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Trapani, operazione “Aragosta”

Di Rino Giacalone il . Sicilia

«Gomorra» anche dentro al carcere. La protervia e l’arroganza camorristica scoperta tra le celle del carcere di San Giuliano. Quattro camorristi condannati all’ergastolo, detenuti a Trapani, volevano per loro, per soddisfare i loro delicati e sofisticati palati, aragoste e champagne, caviale e babbà e anche le caratteristiche mozzarelle di bufala campana. Per farsi arrivare queste libagioni nelle loro celle avevano pensato di avvicinare un agente penitenziario, questi poi era stato contattato da parenti dei carcerati e si era vista formalizzare l’«offerta», 1500 euro al mese per esaudire i desideri dei quattro e mettersi a loro disposizione. L’aragosta e lo champagne dovevano arrivare per primi, poi doveva occuparsi di fare arrivare anche telefonini e armi da taglio.

L’operazione «Aragosta», non poteva chiamarsi altrimenti, di carabinieri e penitenziari è scattata grazie alla denuncia dell’agente. Le telecamere, piazzate dagli investigatori, hanno ripreso lo scorso agosto il momento dello scambio denaro-generi alimentari. L’agente penitenziario infatti aveva finto  di accettare la proposta, ad agosto, al primo appuntamento col cognato di uno dei camorristi, si è presentato però «scortato» dai carabinieri e dai suoi colleghi perchè nel frattempo aveva denunciato ogni cosa ai suoi superiori e quindi alla Procura. Quando lui si è allontanato dopo avere ricevuto denaro e buste da portare in carcere, i militari hanno fatto la loro comparsa arrestando per corruzione la persona con la quale l’agente aveva fino a poco prima dialogato, Francesco Nocera, napoletano, commerciante e incensurato, cognato di Arcangelo Valentino, quello che avrebbe organizzato la corruzione.

La scorsa notte le indagini, coordinate dai pm Andrea Tarondo e Paola Biondolillo, andate avanti in assoluta segretezza, per verificare se vi fossero altri complici, hanno portato all’arresto di Annalisa Nocera, sorella di Francesco e compagna del Valentino. La donna su ordine del gip Pietro Grillo è stata posta negli arresti domiciliari nella sua casa a Napoli. Gli altri ordini di cattura sono stati notificati in cella oltre che a Valentino, ai suoi sodali con lui già detenuti e cioè Giuseppe Castaldi, Massimliano Esposito e Nicola Palumbo. In pratica coloro i quali avevano ordinato le migliori prelibatezze. Tutti e 4 è però da agosto che non stanno più assieme: non sono nè nelle stesse celle nè nello stesso carcere, ma trasferiti in strutture diverse e lontane fra di loro. Per loro, tutti appartenenti al potente clan Di Lauro di Napoli, ci potrà essere soltanto il solito menù carcerario e non potrà esserci altro.

A fare da scena alla vicenda ciò che accade dentro le carceri dove poter disporre di beni normalmente non a disposizione degli altri detenuti, pone il recluso in una posizione di «potere» e «supremazia», e i 4 camorristi tra i 100 detenuti nella sezione di massima sicurezza del carcere di Trapani pare fossero dei «mammasantissima» ossequiati. Solo perchè forti di tutto questo, che li mostrava in grado di possedere un certo «tenore di vita» nonostante detenuti e pensando di avere tanto «prestigio» e autorevolezza criminale, hanno avvicinato quell’agente pensando di riuscire a comprarlo, piegandolo alle loro richieste.

Lui ha finto di «stare al gioco» ma allo stesso tempo ha mandato all’aria i loro piani. Almeno stavolta la camorra ha dovuto battere in ritirata. E «Gomorra» in questo caso non ha fatto paura.

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