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Equo compenso, oltre 2000 firme contro la delibera. La protesta e l’irruzione nella sede del sindacato a Roma

di Norma Ferrara il . Lazio

Oltre 2000 firme per dire “no” alla delibera sull “equo compenso”, per i giornalisti collaboratori esterni delle testate giornalistiche. Una manifestazione davanti alla Federazione nazionale della Stampa a Roma e l’irruzione dentro la sede del sindacato da parte dei tanti coordinamenti di giornalisti precari che oggi, in una conferenza stampa a margine, hanno chiesto le dimissioni del segretario e dell’intera giunta della Fnsi.

Stop Fnsi”, scontro giornalisti autonomi e vertici del sindacato unitario. La manifestazione “Stop Fnsi”, indetta sui social network, ha visto la presenza di una cinquantina di giornalisti giunti da diverse città italiane, da Milano a Napoli, in un presidio in corso Vittorio Emanuele II a Roma. “Stop iniquo compenso e iniquo contratto”, “Il papa dice che l’equo compenso è adorazione del male”, “Giornaliste e Giornalisti non sono schiavi” sono alcuni dei cartelli portati in strada e davanti alla sede del sindacato. Dopo aver spiegato al megafono le ragioni della protesta e indirizzato cori come “vergogna, dimissioni” all’indirizzo del palazzo, una nutrita delegazione, tessere del sindacato e dell’ordine alla mano, è salita fino al secondo piano. Durante l’irruzione è stata interrotta una riunione della giunta e si sono verificati momenti di tensione in un battibecco fra il segretario della Federazione Franco Siddi, principale accusato per gli accordi siglati, e gli organizzatori della manifestazione. L’accordo sul lavoro autonomo – ribattezzato “iniquo compenso” – e il contratto truffa sottoscritti senza alcuna consultazione – dicono gli organizzatori della manifestazione #stopFnsi – sono accordi che legalizzano lo sfruttamento e retribuzione da fame dei giornalisti autonomi e sanciscono per contratto l’esercizio dilettantistico della professione, infliggendo un colpo mortale alla alla dignità dei lavoratori e alla libertà di stampa”.

Perché protestano i giornalisti e cos’è la delibera sull’equo compenso.  Ad alcuni mesi dall’approvazione della Legge che introduce, dopo anni di silenzio,  il diritto ad un equo compenso  per  i collaboratori autonomi  dei giornali, il 19 giugno scorso Fnsi, Fieg e Governo hanno chiuso la partita sul tariffario minimo garantito. In sostanza, un editore secondo queste nuove tariffe, potrà pagare un giornalista:  20,80 per un  articolo su un quotidiano; 6,25 euro per una segnalazione ad agenzie e web (eventualmente integrata di un paio di euro se con foto e video); 67 euro ad articolo per i periodici; 14 euro per un articolo su periodici locali; 40 euro per le tv locali, ma solo con un minimo di 6 pezzi al mese; 250 euro per un pezzo sui mensili.  Nelle ore successive è arrivata la reazione dell’Ordine dei giornalisti (che aveva lavorato su altre tariffe e le aveva consegnate alla Fnsi) del coordinamento precari e dei giornalisti free lance che,  attraverso numerose e diverse iniziative,  hanno dato il via a diverse forme di protesta contro questo accordo sindacale che tradisce lo spirito con cui, mesi fa, si era arrivati ad istituire una commissione ad hoc per il  tariffario. Sulla piattaforma Change.org il 23 giugno viene lanciato  un appello rivolto al  sottosegretario Luca Lotti, con delega all’editoria perché “ritiri la delibera attuativa della legge sull’equo compenso per i giornalisti freelance e atipici”. Ieri sono state raggiunte le 2000 firme a sostegno della petizione:molti sono giornalisti ma tantissimi sono cittadini che hanno scelto di sostenere questa battaglia per la  libertà e la qualità dell’informazione. Le firme saranno inviate al sotto segretario all’Editoria. Luca Lotti,  con la richiesta di ritirare questa delibera.

La mobilitazione e le reazioni.  Fra le altre, in questi giorni sono arrivate  le prese di posizione della “Rete della Conoscenza”, l’associazione animata dalle sigle sindacali degli studenti medi e universitari e  una nota dei sindacati nazionali, FeLSA CISL, NIdiL CGIL, UIL Tem.p@, contro quello che definiscono “uno sfruttamento legalizzato”. Contro la delibera sull’equo compenso si è schierato  anche l’Ordine dei giornalisti che in questi giorni ha deciso di inviare il testo al Tar – come dichiarato dal presidente dell’Odg, Enzo Iacopino “per violazione di legge e sviamento di potere e anche per l’apprendistato professionalizzante perché viola leggi dello Stato”. Infine, ha fatto sentire la sua voce anche l’Unione cronisti italiani che in un  dettagliato documento ha motivato il suo disaccordo sia sulla delibera che sul contratto nazionale del lavoro stipulato fra Fieg e Fnsi proprio pochi giorni dopo l’accordo sui co.co.co. Il sindacato unitario, dal canto suo, ha spiegato in questi giorni che la delibera sull’equo compenso, che stabilisce il minimo e non una cifra massima, cui gli editori si atterranno era “l’unico accordo che si poteva attenere, visti i rapporti di forza in campo”.

Qui il video con il racconto della giornata e le risposte della Fnsi

 

 

 

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