“Terra dei fuochi, terribile sfregio”
dall’inviato de “L’Avvenire”, Antonio Maria Mira. “È terribile, è terribile che una terra così bella venga rovinata da fenomeni come questi, di non rispetto dell’ambiente e di violazione”. Sono le nette parole di Papa Francesco mentre dall’elicottero che lo porta a Caserta osserva la “Terra dei fuochi”. Ad indicargli questa terra così martoriata dai roghi dei rifiuti è monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato. Parole riferite ai giornalisti dal vice direttore della Sala stampa della Santa Sede, Angelo Scelzo. Ma questo dramma è ben noto al Papa.
Il 14 maggio scorso, in occasione dell’udienza generale del mercoledì alla quale partecipavano oltre mille abitanti della “Terra dei fuochi” accompagnati dal parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, aveva detto: “Il rispetto e la dignità della persona umana e il diritto alla salute vengono prima di ogni altro interesse”. Concetti che poi ha ripetuto anche nell’omelia della messa a Caserta. “Questa vostra bella terra richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità. Tutti sappiamo i nomi di queste forme di corruzione e di illegalità”.
In circa 200mila hanno partecipando alla messa presieduta da Papa Francesco nella grande piazza davanti alla Reggia di Caserta. Una cifra resa nota dalla questura e confermata dallo stesso questore Giuseppe Gualtieri che è rimasto in campo per tutto il tempo accanto ai suoi uomini. “Sta andando tutto bene, nessun problema. La piazza è piena, i numeri sono quelli previsti”, ci dice tranquillo facendosi fotografare coi “papa boys”, durante la giornata, i ragazzi volontari in maglietta gialla.
Tutto tranquillo al punto che alle 18 si decide di aprire le transenne e far entrare nella piazza anche chi non aveva il biglietto. E sono altre migliaia di persone che fanno in tempo a salutare il Papa che ha fatto il consueto giro con la papamobile, fermandosi per carezzare bambini e disabili. Mentre migliaia di ombrelli colorati rimanevano aperti per proteggere dal sole che, segno di speranza, ora illumina e avvolge la piazza casertana.
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