Rassegna stampa 31 luglio 2014
Carcere duro per i mafiosi. In piena estate si riapre il dibattito sul 41 bis, il carcere duro, per i mafiosi. Il provvedimento, nato con uno scopo emergenziale è diventato uno strumento essenziale per repressione del fenomeno mafioso. Come spiegava in una intervista rilasciata a Libera Informazione, nel gennaio del 2009 l’allora componente della Commissione parlamentare antimafia, Senatore Giuseppe Lumia. Oggi sulle colonne del “Tempo” pag. 19una intervista all’avvocato del boss Bernardo Provenzano, Rosalba Di Gregorio che chiede “pietà” per il capo della mafia corleonese. Da tempo in condizioni critiche, l’avvocato del boss dice «è un vegetale, l’encefalopatia gli ha distrutto il cervello Ma il tribunale di Sorveglianza non vuole revocargli il 41 bis» . «Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno espresso parere favorevole alla revoca- spiega la Di Gregorio. Ma il ministro della Giustizia le ha ignorate riapplicando il 4Ibis. Anche la Procura nazionale antimafia ha detto “no” alla revoca”. L’avvocato del boss mafioso è intervenuta anche sull’annuncio di Renzi di revocare il segreto di Stato sul cosiddetto protocollo farfalla, quello che permette agli 007 di interrogare i detenuti soggetti al 41 bis senza informare i magistrati. Nell’intervista si legge: «Giusto, se lo facesse veramente avremmo molto da apprendere» la». Anche il dialogo in carcere tra Riina e Alberto Lo Russo, un affiliato alla Sacra Corona Unita trasformato in «cimice umana», ha fatto pensare al «protocollo Farfalla». «In questo caso allora dovremmo parlare di una “farfalla” ancora svolazzante, ma non è proprio la stessa cosa. Il vero “protocollo Farfalla” è quello esistito negli anni precedenti. Quello sì che è una co sa grave e seria, e sarà un bene fare piena luce. Magari anche su alcuni strani suicidi di detenuti mafiosi avvenuti nel corso degli anni». Sulle pagine del “Il Garantista” l’intervento di Antonio Ingroia, in un trafiletto de “Il Foglio” la “risposta” di Massimo Bordin.
Camorra e vittime innocenti. Continua sulle pagine de “Il Mattino” l‘approfondimento sull’uccisione dell’anziano di 75 anni, Mariano Bottari, vittima innocente di uno scontro a fuoco per colpire un imprenditore. Il giornalista Maurizio Cerino scrive “Gli assassini di Mariano Bottari sarebbero partiti da Barra e verrebbero protetti dalla camorra della periferia est. È in questo scenario che continuano, serrate, le indagini sul tragico tentativo di rapina costato la vita al pensionato, colpito per errore”. A pag. 23 l’articolo ” Ucciso per errore, i killer protetti dai clan di Barra”. A pag. 27 l’imprenditore, vero obiettivo dei killer, annuncia “Resto a Napoli”. La paura c’è, come raccontava ieri sulle pagine del quotidiano campano ma ha deciso di restare. Nell’articolo del “Mattino” ricostruisce il retroscena della sparatoria e le tappe precedenti al conflitto a fuoco. Raccolto e rilanciato, invece, l’appello fatto ieri dal procuratore Colangelo alla società civile a ribellarsi a questa violenza. «Non basta alzare la testa o farsi vedere in prima fila nelle tristi occasioni di commozione pubblica. C`è bisogno di un mutamento radicale nelle azioni di contrasto a ogni tipo di illegalità. Dall`abusivismo fino alla lotta alla criminalità organizzata, passando per i quotidiani episodi di microcriminalità che troppo spesso hanno conseguenze drammatiche. E questo compito primario non è demandabile alla società civile»: questo il pensiero di Maurizio Maddaloni, presidente della Camera di Commercio di Napoli, sentito nell’articolo “Indignarsi non basta, il crimine va combattuto” da Viviana Lanza.
Commissione antimafia in Puglia. La “Gazzetta del Mezzogiorno” scrive della visita della Commissione parlamentare d’inchiesta nella regione, in particolare, a Foggia. Una fitta tabella di marcia fra incontri istituzionali, con la magistratura e i rappresentanti della politica e infine nel pomeriggio con la società civile e in particolare le associazioni antimafia ed antiracket attive nel territorio foggiano. Aspettando la Commissione antimafia il giornale ripercorre la storia e fa il quadro delle organizzazioni criminali attive sul territorio. Non solo droga, racket e usura, scrivono. Nelle precedenti sul territorio visite delle Commissioni antimafia che negli anni si sono succedute sono emersi molti altri dati interessanti. In particolare, in riferimento all’area del Gargano, si è parlato nei mesi precedenti, il 12 luglio 2010 “di una mafia sanguinosa, tra le più sottovalutate in Italia”
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