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La camorra spara a dei giovanissimi, ma dov’è la novità?

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori

Gli amanti della Napoli nera,
adesso, saranno senza dubbio più contenti visto che a Secondigliano
la camorra è ritornata a sparare offrendo loro materiale per scrivere
e dibattere. “Questa volta, però, -si legge nelle cronache – l’agguato,
che voleva essere un semplice avvertimento, perché i colpi non sono
stati sparati per ammazzare o, eventualmente, una vendetta a seguito
di una rissa scoppiata qualche ora prima in discoteca, ha coinvolto
dei giovanissimi la cui età oscilla tra gli undici e i sedici anni”.
Una scena, comunque, già vista da queste parti soprattutto quando negli
ultimi anni era in corso una vera e propria guerra tra la famiglia Di
Lauro e gli ex fedelissimi, gli “scissionisti”. Cambia solamente
l’età delle cinque vittime e tutte solamente ferite. Quattro anni
fa  in un agguato simile, dei giovanissimi che si erano riuniti
per giocare a calcio balilla, perse la vita un disabile, Antonio Landieri
di 25 anni, che ingiustamente venne ritenuto un affiliato ai clan dalla
stampa e dagli organi di polizia. Adesso l’associazione “Vo.di.Sca.”,
acronimo di Voci di Scampia, che continua a tenerne viva la memoria
ha avviato una petizione on line da sottoporre, successivamente, all’attenzione
delle autorità locali affinché decidano di intitolare una strada a
questa vittima innocente di camorra. 

Nulla di nuovo quindi, ma l’agguato
di sabato sera deve imporci una riflessione seria e trasversale agli
schieramenti politici, orientata al solo bene comune. Così come fino
ad alcuni anni fa, quando Napoli era diventata il capo espiatorio a
causa di una lunghissima guerra di camorra, oscurando non solo mediaticamente
tutto quanto avveniva anche nelle altre province della regione, adesso,
dopo l’emorragia successiva ai fatti di “Gomorra”, le parti si
sono invertite con la provincia napoletana abbandonata a se stessa e
quella “cafona” del casertano considerata con Casal di Principe
il centro di ogni male e i casalesi, gli uomini del clan, gli unici
capaci di delinquere eludendo anche la massiccia presenza di esercito
e forze dell’ordine. La lotta alla camorra svolta dai vari Esecutivi
succedutisi alla guida del Paese negli ultimi anni, aldilà dei meriti
da condividere con le forze dell’ordine per i risultati ottenuti,
si contraddistingue come un impegno di chi, guardando la tv, non volendo
o potendo  cambiare il canale, non può fare altro che assistere
alle trasmissioni di un sola rete. L’azione dello Stato non appare
per nulla coordinata ma breve e frammentaria.

Quel fiume carsico rappresentato
da una fetta di popolazione, che con dignità si considera una comunità
alternativa alla camorra, e che spesso riaffiora con propositiva prepotenza,
chiede, aldilà degli interventi emergenziali, segnali concreti e un’
inversione di rotta che tarda ad arrivare.

Arresti ed immediate scarcerazioni,
strano uso dei collaboratori di giustizia, i beni dei clan, confiscati
da tempo, lasciati a marcire e non più utilizzati mentre la bonifica
dei territori inquinati dai rifiuti tossici non è mai partita ed i
fondi utilizzati per ben altri capitoli di spesa.  

C’è un affannoso chiacchiericcio,
che a qualcuno serve per ricostruirsi un’identità politica, che
ci induce a non guardare ciò che accade nel giardino del vicino: nell’avellinese 
le due famiglie di Quindici, i Cava e i Graziano continuano a farsi
la guerra e ad aggiudicarsi appalti milionari; la “tranquilla” provincia
salernitana continua ad interessare poco mentre a Torre Annunziata
ci si ammazza regolarmente e in penisola sorrentina, proprio alcune
settimane fa, le armi dei killer hanno ricominciato a farsi sentire.
Altrettanto nella zona flegrea ma tutto sembra cronaca. Tutti elementi
di un puzzle che non si riesce, o non si vuole cercare di riunire gli
uni gli altri.

Sono tante le tante manifestazioni
“per la legalità” che, purtroppo, sembrano lasciare poco o niente
all’indomani. Nei giorni scorsi a Caserta si è tenuto un incontro
con la Federazione Nazionale della Stampa, un momento “per far sentire
meno soli i colleghi della Campania che lavorano in condizioni difficili”.
All’indomani la stessa carta stampata ha sbrigato la faccenda con
semplici trafiletti proprio come se si trattasse di una qualsiasi sagra
paesana. Nessun dibattito, nessuna riflessione o eventuale approfondimento.

Una strana logica con la quale
si  minimizzano le notizie pur di far piacere, o meglio un favore,
a quella classe politica che con le opposizioni ha siglato un nuovo
compromesso storico per salvare se stessa e le proprie clientele schiacciando,
così, sul nascere ogni forma di opposizione.

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