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Cervelli in fuga da Terra di Lavoro

Di Paolo Esposito il . Campania, Dai territori



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Continua
la fuga dei cervelli di Terra di Lavoro, una terra che ironia della
sorte di lavoro non ne ha mai avuto abbastanza per tutti. Sempre più
giovani colgono quindi al volo, quando possibile, l’opportunità di
lavorare e studiare al di là del Garigliano, nelle università
pubbliche o private della vicina Roma, o Perugia, Bologna, Milano. E’
il caso di Tommaso Aquilante, di Gricignano d’Aversa, che la sua
terra ha deciso di lasciarla presto per intraprendere gli studi di
Economia all’Università Bocconi di Milano, dove lo scorso mese di
marzo si è laureato in Discipline economiche e sociali. A pochi
giorni dalla laurea è stato contattato dalla Banca Centrale Europea
e così, a soli ventiquattro anni, è in quel di Francoforte dove si
occupa di ricerca economica sui vari Paesi dell’Unione Europea e su
quelli che potrebbero aspirare ad entrare nell’unione monetaria,
con particolare attenzione al nord Africa. “Ho lasciato la mia
terra per due motivi, – ha esordito Tommaso Aquilante – per
incompatibilità ambientale e poi per la mia scelta universitaria, ma
naturalmente torno volentieri nel mio paese per ritrovare parenti e
amici”. Tommaso ha sottolineato come in Germania si parli tanto di
Napoli, complice anche la proiezione del film Gomorra tratto
dall’omonimo libro, ma la percezione che si ha lì della malavita è
molto distorta e ferma a quella della mafia con la coppola. Poco si
riesce a comprendere invece del potere economico della camorra. Per
cui il libro Gomorra viene visto più come un romanzo che come un
documentario, dopotutto i tanti napoletani onesti emigrati lì per
lavoro non sono vittime di discriminazioni in base alla propria
provenienza come spesso si vuol far credere. “Il sentimento di
quando torno nell’agro aversano – ha continuato – è un misto tra
rabbia per ciò che non va e amore per il forte legame con una terra
che mi ha visto crescere e in cui ho lasciato i miei cari. La rabbia
è dovuta anche al fatto che la gente è consapevole dei problemi del
territorio, ma non ha voglia di cambiamento, anche perché al primo
impatto tutti sembrano vittime del sistema, ma finiscono per
diventare carnefici quando, ad esempio, hanno bisogno di una
raccomandazione dal politico di turno”. Secondo Tommaso in Italia,
e in particolare in Campania, esistono tre Stati: lo Stato legale,
quello cioè delle operazioni sinergiche tra polizia e magistratura
che operano in un territorio difficile; c’è lo Stato fatto dal
tessuto politico che nulla ha fatto per Napoli e in più occasioni si
è rivelato colluso con la camorra; infine abbiamo lo Stato dei
mafiosi, il peggiore di tutti e tre, il cui unico modo per
combatterlo è esercitare una forte operazione di controllo sul
territorio, che non deve significare militarizzarlo, contrastando in
particolar modo la ricchezza economica della camorra. In questo lo
Stato ha fatto molto e può continuare a fare tanto, ben vengano le
confische dei beni alle mafie e il loro riutilizzo per fini sociali.
“Penso poi – ha incalzato Tommaso – che uno dei motivi della
massiccia emigrazione verso Nord sia anche quello di una politica
dell’università ancorata all’ ‘800. Bisognerebbe per le
università liberalizzare il mercato, esistono troppe università
inutili che fanno soltanto disperdere le risorse che dovrebbero
invece essere destinate solo a quelle università che meglio fanno
ricerca e meglio piazzano i propri laureati”. Tommaso ha anche
precisato come, se è vero che la parola giovane non può essere
associata a precariato a vita, deve essere quantomeno associata a
precariato all’ingresso, perché non si può pretendere che le
imprese creino tantissimi posti di lavoro e dall’altro avere la
garanzia di quei posti. Dinamicità e concorrenza dovrebbero essere
le parole d’ordine. “Ciò che sin da subito mi è saltato agli
occhi a Francoforte – ha concluso Tommaso – è la capacità delle
istituzioni di non essere considerate come delle antagoniste, qui lo
Stato è amico, diversamente da come spesso accade nella nostra
terra. In molti settori poi si viaggia con una marcia in più, per
esempio il meccanismo di riciclo della plastica qui punta più
all’incentivo economico di chi decide di far riciclare le proprie
bottiglie e poco alla sensibilizzazione”. Decidendo di lasciare
questa terra Tommaso Aquilante ha evidenziato come non si sia voluto
né arrendere né tantomeno rassegnare, perché è proprio il fatto
di essere nati qui assegna ai giovani un compito, quello di difendere
queste città da chi le vuole deturpare. Per migliorare lo stato
delle cose bisognerebbe cominciare dal vivere civile, iniziando a
ribellarsi per ciò che non va e a pretendere quello per cui si
pagano le tasse. Non servono eroi alla nostra Terra di Lavoro, perché
tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa per lasciarla un po’
migliore di come l’abbiamo trovata.

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