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Amministratori pubblici sotto tiro

di Pier Paolo Romani il . L'analisi

Due proiettili calibro 7.65 sono stati trovati ieri dentro una busta indirizzata ad Alessio Valente, Sindaco di Gravina, in provincia di Bari. Questo episodio accaduto in Puglia è solo l’ultimo grave atto intimidatorio ai danni di un amministratore pubblico in Italia.  Nel 2013 sono stati 351 gli atti di minaccia e di intimidazione. Rispetto al 2010, si registra un incremento preoccupante del 66% dei casi, che risulta distribuito tra 18 Regioni, 67 Province e 200 Comuni. Il fenomeno delle minacce e delle intimidazioni verso sindaci, assessori, consiglieri comunali, provinciali e regionali si registra prevalentemente nelle regioni del Mezzogiorno, dove è stato censito l’80% dei fatti rilevati. Al primo posto c’è la Puglia, con 75 casi accertati, seguono la Sicilia, con 70 casi, e la Calabria con 68.

Sono questi, in sintesi, i dati contenuti nel terzo rapporto “Amministratori sotto tiro”, che Avviso Pubblico ha presentato lo scorso 21 marzo a Roma. Un vero e proprio bollettino di guerra. Si parla di una media di 29 intimidazioni al mese, praticamente uno ogni giorno. Lettere e proiettili, auto incendiate, spari alle abitazioni, uso di esplosivi, aggressioni verbali e fisiche; ma anche sequestro di persona, ferimento con colpi di arma da fuoco e omicidio, com’è avvenuto nel luglio dello scorso anno a Cardano al Campo, in provincia di Varese, dove un ex vigile urbano ha ucciso la Sindaca, Laura Prati, a colpi di pistola, ferendo il vice Sindaco.

Il Rapporto di Avviso Pubblico dimostra che la linea della palma delle minacce, per dirla con le parole di Sciascia, si sta spostando anche verso il Nord Italia, sia ad Est che ad Ovest. Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna non comparivano in “Amministratori sotto tiro” del 2010. Ora, insieme, fanno registrare il 12% dei casi nazionali di intimidazione e di minaccia verso amministratori e funzionari pubblici. L’aumento delle intimidazioni nei confronti verso chi gestisce la cosa pubblica sono compiute certamente da esponenti delle organizzazioni mafiose e criminali ma, a partire dallo scorso anno, si è registrato un preoccupante incremento dei gesti violenti compiuti da cittadini esasperati dalla crisi, persone che hanno perso casa e lavoro. Gli amministratori pubblici sono i più esposti alla rabbia sociale e alla perdita di credibilità della politica. Il rischio, è quello di scambiare la parte – la minor parte, quella dei corrotti e dei superprivilegiati – con il tutto. Sono tantissimi, invece, le donne e gli uomini che fanno onestamente il loro lavoro di servizio nel governo della comunità e che, pur in presenza di gravi episodi di minacce e di atti di violenza, non piegano la schiena e continuano ad operare con dedizione e serietà, praticando i principi e i valori della Costituzione.

I cittadini italiani non possono essere passivi spettatori di questa drammatica situazione ma, come ha scritto Rosy Bindi, Presidente della Commissione parlamentare antimafia, nel suo contributo al Rapporto, essi devono sostenere queste persone, che danno un segnale forte e concreto nella difesa della democrazia e della Repubblica. Se non ci può essere mafia senza politica, ci dev’essere una politica senza mafia”. Questa, la convinzione di Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico.

 

 

Pierpaolo Romani, ricercatore e giornalista pubblicista,  è coordinatore nazionale di Avviso Pubblico. Enti locali per la formazione civile contro le mafie e consulente della Commissione parlamentare antimafia, incarico già ricoperto dal 1997 al 2001. Ha collaborato con il Gruppo Abele di Torino coordinando il piano di comunicazione per i giovani Macramé (2001-2005) e con Libera. Associazioni nome e numeri contro le mafie, in qualità di componente  dell’Ufficio di Presidenza (1997-2001). Collaboratore della rivista Narcomafie, è autore di numerose pubblicazioni su mafie, criminalità organizzata e antimafia. 

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