già alla luce di quanto è emerso fino ad ora è comunque possibile procedere a valutazioni sufficientemente puntuali. Come ho già avuto occasione di accennare su questo giornale, il successo della riforma si gioca, soprattutto, sul terreno della giustizia civile”. Su Libero l’attacco alle toghe, nell’articolo di Maurizio Belpietro, si intuisce già dall’introduzione: “Toghe in trincea per i loro privilegi Giustizia-lumaca – scrive il giornalista – ma i giudici non mollano due mesi di ferie. Milioni di cause arretrate: ancora una volta il premier tocca un tasto popolare. Però non risolve i problemi”.
Voto di scambio, la Cassazione fa retromarcia. Sul voto di scambio politico mafioso, la Cassazione – con una nuova decisione depositata oggi, dopo quella del 28 agosto più favorevole agli imputati – cambia orientamento e afferma, accogliendo il punto di vista della Procura di Palermo, che il reato si configura anche senza «l’attuazione né la esplicita programmazione di una campagna singolarmente attuata mediante intimidazioni». Ad avviso della Sesta sezione penale della Suprema Corte – collegio presieduto da Franco Ippolito che è anche il segretario generale della Cassazione, relatore Guglielmo Leo – «la sufficienza dell’assoggettamento di aree territoriali e corpi sociali alla forza del vincolo mafioso costituisce, affinché si determinino alterazioni del libero esercizio individuale e collettivo di diritti e facoltà, uno dei profili essenziali del fenomeno, ed è ampiamente recepita nella legislazione repressiva». Pochi gli articoli dedicati alla sentenza (che potete scaricare qui) rispetto alle polemiche del 29 agosto scorso quando un diverso orientamento della Cassazione aveva fatto gridare alla “sconfitta” della norma appena approvata in parlamento, contro la corruzione.
Napoli, camorra e Stato. Torna sull’omicidio di Napoli, del giovane Davide Bifolco, il “Fatto Quotidiano” con un articolo oggi in apertura sul portale diretto a Peter Gomez e in edicola con un reportage di Sandro Ruotolo dal titolo “In piazza contro lo Stato, mai contro la camorra“. Il giornalista di Servizio Pubblico scrive: “Una città spaccata in due. Fisicamente. Per una protesta per il lavoro. Via Marina da una parte, via Chiatamone dall’altra. E poi transenne, Palazzo Reale avvolto da tubi innocenti. Crolli, buche, cornicioni a terra. E don Aniello Manganiello, prete di frontiera, che si scaglia contro la città: «Perché nessuno è sceso in piazza a danneggiare le macchine dei camorristi che ammazzano napoletani innocenti?». Napoli noir. Un senso di morte. Morte civile e vite spezzate. Paura forse? «Probabilmente – risponde don Aniello – non ci sono cittadini che collaborano per individuare i sicari di omicidi mirati ma alle tré di notte spuntano a rione Traiano diversi testimoni. Attenzione a non insabbiare le prove, a inquinare l’accertamento. Le nuove leve della criminalità organizzate, hanno vent’anni e sono spregiudicate dei fatti. Napoli sta perdendo inesorabilmente la percezione della legalità». Napoli che protesta, che chiede giustizia e verità sulla morte di Davide. Che bella immagine ieri pomeriggio. Scende in piazza il comandante provinciale dei Carabinieri, Marco Minicucci, che, in divisa, si toglie il cappello esprimendo dolore e vicinanza per la morte del ragazzo ai giovani che sono arrivati` in corteo a piazza Salvo D’Acquisto. Chissà che questo gesto serva a siglare un armistizio. E poi armistizio tra chi?[…].
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