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100 passi verso il 21 marzo, il ruolo della scuola

Di Alessandra Del Giudice il . Campania, Dai territori



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Mentre si decidono le
sorti della scuola italiana a Marano di Napoli si sta svolgendo il
Marano Ragazzi Spot Festival chiamato a rappresentare il primo di
quei cento passi di legalità ed impegno richiesti alla società
civile a partire dalla scuola per giungere alla giornata della
memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie che il
prossimo 21 marzo si terrà a Napoli.

E’ questo che cerca di
fare da undici anni il MRSF condividendo le parole di Don Luigi
Ciotti: “bisogna sporcarsi le mani” è un piccolo, grande
progetto che lotta per una scuola che deve offrire ai ragazzi
opportunità di incontro e condivisione, di crescere in un ambiente
affettivo e creativo, oltre che normativo.

«Noi
vogliamo che i cento passi che ci separano dal 21 marzo siano
riempiti di storie e di umanità per gridare alla memoria delle
vittime la bellezza del nostro impegno – sottolinea Don Tonino
Palmese
– Penso ad un ricordo di Nisida: uno dei ragazzi, faceva
freddo, era l’ora della merendina, sfregandosi le mani, mi disse:
“viene a prendere la merendina con noi?”. Io penso che se ognuno
di noi incontra nella vita qualcuno disposto a condividere con noi la
merendina con quel calore affettivo espresso dallo sfregarsi delle
mani, io penso che tante persone potrebbero scegliere il bene,
piuttosto che il male. Io credo che anche qui possono avvenire i
miracoli».

Parlare dei cento passi
oggi significa interrogarsi sul ruolo che la scuola ha nel far
scegliere il bene piuttosto che il male ai ragazzi, in particolare in
questo momento in cui le modifiche che stanno per essere messe in
atto nella scuola dallo Stato stravolgono l’essenza stessa della
scuola. E con essa la possibilità di prevenire e curare il disagio
ed il degrado sociale a partire dai primi anni di vita.

“Gli impegni
istituzionali per difendere la scuola pubblica mi stanno portando in
giro per l’Italia ed io ho il compito gravoso di rappresentare gli
assessori delle province italiane. – Ha dichiarato Angela Cortese,
Assessore alla pubblica istruzione della Provincia di Napoli- Ma è
sempre una grande emozione venire al Marano Ragazzi Spot Festival,
quindi ieri sera sono rientrata da Torino 

per essere qui oggi. Ed è
bello ciò che è venuto fuori anche da questo incontro: la capacità
di rompere l’indifferenza. L’indifferenza regna sovrana. Noi
continuiamo a cenare la sera sentendo dei morti imperterriti, non ci
fermiamo più davanti al dolore degli altri, invece io penso proprio
che sia arrivato il momento di fermarci, di riflettere e di agire
così come si agisce qui al Festival. Di incontrarsi, di conoscersi,
di fare insieme.

Le istituzioni
rappresentano il territorio, sono le istituzioni del territorio a
decidere dove avere una scuola, là dove la scuola rappresenta un
elemento di resistenza e di contrasto alla criminalità organizzata.
Non è un numero che fa tenere aperta o chiusa una scuola. E’ il
valore di quella scuola sul territorio. Non è indifferente chiudere
una scuola a Marano, non è indifferente chiudere una scuola di Parco
verde a Caivano, non è indifferente chiuderla a Salicelle ad
Afragola. Sono presidi democratici. In virtù di questa manovra
finanziaria chiuderanno le scuole. Gli enti locali stanno lavorando
molto in queste ore, stanno preparando i documenti, stanno
interloquendo, per quanto possibile con tutti i segmenti dello stato
italiano, perché questo scempio non accada. La scuola ha la mission
di educare, non di mandare fuori, così come lo dice la costituzione.
Mi auguro che non la si tradisca mai anche in nome di questi
ragazzi. Anche in nome di questi ragazzi. Perché il nostro compito è
quello di fargli scontare una pena ma anche di reinserirli. Le nostre
scuole non sono il luogo della condanna, sono il luogo solo
dell’educazione.

Prendersi cura dei
ragazzi nel senso più completo del termine, oltre che un atto
d’amore, scritto nero su bianco nella Costituzione Italiana è il
primo passo concreto per sconfiggere la criminalità organizzata.
Significa portare i ragazzi dalla parte della legalità, della
giustizia e del progresso sociale prima che cadano “dall’altra
parte”. E anche quando ciò accade continuare ad impegnarsi e a
lottare per il loro recupero come fanno, con grandissima passione e
competenza, nell’Istituto di pena minorile di Nisida, il Direttore
Gianluca Guida, e tutto il suo staff.

«Uno
su dieci si salva- ci dice Ignazio Gasperini, Responsabile dei
progetti educativi nel carcere, riferendosi ai ragazzi che fanno un
percorso di recupero. Ma se quel percorso non fosse realizzato la
percentuale scenderebbe ad uno su cento. Il nodo più problematico
del nostro lavoro è l’esigenza di contemperare la sete di
giustizialismo che c’è nella società con l’esigenza di far
eseguire ai ragazzi un’equa pena, e questo è uno sforzo che noi
facciamo. Però c’è anche un’altra esigenza, quella dell’Art.
27: la pena deve tendere alla rieducazione dei condannati. Questa
promessa è doverosa. Prima ho sentito una frase di un ragazzo fuori.
“buttat e chiav”, buttate le chiavi. Noi le chiavi non le
buttiamo mai. Questa frase non la posso condividere e non la
condividono neanche i familiari delle vittime che sono persone
speciali. Lorenzo Clemente, Bruno Vallefuoco, Alessandro Atiochia
hanno teso la mano ai ragazzi. Noi abbiamo il dovere di dare una
speranza ai ragazzi. Voi avete avuto l’opportunità di scegliere
tra un ventaglio di possibilità, la maggior parte di questi ragazzi
la possibilità non l’ha avuta. E noi gliela vogliamo e gliela
dobbiamo dare».

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