Reggio Calabria, sequestrati beni a prestanome cosca Labate
Sequestro di beni nei confronti di un imprenditore di Reggio Calabria, operante nel settore edilizio nella zona a sud della città dello Stretto. Con lui anche un condannato per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni (sottoposto a 3 anni di sorveglianza speciale con confisca di beni) per gli investigatori un “prestanome” della cosca locale. I due – fanno sapere gli investigatori – nel luglio del 2007 erano stati tratti in arresto dalla mobile di Reggio Calabria, su ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Gebbione” che aveva portato alla luce le infiltrazioni della cosca Labate nelle attività economiche imprenditoriali della zona sud della città di Reggio Calabria (nei quartiere Sbarre e, appunto, Gebbione).
La vicenda giudiziaria si era conclusa con l’assoluzione di uno dei due, nonostante le indagini avessero rintracciato una “sorta di relazione clientelare stabile, continuativa e foriera di vantaggi reciproci”. Poi alcuni nuovi elementi. Nel luglio scorso, l’imprenditore era stato colpito da un altro provvedimento di sequestro beni sia aziendali che personali, il cui valore era stato quantificato in circa 25 milioni di euro (ricomprendenti una rilevante azienda edile ed oltre un centinaio di immobili), emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ed eseguito, nuovamente dal Centro Dia della città.
Nelle indagini che portano oggi al nuovo sequestro di beni, l’accusa di intestazione fittizia di beni fra l’imprenditore e l’altra persona coinvolta nel provvedimento. Dietro, sempre gli interessi della cosca Labate. Il valore dei beni sequestrati è quantificabile in circa 1.200.000,00 euro.
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