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La lezione di Maurizio De Luca

di Umberto Ambrosoli* il . Senza categoria

Talvolta è particolarmente difficile condensare in poche parole le caratteristiche pubbliche di una persona. È il caso di Maurizio De Luca, mancato nei giorni scorsi. Giornalista a Panorama quando era diretto da Lamberto Sechi, poi all’ Espresso di Livio Zanetti, quindi direttore dei quotidiani locali del Gruppo L’Espresso fino a pochi anni or sono.Una professione che ha offerto sfogo alla sua curiosità , manifestazione di una vivacità che giustamente nel suo caso è stata indicata con la bellissima immagine di “giovinezza del cuore”. Un mestiere, soprattutto, inteso da lui proprio come servigio ed interpretato attraverso ricerche e verifiche scrupolose di fatti e documenti, secondo una modalità oggi assai rara. «Cronista di tanti putridumi che si sono svolti nei sotterranei d’Italia», ha detto una volta di sè. Come dargli torto avendo egli iniziato la carriera raccontando la vicenda di Michele Sindona, per passare a poi quella di Roberto Calvi e del crack dell’Ambrosiano, e quindi naturalmente sfociare in quella della P2? Proprio attraverso le sue cronache, libere da vincoli diversi dalla verità, quelle ingarbugliate ed oscure questioni sono state slegate sino a divenire comprensibili anche per tanti cittadini che, nella complessità, trovavano l’alibi per non guardare. Ma che invece capendo, grazie alla penna di Maurizio De Luca, hanno saputo anche indignarsi ed impegnarsi. Approfondire quelle vicende, ed altre prima e dopo, ha voluto dire comprendere e più rapidamente riconoscere le dinamiche, sempre attuali, che sanno far muovere all’unisono in tutto il mondo una certa politica, una certa finanza, il potere mafioso ed altre persone prive di limiti morali. Denominatori comuni di queste dinamiche sono il disprezzo della legalità e la negazione della verità.

Di qui l’impegno di De Luca a loro difesa esercitato in maniera poliedrica: oltre alla professione, negli incontri pubblici, alla radio, in diversi libri, con Libera, in teatro (sua una sceneggiatura proprio per diffondere la conoscenza degli atti Sindona, ad esempio), nella collaborazione, recentissima, per la realizzazione di una fiction Tv. Occasioni, tutte, anche di un esercizio fedele della memoria. Un impegno, il suo, propriamente civile: esorbitante, anzi sacrificante, il proprio interesse diretto e rivolto immediatamente quanto esclusivamente ad una maturazione della collettività, fiducioso di poterla stimolare nella consapevolezza che se in tanti casi appaiono vittoriosi proprio i protagonisti di quelle dinamiche, ciò non dipende dalla debolezza dell’idea di chi vi si oppone, ma da tutti «quelli (e sono stati tanti) che, per pavidità o disinteresse o convenienza non hanno mai voluto capire fino in fondo lo scontro e hanno scelto una colpevole neutralità che, di fatto, ha lasciato prosperare, non troppo disturbati, i manigoldi». Senza grida, senza invettive, mai cedendo ad impulsi oltranzisti, ma con costanza e determinazione, sempre sensibile al tratto umano di ogni vicenda, Maurizio De Luca è fra coloro che hanno permesso il maturare di un pensiero secondo il quale la legalità non è la moda di un momento, nè la parola centrale di uno slogan, nè tanto meno lo strumento per una contrapposizione politica preconcetta e fine a se stessa, ma più semplicemente lo strumento per la migliore convivenza. Essa è ciò che, attraverso i diritti, riconosce e garantisce la dignità della persona

 

Il ricordo di Maurizio De Luca  è stato scritto da Umberto Ambrosoli per “Il Piccolo”

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