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Provare a legalizzare le droghe o proseguire con il proibizionismo?

di Piero Innocenti il . L'analisi

Nelle ultime settimane, in Italia, ma anche in altri paesi, il tema della legalizzazione delle droghe è tornato di attualità, perché ritenuto cruciale per combattere le mafie del narcotraffico e arginare la violenza collegata. Il dibattito sulla legalizzazione, in realtà, riaffiora, di tanto in tanto, riacquistando vigore in concomitanza con i rapporti annuali di importanti organismi nazionali e internazionali. Sono di un mese fa, infatti, il rapporto dell’UNODC (World Drug Report 2014) sulle droghe che circolano nel mondo e il puntuale resoconto della nostra Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che illustra quanto fatto nel 2013 nel contrasto al narcotraffico dalle forze di polizia territoriali e dalle dogane. Pur con qualche difficoltà, per chi scrive, collegata ad una esperienza pluriennale sul fronte della repressione ( per alcuni anni in servizio alla Direzione Antidroga e, come esperto, in Colombia), proviamo a porre qualche domanda e a riordinare qualche idea dopo quelle, autorevoli, esposte, in passato e recentemente, dal professor Umberto Veronesi (cfr. l’Espresso dell’8 agosto c.a.), su un argomento complesso, dalle tante sfaccettature, come è quello della ipotesi di una legalizzazione delle droghe. Difficile non condividere alcune riflessioni di Veronesi “oppositore  di tutte le droghe”, incluse fumo e alcol, che sottolinea come “ proibire e punire non serve…bisogna educare alla salute..il proibizionismo ha rivelato la sua inefficacia..”. Con la legalizzazione si realizzerebbe un mercato il cui obiettivo finale, a lungo termine, sarebbe quello della libera produzione, distribuzione e consumo di droghe, ma con tassazione e controllo rigoroso dello Stato, per ridurne gli effetti nocivi. In questo  modo si sottrarrebbe, alle poderose organizzazioni criminali, il relativo mercato, con la conseguenza di decapitalizzarle. Nel breve e medio termine, le droghe dovrebbero essere distribuite da strutture sanitarie, con prescrizione medica ed ulteriori controlli. Verrebbe meno la violenza che caratterizza il commercio di stupefacenti e che nasce dalle rivalità tra i vari gruppi criminali in lotta per accaparrarsi porzioni di mercato, canali di distribuzione e di transito, sistemi di riciclaggio. La legalizzazione dovrebbe riguardare tutte le droghe, altrimenti la criminalità controllerebbe il commercio di quelle che restassero proibite e dovrebbe avvenire ( ed è questo lo scoglio più arduo) nel quadro di un concerto internazionale e riguardare tutti i paesi del mondo ( tutti quelli che hanno aderito alle Convenzioni Onu sugli stupefacenti del 1961, 1971 e 1988), altrimenti le organizzazioni criminali si concentrerebbero, per i loro “affari”, nei paesi proibizionisti. I problemi di criminalità che rimarrebbero (per esempio la vendita abusiva da parte dei minorenni, un eventuale mercato parallelo a più basso costo di quello ufficiale), dovrebbero essere più facilmente aggredibili rispetto all’attuale, straordinario potere criminale delle mafie internazionali del narcotraffico. Il sistema di legalizzazione dovrebbe prevedere divieti di assunzione per determinate categorie di persone, come, ad esempio, i minori, le donne in stato di gravidanza, gli operatori di pubblici servizi,i piloti di aereo, i chirurghi, i tecnici di sensibili strutture pubbliche e private, di centrali nucleari, i controllori del traffico aereo ecc..La legalizzazione determinerebbe una significativa diminuzione dei delitti collegati alle droghe e, conseguentemente, una consistente diminuzione della popolazione carceraria. Ulteriori effetti positivi sarebbero la contrazione delle attività degli uffici giudiziari e di polizia, il recupero di ingenti risorse umane e finanziarie ( fondamentale in momenti così cruciali per la nostra economia) da indirizzare verso altri settori di rilevanza criminale e di allarme sociale ( reati predatori ancora in forte aumento in gran parte del territorio nazionale). Egualmente forte (e salutare) sarebbe l’impatto sui gravi e diffusi fenomeni di corruzione collegati al narcotraffico,che si verificano in moltissimi paesi. La tassazione sulle droghe legalmente vendute potrebbe essere utilizzata nelle attività di prevenzione e cura dei tossicodipendenti. Tra le obiezioni, quelle di un aumento dei pericoli per la salute in un mercato legale e, quindi, delle spese sanitarie, un possibile incremento, almeno nella fase iniziale, di consumo di droghe, sia pure in un mercato parzialmente saturo senza contare che un’alta percentuale della popolazione (quella più adulta) è contraria alla legalizzazione influenzata, in questo, dai condizionamenti ideologici, culturali e sociali. E senza un tale consenso dubito che la politica riesca a trovare il “coraggio” di affrontare il tema in questione, tanto più che oggi il Pil, in ambito UE, si incrementa anche con la ricchezza prodotta dal traffico di droghe e dalla prostituzione. Con un sospiro di grande sollievo delle varie mafie internazionali ( le italiane in testa) che dal commercio degli stupefacenti continuano a trarre ingentissimi profitti, inquinando economie e istituzioni di molti paesi, in primis il nostro.

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