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L’Aquila: 5 anni di attesa

di Santo Della Volpe il . L'analisi, Senza categoria

“L’Aquila riparte dalla musica, L’Aquila riparte dal turismo, L’Aquila riparte dall’arte e dalla Cultura…ma intanto qui non riparte niente e noi siamo ancora qui, dentro queste casette, sempre provvisorie, da 5 anni ormai”: la signora Anna Maria Barile interpreta l’attesa, la speranza e contemporaneamente la disillusione degli abitanti dell’Aquila ,da quella terribile notte del 2009. Ma forse per la signora Anna Maria il 2015 porterà la ricostruzione della sua casa e quindi il ritorno nel suo quartiere a Santa Barbara, periferia dell’Aquila, nel suo alloggio ristrutturato dopo 6 anni; sembra un miraggio raggiunto, dopo aver atteso per 60 mesi esatti, prima in tenda, poi in questi alloggi di fortuna, le casette sulle “piastre”, quasi sempre lontani dall’Aquila dove comunque il sua compagno lavora, facendo 40 kilometri al giorno in auto. Alloggi inaugurati in pompa magna solo ad uso televisivo, ma che in molti casi sono ormai diventati già vecchi, perché costruiti in fretta, per apparire e per speculare. Altro che miracolo: in quei primi mesi della primavera estate del 2009 si è consumato uno sperpero di energie, di risorse e la divisione in mille direzioni di una comunità fino ad allora unita e solidale, in quelle case arroccate in uno dei centri storici più antichi e belli d’Italia, frequentato da giovani e da universitari; città d’arte e di cultura. Oggi il centro storico è finalmente aperto, i lavori e le gru si vedono dappertutto, ma al tramonto continua a calare il silenzio spettrale ,tagliato dalla luce trasversale senza le ombre di nessun passante. Quindi le luci accese nelle “casette” segnalano presenze lontane dalla socialità, mentre quelle nel centro storico segnalano l’assenza di un progetto di vita, perché per anni l’unico progetto è stato il vuoto, lo svuotamento della città.

Solo da 1 anno e poco più, il progetto è diventato di vera e propria ricostruzione. E oggi si vive sospesi all’Aquila: tra attesa e fatica. Vivono ancora così gran parte dei 47mila sfollati andati via dai comuni colpiti dal terremoto di 5 anni fa. Eppure sinora si sono stanziati dallo Stato ben 12 miliardi di Euro,4 miliardi e 700 milioni per l’emergenza,7,3 miliardi per la ricostruzione. E mentre all’Aquila i lavori cominciano a vedersi, in molte delle 64 frazioni aquilane, tutto è fermo, come a Camarda, dove pioggia e gelo stanno rovinando quello che era rimasto in piedi dopo le scosse. Paesi da presepe, diventati luoghi di abbandono dove poche persone (anziane) rimangono nelle case appoggiate alla montagna, a qual Gran Sasso che sullo sfondo incombe, ma alla fine può anche rasserenare: perché la sua forza può anche dire che il tempo si può modificare, che l’uomo può anche accelerare la sua ricostruzione. E così entrare in questo paese, Camarda, tra l’anziana signora che continua a tenere aperto l’unico negozietto della frazione, tra i gatti che sbucano dalle antiche pietre, ecco che i caschetti gialli di due tecnici che fanno i rilievi delle case lesionate, sembra diventare un augurio di lavori che prima o poi cominceranno, anche qui, Ma sono passati 5 anni…!! “ Niente, io non ho visto niente sino ad adesso, solo la neve, la pioggia che entra nelle fessure, nei tetti non riparati, che diventa ghiaccio d’inverno spaccando i muri ed anche i mobili che sono rimasti a casa. Niente, ho visto”” dice la signora Virgilia Spagnoli , che non si nasconde un sorriso. Gente d’Abruzzo, gente forte, ma fino a quando dura la pazienza?

Nel centro Storico dell’Aquila, il silenzio dei puntelli è conteso dai rumori dei cantieri: dal 1 gennaio 2013,dopo che la gestione commissariale è passata sotto il Comune dell’Aquila, sono stati impegnati 1 miliardo e 443 milioni; ma i primi fondi per il centro storico sono arrivati solo nell’aprile 2013, con 600 milioni di euro di cantieri partiti l’estate scorsa. Gli altri fondi devono essere spesi. Ora si dovranno aprire 41 cantieri nei centri storici e 567 nelle zone periferiche, senza contare i 485 beni artistici e monumentali da restaurare ,tra chiese e palazzi. E manca un miliardo ancora di fondi all’appello della ricostruzione… Numeri e ancora numeri quelli presentati dal sindaco Massimo Cialente (con i deputati e senatori Stefania Pezzopane, Pietro Di Stefano e Giovanni Lolli) al sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Graziano Delrio che sintetizzano, inequivocabilmente, la cronaca di una morte annunciata, quella di una città che magari negli anni sarà ricostruita, ma non avrà più giovani sui quali scommettere. Perché ancora più allarmante delle cifre della ricostruzione, del miliardo che manca all’appello per il 2014, è il dato sulla diaspora di 4.300 giovani di età compresa fra 18 e 35 anni dal post sisma a oggi. A rivelarlo sono i dati del censimento secondo i quali L’Aquila sta diventando una città di vecchi. Nel 2008 la popolazione era pari a 73.414 abitanti che a fine 2013 sono diventati 71.660. Ed i vecchi sono dispersi ormai in tanti luoghi, dai comuni della costa alle casette sparse per la provincia.

