Gli aiuti italiani alla Libia per controlli delle coste inesistenti
Si continua a morire in mare, innanzi alle coste libiche, con i gommoni stracarichi di migranti africani diretti verso la Sicilia, alcuni presi anche a bastonate dai “procacciatori” dei viaggi, poco prima di essere imbarcati. Il sottosegretario alla Presidenza Delrio, intanto, rende noto che, nel semestre di presidenza italiana dell’UE, si organizzerà una importante conferenza europea ( in passato ce ne sono state altre, sempre inutili!) con i paesi del nord Africa e del Subsahara in cui saranno affrontati i problemi della cooperazione in tema di migrazioni. Rivendicando, poi, con orgoglio, lo straordinario impegno degli uomini della nostra Marina Militare impegnati nella operazione Mare Nostrum, Delrio ha tenuto a sottolineare come, oltre all’azione di salvataggio in mare di migliaia di persone, si stia “..cercando di ricostruire la capacità libica di gestire il fenomeno migratorio anche nel settore dell’accoglienza”. Sul punto, ha parlato di “..consistente impegno in termini di fornitura di mezzi e di materiale per la lotta al traffico di migranti”. Non so quali informazioni abbia avuto Delrio per fare tali impegnative dichiarazioni, ma vorrei solo richiamare, sinteticamente, quanto è stato fatto dal nostro paese, da molti anni a questa parte, ( sin dai tempi del col. Gheddafi) con risultati davvero scadenti, per la Libia, al fine di “..incrementare la capacità operativa delle forze di sicurezza di quel paese, mettendole in condizione di impedire la partenza per l’Italia e intervenire efficacemente ai fini del soccorso in mare “( da documenti del Ministero dell’Interno, aprile 2012). Degli oltre 55mila migranti-profughi soccorsi/sbarcati nel 2014, alla data del 15 giugno u.s., sono stati circa 52mila quelli partiti in punti ben noti dalle coste libiche. La conferma, dunque, di una sostanziale, completa incontrollabilità del territorio da parte delle autorità, alle prese con gravissimi problemi interni e dove milizie armate e bande si scontrano in continuazione. Il buon senso suggerirebbe, dunque, di attendere che si insedi un Governo con cui poter interloquire per evitare che gli ulteriori gravosi impegni italiani non si risolvano nel solito “buco nell’acqua”.
Infatti, già nell’aprile 2012, con il nuovo Governo libico di allora, era ripresa la cooperazione, prevedendo, tra l’altro, lo svolgimento, in Italia, di corsi di formazione per il personale di polizia libico, la fornitura di equipaggiamento, la rimessa in efficienza, dopo la guerra libica, di una ventina di imbarcazioni cedute, negli anni passati, dalla Polizia italiana e di sei motovedette della Guardia di Finanza, donate nel 2009, e la sostituzione di tre motovedette con altrettante nuove. Era stata prevista anche la ristrutturazione di alcuni fatiscenti centri di accoglienza per migranti ( si potevano magari sistemare meglio i nostri centri e, magari, terminare i lavori di quello di Lampedusa, inattivo da tre anni) resi ancor più precari durante gli eventi bellici. A distanza di oltre due anni, con un impegno finanziario non di poco conto ( diverse decine di milioni di euro), con la lentezza che caratterizza le strutture e gli apparati pubblici in generale, sia civili che militari, a maggio 2014 sono “pronte per la consegna alle autorità libiche” tre motovedette rimesse in efficienza ( due da 34 metri e una da 22 metri) in uso alla Guardia di sicurezza costiera del Ministero dell’Interno libico. Altre due motovedette si trovano presso i cantieri navali di Bizerta (Tunisia), mentre per una terza imbarcazione si è dovuto attendere il nullaosta di una non meglio indicata “milizia” locale (!) che si era opposta al trasferimento a Bizerta (questo per dare un’idea di quale sia le situazione). Altre motovedette della classe “Bigliani” sono attualmente in fase di “restyling”, a cura della Guardia di Finanza, presso la struttura logistica di Miseno (Napoli) e, dopo il collaudo, previsto a breve, potranno essere riaffidate alla Guardia costiera del Ministero della Difesa libico. A tutto questo si aggiungono i costi per molti corsi di formazione svolti a favore dei libici, l’ultimo a marzo di quest’anno, sulla “guida operativa urbana ed extraurbana”, ed altri programmati più specifici ( per addetti ai controlli di frontiera, nella lotta ai trafficanti, nella gestione dei centri per migranti, nel falso documentale). Altre iniziative di assistenza tecnica rientrano nel progetto Sahmed, finanziato dall’UE, e riguardano la fornitura di 4 autoambulanze, 4 autobus, la ristrutturazione di 2 o 3 centri per migranti e la fornitura di apparecchiature informatiche. Insomma, uno straordinario aiuto che viene dato ai libici, dai quali ci si dovrebbe aspettare di più nel contrasto alle bande di trafficanti di persone che infestano da troppo tempo alcune città e controllano le coste marine.
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