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Le trattative fra Stato e mafia

di Piero Innocenti il . Senza categoria

La trattativa Stato-mafia, con il processo penale in corso a Palermo e le varie implicazioni politiche e criminali che ne sono conseguite, hanno suscitato, come era naturale, accese polemiche e discussioni, creando divisioni, in particolare, nei mondi della politica, della cultura e della magistratura. Che la trattativa ci sia stata, come emerso dalle stesse dichiarazioni dei due ufficiali dei carabinieri, Mori e De Donno, coinvolti nella vicenda, è aspetto accertato, anche processualmente, dalla Corte di Assise di Firenze, nel giugno 1998, e dal Tribunale di Palermo, nel febbraio 2006. Che ci sia, poi, qualche eminente studioso e giurista (Giovanni Fiandaca) che cerchi di giustificarla come legittima, invocando, per il Governo del tempo che l’avviò, la scriminante dello “stato di necessità” per salvare un “bene di rango prevalente”, mi pare un’opinione da respingere, non solo sul piano etico. E, tuttavia, già altre volte, in passato, patti, accordi, trattative, intese, ci sono state con la mafia da parte di settori politici e istituzionali e da parte…americana ai tempi dello sbarco in Sicilia. Bisogna leggere con molta attenzione le corpose relazioni delle Commissioni parlamentari antimafia degli ultimi trent’anni per avere un quadro preciso e dettagliato sull’argomento.

In particolare, la più recente, del 2010, con Pisanu presidente. Si parte dalle “intese”, avviate, sin dal 1940, con Cosa Nostra, dalle autorità americane e di “trattativa” tra un ufficiale americano della “intelligence navale” e Lucky Luciano, noto gangster mafioso, in cambio della sua libertà personale e di quella di altri 65 mafiosi. Si parla, nella relazione, di impunità assicurata a numerosi personaggi mafiosi “benemeriti” per il sostegno dato alla liberazione della Sicilia. E stretti “contatti con i capimafia” (famiglia Nasi di Trapani) e “incontri segreti” (quindi vere trattative) si ebbero – come risulta da documenti inoltrati al Segretario di Stato dal console americano a Palermo – già nel novembre 1944 con un generale dell’esercito italiano per verificare la disponibilità (mafiosa) a capeggiare il Movimento per l’autonomia siciliana a sbarco avvenuto degli americani. Ma il rapporto della Commissione antimafia ( sarebbe bello leggerlo e commentarlo ai giovani studenti) relatore A.Tricoli, prosegue nella analisi dei vari episodi isolani, ricordando il “patto armistiziale” di esponenti delle istituzioni con Cosa Nostra (“…due distinte sovranità ove nessuno dei due aggrediva l’altro perché ognuno restava entro i propri confini..”), il “patto di scambio”, richiamato dal capo mafia Riina (“..diamo voto ai politici di nostra preferenza e, previo accordo con gli stessi, devono fare quello che diciamo noi..”), durato diversi anni per interrompersi quando “..i vecchi referenti politici non erano ritenuti più affidabili..”. E poi, ancora, a ricordare l’omicidio Lima, le stragi di Capaci, di Via D’Amelio, l’omicidio Salvo, il “dialogo” dei due ufficiali dei carabinieri sopra citati con Vito Ciancimino esponente dei “Corleonesi” e la successiva “stasi del dialogo” che aveva indotto la mafia al piano stragista del 1993/94. Vedremo quale sarà la verità processuale che emergerà a Palermo, ma è profondamente vergognoso, umiliante, pensare ad un negoziato improntato al “do ut des” con le istituzioni rappresentate  dai due ufficiali dei carabinieri e la mafia. E profondamente irrispettoso nei riguardi di tutte quelle persone delle istituzioni dello Stato assassinate perché “colpevoli” di svolgere correttamente il loro servizio. L’imperativo, oggi più che mai, dovrebbe essere quello di “rinnegare la cultura della mediazione” per sconfiggere tutte le mafie e “restituire alla politica la responsabilità e l’autonomia che le competono”.

In questo senso l’auspicio contenuto nelle “conclusioni” del rapporto della Commissione parlamentare antimafia. Resta da capire chi potrà riuscire ad assolvere veramente tale funzione. O dobbiamo aspettarci altri “mediatori”istituzionali (più o meno occulti) per arrivare a vivere in un paese condizionato ancora dalla criminalità mafiosa? .

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