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In Calabria la Madonna si inchina davanti alla casa del boss

di redazione Scirocconews il . Calabria

I FATTI  a cura di Scirocconews- A Oppido Mamertina anche la Madonna si inchina al boss mafioso. Non è bastata infatti la scomunica del Papa alla ‘ndrangheta per far perdere l’abitudine di chinare il capo davanti ai capimafia. Così è successo che durante la processione della Madonna delle Grazie nella cittadina del Reggino, il corteo religioso si sia fermato davanti alla casa del capomafia Giuseppe Mazzagatti: trenta secondi di sosta per simboleggiare l’inchino al potente boss di 82 anni, ai domiciliari per motivi di salute. Un gesto insopportabile per cittadini con la schiena dritta e tanto più per i carabinieri. Sdegnato, il maresciallo di Oppido, Andrea Marino, ha così deciso di abbandonare platealmente la manifestazione insieme agli altri militari.

 

Ma non solo. ”Il maresciallo si è scostato rispetto alla processione – spiega il comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Lorenzo Falferi – per poter filmare con una telecamera il gesto dell’inchino davanti all’abitazione del boss, e procedere all’identificazione sia dei portatori della statua sia di chi ha dato l’ordine di compiere questo gesto”.

Un “rituale ributtante” secondo il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Che commenta: ”La lotta a tutte le mafie è anche nei comportamenti di chi si oppone ad antiche servitù e soggezioni di chi le omaggia ed è anche in chi prende le distanze da deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi di chi soggiace alle loro logiche di violenza”. Papa Francesco, “un combattente”, sottolinea Alfano, “qualche giorno fa ha detto che questa è l’unica strada per una vera e propria rivoluzione sociale. Per un no forte a chi è schiavo del male e della cultura della morte. Questo vale per tutti -prosegue il ministro dell’Interno- per ognuno nel proprio ruolo. Ma soprattutto per chi, proprio per il ruolo, ha il compito e la responsabilità di guidare una comunità e di educare”. Alfano definisce dunque “esemplare il comportamento dei Carabinieri che si sono allontanati -mentre altri compivano quel gravissimo gesto- per mantenere pulita la loro divisa e integro l’alto valore delle istituzioni che rappresentano”.

Plaude al gesto dei militari anche Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso il tribunale di Reggio Calabria. ”I carabinieri hanno fatto benissimo ad allontanarsi. I servitori dello Stato non possono tollerare il minimo compromesso o tentennamento nei confronti della ‘ndrangheta”, commenta. ”Sta agli altri – rimarca Gratteri – come ho detto sia prima e sia dopo che Papa Francesco venisse in Calabria, essere consequenziali e coerenti con quello che ha detto Bergoglio e con quello che abbiamo scritto con il libro ‘Acqua santissima’ (di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso sulle contiguità tra ‘ndrangheta e chiesa cattolica, ndr)”. ”E’ ora di finirla con la retorica delle parole – taglia corto il magistrato da vent’anni in prima linea contro la ‘ndrangheta – e incominciare a prendere provvedimenti con chi ha violato le regole della Chiesa e le parole di Papa Francesco”.

La presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo Marino per ringraziarlo per ”la lealtà alle istituzioni e il senso dello Stato” dimostrati in occasione della processione. “Quanto è avvenuto nel corso della processione sconcerta e addolora -afferma Bindi- e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti incontrando anche il maresciallo Marino”.

Per monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Ionio e segretario generale della Cei, ”la Madonna non si inchina ai malavitosi. Chi ha fatto fare l’inchino alla Madonna le ha fatto fare un gesto che la Madre di Dio non ha mai fatto. Si è inchinata la statua, non la Madonna’”. E “nonostante quello che è successo – aggiunge mons. Galantino- resta forte l’importanza di quello che Papa Francesco ha detto proprio qui 15 giorni fa. Anzi fa emergere quanto bisogno ci sia di una traduzione in atti delle sue parole in termini di formazione, consapevolezza e sensibilizzazione. La lotta a questi fenomeni si fa formando le persone”.

