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Villabate e Brancaccio. Ditta Campanella &Co.

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 Non si è presentato perché impegnato ma ha precisato, mediante una lettera indirizzata ai giudici, di non avere alcuna informazione sui fatti oggetto della citazione”, il capo dell’opposizione Walter Veltroni chiamato a deporre ieri nell’ambito del processo per la costruzione del centro commerciale Villabate, in odor di mafia.  A chiamarlo in causa il legale di uno dei principali imputati del processo l’imprenditore Paolo Marussing dell’Asset Development, società interessata proprio alla realizzazione dell’ipermercato, poi mai costruito. Non trascuravano alcunché i consulenti che si muovevano dietro alla costruzione del Centro e si occupavano di “studiare dati statistici degli influssi negativi della mafia sul territorio, intessevano ai rapporti con l’Anm per stipulare protocolli di legalità e avevano intenzione di costituirsi persino parte civile contro i boss di Brancaccio”. In prima linea dunque anche in azioni, per cosi dire, antimafia dal comune di Villabate. Un’antimafia di copertura per affari illeciti.  Solo che l’amministrazione stessa venne a breve sciolta per infiltrazioni mafiose e il sindaco finì sotto processo per mafia, l’ex consulente comunale, infine, è oggi il famoso collaboratore di giustizia, Francesco Campanella. Ieri nell’ambito del processo ha deposto in aula l’ex senatore del Ccd Cesare Piacentino, al quale è contestato la riscossione di una presunta tangente chiesta per mettersi in regola e non ostacolare gli interessi mafiosi che gravitavano intorno al centro commerciale. Questo ipermercato progettato a Villabate avrebbe dovuto essere realizzato da una ditta romana, la Asset Development. Ed è stato proprio il legale della società Enrico Sanseverino a chiedere e ottenere ieri dalla quinta sezione del Tribunale presieduta da Maria Patrizia Spina, una nuova citazione per il capo dell’opposizione. Questa richiesta è conseguenza diretta delle dichiarazioni del pentito Campanella, che  sostiene che il leader del Pd, prima favorevole e poi contrario alla costruzione del centro, sarebbe stato avvicinato dal clan dei villabatesi, tramite Giuseppe Daghino, uno dei soci dell’Asset romana. Daghino, secondo i pm, era uno dei consulenti della Rpr spa Risorse per Roma, società che lavorava per il Comune di Roma. Campanella avrebbe in quel periodo avvicinato anche un altro importante esponente, Massimo Russo,  ex pm oggi assessore regionale alla Sanità per la giunta Lombardo. Ieri presente in aula a chiarire la sua posizione ha dichiarato: “Ci incontrammo in un ristorante con Camapanella e Carandino e li trovai molto insistenti. Mi dissero anche che volevano complimentarsi per gli arresti dell’operazione “Ghiaccio”, contro le cosche di Brancaccio, e che volevano collaborare con i magistrati – Fu così  – prosegue Russo – che parlai di loro al collega Gaetano Paci, e quando lui sentì il nome di Campanella mi invitò a diffidarne. Non stipulammo alcun protocollo. E quando le indagini su Campanella andò avanti, scrissi una relazione di servizio per raccontare il fatto”. Quello di ieri in aula è solo un altro importante capitolo delle indagini che svelarono commistioni e interessi mafiosi dietro la gestione dei Comuni di Villabate e Brancaccio e soprattutto intorno agli investimenti finanziari concentrati nel progetto di un Centro Commerciale a Villabate. Da chiarire, intorno ai consensi politico finanziari, rimane ancora molto.

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