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Carovana Antimafie 2008: viaggio a Carlopoli

Di Tiziana Barillà il . Dai territori

Il pomeriggio
del 15 novembre arriviamo a Carlopoli, un piccolo comune di circa 1800
abitanti nel cuore della Calabria, al confine tra Catanzaro e Cosenza.
Siamo a circa 1000 metri di altezza, ma il freddo viene subito smorzato
dal calore, non solo dell’accoglienza ma, soprattutto dell’operosità
che si respira in questa cittadina del catanzarese

Ci rechiamo
presso l’Istituto Comprensivo Statale “G. da Fiore”, il luogo
che accoglierà la nostra Carovana per questa giornata, riusciamo a
visitare la scuola poco prima dell’iniziativa e scopriamo che qui
risiede il vero e proprio centro di socializzazione per quest’area
montana. Le sale, i laboratori, la palestra, sono spazi ampi e attrezzati,
appuriamo una grande qualità, insolita da queste parti. Si vivono giorni
di agitazione anche qui, come in tutta Italia del resto, a causa del
pericolo che la c.d. Riforma Gelmini rappresenta soprattutto per realtà
come questa. “Si guarda ai numeri e non alla qualità – ci dice
il Preside Falbo – la scuola sta vivendo una situazione tempestosa.
Il dato più drammatico: non sappiamo se il prossimo anno questa scuola
riuscirà a sopravvivere”.

Finita la visita,
diamo inizio al nostro incontro “La scuola come contrasto alla
mafiosità. Il diritto all’istruzione”
, con il passaggio
del testimone e quindi con la lettura dell’art. 26 della Dichiarazione
universale dei diritti umani e dell’art. 34 della Costituzione italiana.

Il giovane
Sindaco carlopolese e promotore di questa tappa, Bruno Arcuri, ringrazia
Libera per aver scelto un piccolo paese come il suo tra le tante città
che verranno interessate nei giorni a venire. In sala, dove oltre ai
relatori è presente anche il Maresciallo di Carlopoli, continuano ad
arrivare i carlopolesi, numerosissimi se si tiene conto delle dimensioni
di questo comune. “Se la testimonianza oggi arriva all’interno di
una scuola – commenta il Sindaco – non è un caso, noi dobbiamo
batterci affinché nelle arre interne il diritto all’istruzione venga
non solo difeso ma valorizzato”.

E dopo essersi
soffermato sui problemi tipici delle aree interne, come l’isolamento
e il conseguente dramma dello spopolamento, indica la scuola come una
delle poche agenzie educative presenti, quindi come punto di partenza
dei percorsi di miglioramento ed emancipazione dei suoi cittadini, perciò
si dovrebbe investire piuttosto che tagliare.

Dopo i saluti
del Sindaco, il Preside Angelo Falbo si chiede se ci sia stata coerenza
rispetto ai principi delle carte lette in apertura. Ci dice subito che
la sua scuola è iscritta a Libera e che quella iscrizione non è un
viaggio ma rappresenta partecipazione e crescita attraverso le continue
attività didattiche e i risultati che se ne conseguono.

“Bisogna
lavorare per essere cittadini del mondo ed evitare il trascinamento
dei progetti fini a se stessi”. Questa scuola, che rischia di essere
accorpata al più vicino istituto, ha scelto solo tre filoni educativi:
ambiente, legalità e salute. Ma “l’educazione non si parcellizza
– sottolinea Falbo – le tre mete devono confluire in un unico obiettivo,
cioè formare una coscienza critica”, anche rispetto alla violenza
delle mafie, la scuola ha il dovere di dare significato alle parole.

L’alto livello
d’istruzione, in effetti, non coincide con un alto livello di comportamento,
il primo se mira al mercato competitivo può ignorare il secondo, sottovalutando
il processo educativo. Allo stesso modo la legalità, se intesa come
freddo rispetto delle regole e delle leggi senza coscienza critica,
non coincide da sé con la civiltà.

Sulla condizione
della scuola in Calabria si concentra anche Domenico Nasone, giunto
a portare il contributo di Libera Formazione. Si associa alle difficoltà
già richiamate dal Sindaco e dal Preside, confermando che tra i 409
comuni calabresi vi sono realtà interne svantaggiate rispetto ai capoluoghi
di provincia e ai comuni costieri.

“La Calabria
è in mano da una parte a politici e governanti che spesso non usano
il potere per il bene comune, dall’altra ci sono 173 gruppi criminali,
ovvero circa 5000 persone che dominano la ‘ndrangheta, quindi 2 milioni
di calabresi sono ostaggio di circa 5000 criminali. Infine le collusioni
tra mafia e politica, quindi l’incontro di queste due realtà”.

Secondo Nasone,
davanti a questo quadro inquietante, la popolazione è dormiente, perché
la logica imperante è oramai quella dell’assuefazione. L’indice
di permeabilità mafiosa nei calabresi è del 60%, dato destinato ad
aumentare al 70% se guardiamo a Reggio Calabria.

“La scuola
deve dare alle nuove generazioni gli strumenti per una giusta lettura
della società e iniziative come la Carovana, che è un viaggio per
i diritti e non per i favori, servono a scuotere le coscienze di quei
dormienti”.

Si apre dunque
il dibattito, finalmente vero e partecipato. Tra i numerosi interventi
citiamo la Prof.ssa Rosalba Sacco, referente di Libera per l’Istituto
“G. da Fiore”, che con il suo intervento sottolinea come l’educatore
debba dare l’esempio con il proprio comportamento e come la scuola
debba rappresentare il mezzo di emancipazione per consentire l’autorealizzazione
di ogni cittadino.

Il dott. Tallarico,
direttore della Banca del Credito Cooperativo, rende noto che su 20.000
soci e 450 amministratori, non vi è nella BCC nessun procedimento giudiziario.
E infine l’assessore Maria Antonietta Sacco, che invita alla cooperazione
e all’unità tutte le realtà e i soggetti che quotidianamente si
impegnano sul fronte dell’antimafia.

Riprende la
parola e conclude il Preside Falbo, poco prima di condurre al termine
questa bella giornata con una Sagra dei frutti d’autunno e dei prodotti
tipici di Carlopoli, e ci invita a riflettere: “La scuola non va,
la Chiesa non va, la Magistratura e le Forze dell’Ordine non vanno,
la politica non va, ci sono le compiacenze ma anche i martiri. Eppure
l’ideatore e propositore dei beni confiscati fu Pio La Torre, un politico”.

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