Milito: prenderemo provvedimenti

E’ fortemente contrariato il vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, mons. Francesco Milito, dopo aver appreso la notizia della sosta della processione davanti all’abitazione del presunto boss della ‘ndrangheta Giuseppe Mazzagatti. Mons. Milito oltre a prendere le distanze dall’episodio annuncia che saranno presi dei “provvedimenti energici in modo da far capire che non ci possono essere alleanze contro la fede”. Mons. Milito, 66 anni originario di Rossano Cosenza), guida la diocesi di Oppido-Palmi dal 4 aprile del 2012. Stamane dopo aver saputo della vicenda della processione della Madonna delle Grazie, il prelato non ha esitato il fatto come “molto grave”. “In tempi brevi – ha aggiunto – prenderemo tutte le informazioni in modo da avere un quadro completo, sia sui fatti che sulle persone, di quanto e’ accaduto. La cosa certa è che prenderemo dei provvedimenti”. Il Vescovo, che stamane era a Oppido Mamertina, è poi partito per impegni pastorali. Ma il suo pensiero è sempre rivolto a quanto accaduto in questi ultimi giorni. “Non c’è bisogno di comprovare, perché c’è il fatto, e basta. C’e’ soltanto necessitaà di avere elementi di comprensione maggiore. Al di la’ di questo, le mie posizioni saranno molto energiche sull’argomento. Saranno tali da far capire che bisogna nel modo più assoluto ricordarsi sempre che non ci possono essere alleanze di alcun genere che siano contro la fede. Questo è un punto fermo, quali che siano le tradizioni ataviche, i collegamenti che possono esserci, le interpretazioni che si possano dare”. Il prelato affronta anche il tema della crescita della coscienza civile in Calabria contro la ‘ndrangheta. “C’è da parte di tanta gente un rifiuto netto – ha detto – anche perché qualcuno paga di persona. In tante parrocchie si fa opera di educazione delle coscienze senza concedersi un attimo di tregua. Ma non si puo’ negare che attorno e accanto a questa posizione ferma di tante persone, sopravvive ancora, per tanti motivi, questa forma di omertà, di paura, di non avere il coraggio, o di volere comunque imporre stili che, comunque, con la fede nulla hanno a che fare”.

Sindaco: nessuna reverenza al boss

“Noi siamo una giovane amministrazione che si è insediata da 40 giorni e non abbiamo nessuna riverenza verso un boss. Se i fatti e le motivazioni di quella ‘fermata’ sono quelli ricostruiti finora noi siamo i primi a condannare e a prendere le distanze”. A dirlo all’Adnkronos è Domenico Giannetta, sindaco di Oppido Mamertina, dove la processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico di Oppido Mamertina si è fermata vicino all’abitazione del boss della ‘ndrangheta, Peppe Mazzagatti, ai domiciliari per motivi di salute.

“A quanto appreso finora – spiega ancora il sindaco – la ritualita’ di girare la madonna verso quella parte di paese risale a piu’ di 30 anni ma questa – chiarisce Giannetta – non deve essere una giustificazione. Se la motivazione è, invece, quella emersa condanniamo fermamente. Noi – sottolinea – siamo un’amministrazione che vuole perseguire la legalità“. Il sindaco ha annunciato inoltre l’intenzione di convocare una conferenza stampa in Comune per domani mattina intorno alle 11 per chiarire quanto accaduto.

D’Alia, vergognosa la tappa processione a casa boss

“Quanto accaduto in Calabria, nel comune di Oppido Mamertina, è tristissimo e vergognoso: un plauso e tutta la nostra solidarietaà ai carabinieri che, da veri servitori dello Stato che non si piegano al crimine, hanno abbandonato la processione della Madonna delle Grazie, destinata a una tappa ‘ossequiosa’ sotto casa del presunto boss locale”. Lo afferma in una nota il Presidente dell’Udc, Gianpiero D’Alia, componente della Commissione Giustizia di Montecitorio, che chiede “la massima severita’ nei confronti di chi ha compiuto questo sfregio verso le istituzioni e il sentimento cristiano, a pochi giorni dalla straordinaria visita di Papa Francesco in Calabria”.

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