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A Castellammare del Golfo “il resort della mafia”

di Laura Spanò il . Senza categoria

Ancora un sequestro di beni milionario ai danni delle cosche mafiose della provincia di Trapani. La Guardia di Finanza di Palermo ha posto sotto sequestro il residence “Grotticelli” realizzato davanti a uno dei più bei panorami della costa tra Castellammare e il borgo di Scopello. Una struttura ricettiva  composta da 12 mini appartamenti indipendenti a schiera, una sala reception-bar, piscina, terrazze a dislivelli, parcheggi, aiuole e spazi comuni per l’intrattenimento, del valore complessivo di circa 40 milioni di euro. Il provvedimento colpisce l’imprenditore di Castellammare del Golfo Antonino Palmeri, di 65 anni. Condannato nel 1998 per associazione di stampo mafioso e danneggiamento, Palmeri nel 1999 è stato sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno, per la durata di 3 anni e sei mesi. Il sequestro è stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, su richiesta della procura della Repubblica di Palermo.

A condurre le indagini è stato il Gico (Gruppo investigazione sulla criminalità organizzata della Finanza) assieme al nucleo di Polizia tributaria delle Fiamme Gialle. Condannato per mafia, sottoposto a sorveglianza speciale, inserito nei fascicoli di indagine sulla mafia di Castellammare e Alcamo, avrebbe dovuto vivere con la consapevolezza di essere sotto controllo, ma in effetti Antonino Palmeri, sarebbe riuscito utilizzando prestanomi come gli stessi familiari a gestire il suo impero imprenditoriale accrescendo anche le sue ricchezze. Ma questo non è passato inosservato dalle Fiamme Gialle che hanno provato alla magistratura come Palmeri era rimasto perfettamente in auge. L’imprenditore usava i propri figli come prestanome, questi ultimi risultano intestatari di operazioni immobiliari e finanziarie, ma secondo la Finanza il regista era e rimaneva soltanto Antonino Palmeri che seguendo uno schema mafioso usava il patrimonio come arma per segnare la presenza “dominante” sul territorio. La Guardia di Finanza ha scoperto nel corso delle certosine indagini che erano i figli dell’imprenditore, a firmare le operazioni bancarie, ma sulla “scena” degli investimenti, nella gestione del patrimonio era sempre il loro genitore a comparire. Le attività di indagine delle Fiamme Gialle hanno anche fatto emergere la evidente sproporzione fra l’entità degli investimenti economico – finanziari nel tempo dallo stesso effettuati ed i redditi ufficialmente percepiti dal medesimo imprenditore e dai suoi figli, tale da far ritenere che il patrimonio ora posto sotto sequestro sia stato conseguito grazie al reimpiego di proventi illeciti. L’odierno sequestro segue altri due provvedimenti emessi dal Tribunale di Trapani nei confronti dello stesso imprenditore, tra la fine del 2012 e gli inizi del 2013, e che riguardavano società ed attività di bar-pasticceria a Castellammare del Golfo, intestate ai familiari dell’imprenditore, a cui quest’ultimo avrebbe trasferito, solo formalmente, la titolarità, per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro.

Dal precedente provvedimento di sequestro – che aveva, tra l’altro, colpito anche la società che gestiva il complesso turistico – erano rimaste escluse le strutture fisiche di quest’ultimo in particolare, i fabbricati esistenti sui terreni, per questi non era stata acquisita prova certa della loro illegittima provenienza. Successivi approfondimenti svolti Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno messo in luce una serie di irregolarità ed artifizi contabili, allo scopo di ottenere indebitamente i fondi pubblici previsti dalla legge, per un ammontare superiore ai 2 milioni di euro, necessari per la costruzione dell’attività ricettiva. Questo ha permesso al Tribunale di Trapani di decretare il sequestro dell’intero complesso residenziale,perchè realizzato con finanziamenti fraudolentemente ottenuti, sulla base di quanto previsto dalla normativa in materia di misure di prevenzione, che permette di aggredire, oltre ai proventi derivanti direttamente dai reati commessi, anche quei beni che sono generati da investimenti di natura illecita.

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