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La criminalità russofona in Italia

di Piero Innocenti il . Senza categoria

di Piero Innocenti /// — E’ noto come la criminalità di matrice russa (“organizatsya o mafiya”) si sia andata consolidando e diffondendo in molti paesi dopo la fine del regime sovietico che si era vantato di aver inibito la crescita delle organizzazioni criminali. In realtà, i caratteri specificamente mafiosi della malavita russa, ossia la sua stretta contiguità con settori della politica, della burocrazia, degli apparati militari e di polizia, lasciavano intendere una sua già solida infiltrazione nell’ambito della nomenklatura, se non una sua genesi a partire dai settori corrotti di questa. Che ci fossero seri pericoli di una sua rapida espansione fu un magistrato italiano, nel lontano marzo 1996, Bruno Siclari, allora capo della Direzione nazionale Antimafia, ad esternare la sua preoccupazione per la penetrazione nel nostro paese delle Triadi cinesi e della mafia russa. L’anno prima, la Commissione esteri del Senato americano in un documento aveva ricordato che “..la mafia russa è un passaggio obbligato dal regime sovietico al libero mercato (…) i boss saranno i Rockfeller del futuro, saranno loro stessi, aumentato il capitale, a chiedere leggi e regole per proteggere le loro proprietà e i loro mercati”. Quanto ai rapporti con le mafie nostrane i primi contatti per discutere di riciclaggio, di narcotraffico e di commercio di materiale nucleare, sono addirittura di qualche anno prima come lo ricordava, in una intervista dell’ottobre 1993, Luciano Violante, allora presidente della commissione parlamentare antimafia. Cosa sia successo da allora è sotto gli occhi di tutti, anche nel nostro paese dove si aspetta sempre che le situazioni diventino emergenziali prima di affrontarle con l’impegno e la risolutezza necessarie.

I gruppi criminali russofoni sono composti principalmente da cittadini russi ma anche da georgiani, ucraini, moldavi, bielorussi e armeni. Negli ambienti investigativi italiani ed europei si tende ad inquadrare in due “raggruppamenti” i sodalizi criminali di provenienza dai paesi dell’ex Urss: il “gruppo slavo” che include russi, bilelorussi e ucraini; il “gruppo caucasico”, composto da georgiani, azeri, armeni, kazaki, uzbeki, turkmeni e tagiki. Le attività principali sono il traffico di stupefacenti e di armi, il contrabbando di tabacchi, la tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale e le estorsioni. A queste si aggiungono le infiltrazioni nelle attività imprenditoriali legali realizzate spesso attraverso la creazione di numerose società con le più svariate attività commerciali e organizzate secondo il modello delle “scatole cinesi”. I paesi dove la criminalità russa sta effettuando, da tempo, i maggiori investimenti e speculazioni finanziarie sono Israele, Cipro, Austria, Inghilterra, Germania, Olanda, Svizzera, Italia e Spagna. Più recentemente, in alcuni paesi europei tra cui la Repubblica Ceca, Belgio, Grecia e Spagna, si sono andate consolidando cellule della criminalità georgiana specializzate in attività predatorie ( furti in abitazioni, estorsioni in danno di connazionali), in reati contro la persona (omicidi) e riciclaggio di denaro.

Anche l’Italia ha registrato, soprattutto nelle aree del centro sud, un incremento particolarmente forte nella presenza di georgiani passati dai 2.700 circa del 2010 ai circa 7mila di fine 2013, di cui almeno 2mila gravitanti a Bari. E proprio nel capoluogo pugliese ( nel gennaio 2012 è stato assassinato in una piazza centrale Tehuradze Rezai, noto esponente criminale), sarebbe in corso una faida tra i due principali clan georgiani, il Kutaiskaya che raggruppa i georgiani della città di Kutaisi e la Rustavsky-Tibiliskaya, originari di Rustavi e Tiblisi. I due clan fanno capo a due autorevoli esponenti della criminalità russofona e precisamente a Oniani, originario di Kutaisi e al defunto Usoyan, della capitale georgiana Tblisi, storicamente contrapposti nel paese di origine. Nonostante alcune operazioni di polizia giudiziaria svolte nel 2013 e in questo scorcio di anno (l’ultima nel mese di marzo, con l’arresto, da parte della squadra mobile barese, di alcuni georgiani per una serie di furti in appartamenti), si registrano ancora segnali di riorganizzazione, non più limitata ai reati predatori ma di “più ampio respiro internazionale” grazie agli eccellenti rapporti di collaborazione mantenuti con i network in Georgia e alla convergenza di interessi affaristici nel nostro paese delle comunità di georgiani residenti in diversi paesi europei (Svezia, Finlandia, Lettonia, Estonia, Francia, Polonia, Ungheria, Romania, Olanda, Lussemburgo, Portogallo, Grecia). Contatti -non potevano mancare – ci sono stati anche con la ‘ndrangheta per affari nel commercio di droghe e nella fornitura di armi.

I due gruppi criminali stanziatisi a Bari avrebbero collegamenti in altre regioni italiane dove pure si proiettano per consumare delitti e cercare, in tal modo, fuori dalle zone di residenza abituale, di rendere più difficile la loro identificazione.
Analisti della polizia criminale e attività infoinvestigative in atto, evidenziano un particolare interesse di persone collegate alla criminalità russofona ad investire consistenti capitali di dubbia provenienza in immobili di pregio in diverse zone del nostro paese tra cui la Sardegna ( in particolare nella provincia di Oristano), la Versilia, lungo la costiera amalfitana e nella stessa capitale. Alla costa romagnola sarebbero, invece, particolarmente interessati alcuni esponenti della criminalità cecena intenzionati ad investire nei settori dei trasporti e del traffico di merci. Vi sono, poi, gruppi criminali della Moldova e dell’Ucraina che si dedicano ad attività estorsive con modalità tipicamente mafiose e alla commissione di delitti contro il patrimonio. Una presenza, dunque, sempre più crescente e pericolosa della criminalità di matrice russa in Italia evolutasi progressivamente in una ben strutturata organizzazione anche nel contesto europeo.

 

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