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Rassegna stampa 29 maggio

di Cristiana Mastronicola il . Rassegne, Senza categoria

Iovine, vi racconto Stato e camorra. “Sto spiegando il funzionamento reale di un sistema nel quale non esiste solo la responsabilità della camorra, ma essa è responsabile unitamente ad altri soggetti che dal sistema stesso hanno tratto importanti vantaggi”. Parla di “mentalità casalese”, Antonio Iovine, meglio conosciuto come ‘o Ninno, che, nell’ultimo interrogatorio durante il processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, accusa proprio lo Stato di aver avuto il ruolo di garante di questo modus pensandi: “La regola della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle, prima ancora dei camorristi l’ha diffusa sul nostro territorio proprio lo Stato, che invece è stato del tutto assente nell’offrire opportunità alternative e legali alla nostra popolazione. Non voglio allontanare da me la responsabilità che la camorra e io stesso abbiamo avuto, ma probabilmente le nostre condotte sono state anche conseguenza di questo abbandono dello Stato nei nostri confronti”. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il superboss avrebbe confessato il coinvolgimento di imprenditori e funzionari pubblici, in un sistema preciso ed organizzato che consente di “controllare l’assegnamento e l’espletamento degli appalti nei diversi comuni controllati dal Clan dei casalesi”. Una svolta importante, questa, che apre ai pubblici ministeri antimafia la strada delle indagini che potrebbero portare al crepuscolo del clan.

 

Arriva la normativa antimafia sui comuni. Il Ministro degli Affari regionale Maria Carmela Lanzetta e il Ministro dell’Interno lanciano un piano volto ad arginare l’infiltrazione della criminalità organizzata all’interno dei Comuni. Sarebbe in arrivo infatti – secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano – una normativa sullo scioglimento delle amministrazioni infiltrate dai clan da approvare entro giugno insieme al pacchetto di norme sul contrasto alle organizzazioni mafiose. Di certo una spinta è stata data dal risultato delle ultime elezioni amministrative che hanno mostrato come in molti comuni sono stati rieletti candidati (sindaci e consiglieri) già dichiarati “collusi”. Lanzetta, col suo passato da sindaco calabrese vittima di intimidazioni mafiose, afferma che è necessaria una “maggiore attenzione da parte della politica nazionale”. Pensiero confermato dal viceministro dell’Interno Bubbico che segnala l’inquietante verità delle mafie che “puntano forte sui comuni, specialmente se piccoli”. La normativa dovrebbe prevedere una forte limitazione di rielezione e i commissari che interverranno nei comuni potranno prendere provvedimenti anche sui dirigenti comuni. Prevista anche la presenza di una Stazione unica appaltante in modo da controllare gli appalti ed evitare l’infiltrazione delle mafie nelle opere pubbliche.

 

L’intervista a Lorenzo Diana. Trent’anni di opposizione alla camorra e oggi Lorenzo Diana si sente accusare dal superboss casalese Iovine di insinuazioni pesante che lo vedrebbero immischiato negli interessi della malavita organizzata campana. In un’intervista rilasciata a Il Mattino, Diana – oggi presidente della Rete per la legalità – ribadisce con rabbia il suo impegno nel denunciare l’assurdità degli appalti che nell’agro aversano erano affidati alle ditte di Vassallo. Coraggioso e attaccato alla sua terra d’origine, si difende così Lorenzo Diana: “È facile ostentare un impegno antimafia da lontano, al sicuro in altri luoghi. Lo è di meno quando si sceglie di fare l’oppositore sul territorio in una realtà inquinata da gruppi mafiosi, esponendosi a rappresaglie e intimidazioni concrete. Un territorio vischioso, in cui si può anche incrociare un camorrista”. Sulle dichiarazioni fatte da Iovine afferma che finora sono state deludenti e bisognerà aspettare la concretezza di vedere cosa resta dei tesori dell’organizzazione mafiosa e del clan stesso.

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