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A 32 anni dal delitto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

di redazione il . Sicilia

Il 3 settembre del 1982 a Palermo  Cosa nostra uccideva il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa,  la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. A trentadue anni da quel delitto in tanti  oggi si sono stretti  ai familiari, in diverse città italiane, per ricordare l’impegno  del generale che venne mandato a Palermo, in quei difficili anni ’80, ad affrontare una Cosa nostra in “guerra” contro lo Stato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota inviata oggi dal Colle ricorda il generale come “esemplare servitore delle istituzioni”. “La memoria del sacrificio del prefetto come di tutti coloro che con ferma adesione ai principi della Costituzione, tensione morale e coraggio, si sono sacrificati per tutelare i valori costituzionali – scrive Napolitano – deve unire istituzioni e societa’ civile nel sostenere a tutti i livelli l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine volte a contrastare vecchie e nuove forme di penetrazione criminale”.

Carlo Alberto Dalla Chiesa  – di Lorenzo Frigerio

L’approfondimento video de “La storia siamo noi”

Le iniziativa in Italia

Nando dalla Chiesa: “Qualcuno entrò a casa la notte del delitto ma non fu Cosa nostra”.  In diretta, in collegamento video con la all news della Rai, il professor Nando dalla Chiesa, ha commentato l’ultima notizia di attualità che incrocia le indagini sul delitto del padre. Si tratta del contenuto delle intercettazioni del boss Totò Riina che in carcere, conversando con il mafioso Lorusso, fra le altre affermazioni parla anche della cassaforte di dalla Chiesa e dice che sono state sottratte delle carte, dei documenti, dai “servizi”.  Pronta la risposta di Nando dalla Chiesa che già da ieri ha ribadito “le parole di Riina non fanno altro che confermare quello che da anni sottolineiamo: dalla cassaforte furono sottratti dei documenti”. Ai microfoni di Rainews24 il professor dalla Chiesa aggiunge: «Quello che manca, ad oggi, è un tassello: sapere chi è entrato quella notte in casa e fatto sparire i documenti che c’erano nella cassaforte. Riina non ha rivelato nulla di nuovo, aggiunge, poiché la cassaforte è stata svuotata la notte del 3 settembre, come noto. Qualcuno, e non sappiamo a distanza di 32 anni chi, è entrato mentre ai familiari  è stato impedito quella stessa sera, per motivi di sicurezza”. “Non è entrata Cosa nostra quella notte, chiaramente, sono entrate altre persone.”.

L’editoriale di Nando dalla Chiesa “La borsa vuota” 

L’editoriale di Nando dalla Chiesa “Quella borsa scomparsa e i mandanti esterni

Sui documenti che sono stati sottratti, dalla Chiesa commenta: ” Io credo che si tratti di documenti investigativi; si è fantasticato sulle “carte di Moro”, tesi che non mi ha mai convinto. Poi il ritrovamento della borsa di mio padre, ci sono state conferme sul fatto che i documenti c’erano ed erano anche e sotto il sedile di guida, ciò vuol dire che non solo era solito portare a casa documenti di lavoro ma anche che non voleva che dall’esterno dell’auto se ne scorgesse l’identità”. Sostanzialmente, dunque, si tratterebbe di atti investigativi che il generale riteneva riservati. Dalla Chiesa ricorda, inoltre, l’importante lavoro che il padre stava portando avanti a Palermo aggiungendo “sono suoi i primi rapporti inviati in Commissione antimafia in cui si fanno i nomi dei politici palermitani collusi con la mafia. E su questo mio padre era stato chiaro, anche con chi come Andreotti era stato sino a quel momento riferimento istituzionale sotto profilo lavorativo, avvertendo il mondo politico che non avrebbe fatto sconti a nessuno. Quando lui arriva a Palermo – conclude Nando dalla Chiesa – il mondo politico come quello mafioso sanno benissimo qual è la sua capacità di incidere sotto il profilo investigativo”.

Il presidente del Senato, Grasso: “Oggi società civile non lascia sole persone esposte contro mafia”. «Sono qui a Palermo per rendere omaggio alla memoria del Prefetto Dalla Chiesa e anche perchè è il simbolo della lotta delle istituzioni contro la mafia. E proprio sul suo esempio dobbiamo fare in modo che non succeda più» – ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso a margine della commemorazione del generale Dalla Chiesa a Palermo.  «Penso che oggi sia difficile che qualcuno delle istituzioni resti solo, perchè c’è anche la società civile, ci sono i giovani di Addiopizzo o di Libera, abbiamo dei movimenti culturali e sociali a Palermo e in Sicilia che fanno onore a questi uominì – ha concluso Pietro Grasso. E noi dobbiamo continuare su questa strada».  «Dobbiamo esprimere gratitudine e riconoscenza alle vittime della mafia come Dalla Chiesa. Il loro sacrificio non è stato vano. Anche se la mafia non è stata ancora completamente sconfitta, questo Paese è ancora una democrazia forte anche grazie al loro sacrificio» – ha affermato  il presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, a Palermo per partecipare alle commemorazioni dell’omicidio del generale Dalla Chiesa. «Fare memoria – ha aggiunto – significa ricevere da loro il testimone e provare a fare la nostra piccola parte ogni giorno perchè aumenti la conoscenza, l’impegno e la capacità di sconfiggere la mafia» Alla commemorazione hanno partecipato tanti giovani, molti di loro sono impegnati in questi giorni nel vicino campo di “E!state Liberi” a Marina di Cinisi (Pa) insieme a Nando dalla Chiesa e Libera. 

 

 [Foto E. Castano]

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