Nel 2013 quasi la metà dei cittadini (44,05%) appartiene alla fascia di età compresa fra i 36 e i 65 anni. Un residente su 5 ha 65 anni. Tra il 2004 e il 2013 sono diminuiti i residenti fra zero e 35 anni (-18% i giovani fra 18 e 35 anni). Sono cresciuti quelli con un’età oltre i 36 anni. Dunque non c’è più tempo da perdere, questo il messaggio per Palazzo Chigi. «Il governo si è impegnato a sbloccare, anticipandoli, altri 200 milioni di euro (del miliardo e 200 milioni spalmato negli anni) che si aggiungono ad altri 200 e basteranno fino a giugno, mentre il fabbisogno entro la fine dell’anno è di ulteriori 700 milioni di euro – spiega Di Stefano -. Il governo ha apprezzato gli sforzi perché in 14 mesi abbiamo speso e impegnato 1 miliardo e 443 milioni».  Ora il governo dice che «sarebbe una sconfitta del sistema Paese se la ricostruzione dell’Aquila e del cratere dovesse arrestarsi». La ricostruzione si fa e si farà: ma ci vuole altro tempo. altri fondi, altre leggi da fare. Un grande lavoro pattuglia della ricostruzione ha chiesto anche norme più severe per la ricostruzione privata; un obiettivo che potrà essere raggiunto attraverso una legge delega al governo. Intanto sono passati 5 anni, Il macellaio Giovanni Palumbo,in pieno centro dell’Aquila aveva aperto con tante speranze, già nel 2009, oggi? “ Mah, speranza ce ne ho ancora” dice:” ma quanta stanchezza quanta voglia di mollare che vedo nei visi dei miei clienti, qui a fianco ha aperto anche un ristorante, gestito da giovani, bello, ma per ora ci vedo solo i tecnici, i dirigenti dei lavori…Poca gente…resistere? Si certo, ma per quanto tempo?”.
Sarà una bella città L’Aquila quando tra 5-6 anni i lavori saranno arrivati alla fine. Ma chi ci tornerà a vivere? Che città sarà? A più di 10 anni dal sisma, le comunità disperse, persino le parrocchie divisi,i quartieri che non esistono più…Certo la toponomastica è la stessa e resterà tale. Ma le città sono un’altra cosa, sono persone, sono giovani, sono passeggiate serali e spettacoli notturni, scuole e lezioni, negozi e convegni, “struscio” domenicale, le messe ed i comizi in piazza… Insomma, la vita pulsante di una comunità. Oggi invece l’eco di quelle persone non arriva, neanche da lontano, qui nel centro dell’Aquila:” Ma qui c’è stato un collasso prima, un errore di impostazione successivamente: Nelle prime settimane si è consumato il disastro, la fine della comunità. Che non è stato procurato del terremoto, ma dall’emergenza successiva al terremoto” ci dice Angelo venti, referente di Libera per l’Abruzzo. Un giornalista che questa ricostruzione l’ha vista ora dopo ora, denuncia dopo denuncia. Per la legalità e per la comunità degli aquilani (lui che è marsicano e come tale mastino di lunga educazione a non mollare…). “ Io sono disponibile a tutto ,però, pur di far rianimare l’Aquila” ci dice il sindaco Cialente;” lo dico con chiarezza. AI commercianti, agli abitanti. Tornate nel centro storico, appena la ristrutturazione vi ridarà case e negozi. A costo di pagare io le tasse per i negozi, le Tarsu per gli abitanti per un certo periodo di tempo. Ma la scommessa qui è sociale. Qui deve tornare una città viva, mica un set da film dell’orrore…” . L’intento è quello, la speranza anche: ma la signora Virgilia, tra altri 5-.6 anni, sarà alla vigilia degli 80 anni. Con l’augurio di vedere di nuovo la sua casa a Camarda e di fare la sua passeggiata nel Corso del centro storico dell’Aquila, ci dice che spera che ritornino i giovani, gli studenti. Sicuri di poter vivere in case che non crollano alla prima scossa, e magari non siano umide e già decrepite come le “New Town” di berlusconiana memoria. I giovani: si. I giovani. La speranza ultima dell’Aquila,5 anni dopo.

 

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