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Stipendi milionari ai manager pubblici, da “poveri” alle forze di polizia

di Piero Innocenti il . L'analisi

Ormai gli scandali, nel nostro paese, sono diventati una costante. Un avvilente bollettino quotidiano. Da leggere velocemente e distrattamente. Da anni, in effetti, ci siamo abituati e con una scrollatina di spalle cerchiamo di pensare ad altro, agli affari personali, di famiglia, al lavoro, insomma al nostro “orticello”. Troppe e insopportabili sono diventate le situazioni di stress, di ansia. L’indignazione di fronte all’arroganza di alcuni politici, alla disonestà, alle ruberie pubbliche, alla evasione fiscale (che si vuole combattere solo a parole!), allo spolpamento dello Stato nelle sue articolazioni, dura poco tempo e basta avere un po’ di pazienza e di pelo sullo stomaco e, magari, spalle robuste, perché dopo il bombardamento mediatico ( che non tutti i giornali fanno) tutto passa e si dimentica. Prendiamo questa storia degli stipendi d’oro (o d’argento che siano) dei grandi manager pubblici: questi non riescono ad arrossire mai, anzi, replicano, ai tentativi governativi dei tagli stipendiali, fortemente risentiti e mai pronti a lasciare la poltrona. E non vale il discorso del merito, perché, infatti, gli stessi premi che dovrebbero essere dati ai dirigenti dello Stato dopo le annuali valutazioni delle loro performance organizzative, in realtà vengono corrisposti a tutti ( o quasi). Una cosa vergognosa se si dà un’occhiata a come non vanno le cose in molti uffici della P.A. Il fatto mi ricorda un po’, per scendere al livello dell’esperienza personale vissuta in Polizia, la vecchia storiella dei “quattro soldi” destinati alla “produttività” ed erogati “a pioggia” per il personale dei vari ruoli dell’Amministrazione Civile dell’Interno (il cui lavoro è importantissimo e i cui stipendi sono bloccati dal 2010) in servizio presso le Questure. Una “equa” ripartizione (mediamente poco più di 340 euro lordi) senza tener conto delle singole persone ( salvo eventuali assenze per cause varie) e alle capacità realmente espresse nel corso dell’anno era la regola da rispettare, con la “partecipazione” dei sindacati di categoria. Alla somma elargita potevano aggiungersi circa 200 euro, sempre lordi, per il personale che avesse partecipato a “progetti” specifici nell’anno. Così vanno le cose nelle Questure italiane, ridotte sempre più a poveri ( sul piano delle risorse umane ed economiche) uffici periferici con cui l’amministrazione della pubblica sicurezza dovrebbe adempiere alle delicate funzioni di tutela e di servizi fondamentali per i cittadini. Mentre si parla di stipendi annui milionari e di premi megagalattici, si deve assistere all’ulteriore miserabile operazione di spending review sulla Sicurezza ( con la S maiuscola come ci hanno ricordato, recentemente, i Carabinieri del Cocer di Roma), con poliziotti, carabinieri e finanzieri, ai vari livelli, ancora fermi, da alcuni anni, a magrissimi stipendi, costretti, in molti casi e in molte città, a svolgere altri lavori per arrotondare lo stipendio e cercare di far vivere una vita decente alle famiglie.

Per giunta, agli arruolati degli ultimi anni, la prospettiva della pensione è quella di una decurtazione sostanziosa. Appiattimento anche delle retribuzioni dei funzionari di polizia ( e gradi corrispondenti nelle altre forze di sicurezza) rispetto ai ruoli intermedi, con profonda demotivazione della classe dirigenziale e mentre le responsabilità nella direzione di delicati uffici e reparti di ps o di singole articolazioni delle questure (soprattutto in ambiti regionali dove il servizio è più duro) si fanno sempre più stringenti. Per non parlare del “congelamento” (ormai diventata ibernazione) dei trattamenti economici spettanti a dirigenti che, dopo un certo numero di anni, avevano maturato il diritto ad un trattamento economico della qualifica superiore e ai quali viene corrisposta una modesta somma di denaro “una tantum” a parziale compensazione del blocco stipendiale vigente. Perché non inserire nelle retribuzioni degli operatori della sicurezza, di tutti e a tutti i livelli, un “tetto” fisso ed uno “variabile” legato ai risultati raggiunti nella gestione della sicurezza o in relazione ad ambiti territoriali in cui l’impegno quotidiano di servizio è più difficile che altrove? Ulteriore mortificazione alla categoria dei “servitori dello Stato” viene riservata dalle misere retribuzioni orarie ( lorde) delle prestazioni di lavoro straordinario: 11,54 euro per un assistente, 12,83 euro per un ispettore, 15,52 euro per un funzionario direttivo, 29,62 euro per un primo dirigente. Il ministro dell’Interno Alfano, mentre scriviamo queste note, sta incontrando i sindacati di polizia giustamente preoccupati e avviliti per come vanno le cose e per il futuro nero che si profila per i poliziotti e per i cittadini. Senza risorse, senza ricambi di personale, senza incentivi, senza prospettive di carriera, si può fare poco per garantire un buon servizio alla gente in momenti in cui il diritto alla sicurezza è vacillante.

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