Equo compenso, le proteste e l’appello dei giornalisti
Dopo mesi di riunioni, silenzi e tentennamenti una delibera governativa lo scorso 19 giugno 2014 ha chiuso l’accordo la tra Federazione Italiana Editori di Giornali e Federazione Nazionale Stampa Italiana sull’equo compenso per i giornalisti. In sostanza, questo il tariffario minimo per un collaboratore: 20,80 per un articolo su un quotidiano; 6,25 euro per una segnalazione ad agenzie e web (eventualmente integrata di un paio di euro se con foto e video); 67 euro ad articolo per i periodici; 14 euro per un articolo su periodici locali; 40 euro per le tv locali, ma solo con un minimo di 6 pezzi al mese; 250 euro per un pezzo sui mensili. Questo è ciò che editori e sindacato dei giornalisti hanno stabilito come “equo compenso” per cronisti a collaborazione coordinata e continuativa.
Pronta la reazione dell’Ordine dei giornalisti, del coordinamento precari e dei giornalisti free lance che, attraverso numerose e diverse iniziative, in queste ore protestano contro questo accordo sindacale che tradisce lo spirito con cui, mesi fa, si era arrivati ad avviare la battaglia sul “giusto” compenso e ad istituire una commissione ad hoc per il tariffario. In queste ore, la mobilitazione dei free lance si diffonde attraverso il web. Sulla piattaforma Change.org l’appello diretto al sottosegretario Luca Lotti, con delega all’editoria perché “ritiri la delibera attuativa della legge sull’equo compenso per i giornalisti freelance e atipici”.
“Tre euro l’ora – scrivono i promotori dell’appello – Questa sarà la paga per il 60 per cento dei giornalisti italiani, con la firma della delibera attuativa della legge sull’equo compenso, emanata venerdì 20 giugno, per i giornalisti freelance e con contratti atipici. È il prezzo che gli editori sono disposti a pagare per realizzare servizi e inchieste.[….] I freelance e gli atipici rappresentano la maggioranza assoluta dei giornalisti attivi. Sono loro – sottopagati – a “consumare le suole delle scarpe”, portando le notizie, mantenendo i contatti quotidiani con le fonti, rischiando, quando va bene, qualche querela di troppo. Oppure sono usati come jolly nelle redazioni, rimanendo eternamente in attesa di un contratto, sempre più lontano. Sono il cuore dell’informazione italiana. A basso prezzo, pagati meno che in Brasile, per fare un esempio. […] “In gioco – si legge in un altro passaggio dell’appello – non c’è solo la sopravvivenza di migliaia di professionisti, ridotti alla fame. C’è il diritto costituzionale della libera informazione, perché è evidente che un giornalista sottopagato è ricattabile, prima di tutto dal suo editore. A queste condizioni non è possibile informare con la dovuta cura, rispettando la deontologia professionale, andando oltre il semplice copia e incolla di un comunicato stampa, verificando rigorosamente le notizie, sentendo le fonti anche non ufficiali, approfondendo i temi che si vogliono trattare (qui l’appello integrale http://www.change.org/it/petizioni/on-luca-lotti-sottosegretario-di-stato-con-delega-all-editoria-ritiri-la-delibera-attuativa-della-legge-sull-equo-compenso-per-i-giornalisti-freelance-e-atipici)
La battaglia sull’ equo compenso per giornalisti non riguarda solo i collaboratori dei giornali ma soprattutto i cittadini e il loro diritto ad essere informati. Senza un giusto compenso non possono esserci le condizioni per una informazione libera e autorevole, verificata e di qualità. Per questa ragione l’appello lanciato in queste ore – e le iniziative che si stanno organizzando grazie all’impegno dei giornalisti che seguono da anni questo tema – chiedono la partecipazione attiva dei colleghi ma soprattutto il sostegno dei lettori che hanno diritto ad una informazione libera nel Paese.
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