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Croazia: è partita la sfida alla criminalità organizzata

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Dopo il duplice
omicidio che lo scorso 24 ottobre è costata la vita ai giornalisti
Ivo Pukanic e Nino Franic, la Croazia si ritrova nel disperato bisogno
di creare un argine al dilagare della criminalità organizzata. Da ieri,
infatti, è operativa l’unità speciale della polizia che avrà come
compito esclusivo quello di fronteggiare la violenza mafiosa. A dirigerla
è stato chiamato Tihomir Kralj, ex assistente del capo della polizia
criminale. “Anche se l’unità è stata costituita un paio di mesi
fa, i suoi capi sono stati nominati oggi (giorno 28, ndr)”,
afferma un portavoce della polizia all’agenzia Reuters. Ritardi pesanti
per un paese che sta concentrando tutti i suoi sforzi per concludere
al più presto i negoziati per l’ingresso nell’Unione Europea. Critiche
e preoccupazioni provenienti da Bruxelles hanno spinto le istituzioni
a dare priorità alla lotta al crimine organizzato e alla corruzione
dilagante.

L’unità
speciale della polizia, che lavorerà in stretto contatto con i Procuratori
dello stato e con l’Ufficio anti-corruzione, avrà la possibilità
di condurre investigazioni sui patrimoni e sui beni dei sospettati,
misura che precedentemente non era consentita dalla legislazione. “La
mafia ha dichiarato guerra allo Stato e alla società croata”, ha
dichiarato alla Reuters il presidente del Parlamento Vladimir Seks.
Le istituzioni croate si preparano a rispondere all’offensiva mafiosa.
Decine di arresti in tutto il paese; la polizia indaga sul possibile
coinvolgimento di cani sciolti delle forze armate, la società
civile si mobilita. Tuttavia, non mancano timori per altri possibili
attentati. Il Presidente della Repubblica Stjepan Mesic, come riporta
Il Piccolo” di Trieste è lapidario: “fino a quando non
saranno catturati l’attentatore e gli eventuali mandanti, anche il
capo dello Stato potrebbe essere bersaglio della criminalità organizzata
o di un gruppo terroristico”.

L’omicidio
di Ivo Pukanic ha destato allarme anche in Italia. La Direzione Distrettuale
Anti-mafia di Bari, titolare di una complessa inchiesta sul traffico
internazionale di sigarette provenienti dal Montenegro, aveva collaborato
col giornalista croato. Proprio dalle colonne di “Nacional
Pukanic aveva svelato alcuni retroscena del contrabbando, chiamando
in causa il presidente del Montenegro Milo Djukanovic. Il pm Giuseppe
Scelsi affida le sue dichiarazioni all’Ansa: “siamo particolarmente
allarmati per l’uccisione di Pukanic e per le modalità con le quali
è stato compiuto l’attentato, perché il giornalista è uno dei testimoni
più importanti della nostra inchiesta sulla mafia dei Balcani”. Un
altro testimone, il giornalista Dusko Jovanovic, direttore del settimanale
Dan”, venne ucciso in un attentato il 27 maggio del 2004,
dopo aver ripreso i reportage pubblicati da “Nacional”.

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