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Il fumetto Lady Mafia: un’operazione diseducativa e una occasione mancata

di Francesca Rispoli il . L'analisi

Da qualche giorno è disponibile in edicola un fumetto che sta facendo discutere di sé: si chiama Lady Mafia ed è il primogenito della Cuore Noir Edizioni, neonata casa editrice di Foggia. L’autore, Pietro Favorito, per scriverlo si è forse ispirato a Lady Snowblood (e quindi in qualche modo a Kill Bill) un manga trasformato in un film, della corrente dei revenge movies.
La trama infatti narra di una ragazza appartenente a una famiglia di mafia, che ha visto morire i genitori e i fratelli durante una faida. Cresciuta in un luogo del nord, decide di rientrare, fingersi uomo (assumendo l’identità del fratello) e di vendicare la morte dei suoi familiari, facendo una rapida carriera all’interno della mala locale pugliese. Il primo e più forte messaggio che passa è dunque il desiderio di vendetta. Il secondo è quello della violenza a tutti i costi, per appagare questo desiderio. Infatti la giovane Veronica potrebbe anche decidere di riscattare la memoria dei suoi cari denunciando gli assassini, le trame dell’organizzazione e raccontando tutto ciò che sa agli inquirenti: invece l’unica via che vede per poter mettere la parola fine al torto subito è quella di lavarlo col sangue. Non male, per un fumetto che si definisce “decisamente dalla parte delle donne”, “un noir dalla parte del rosa”.  Uno degli slogan promozionali è “C’è chi piange. Chi si rassegna. Chi si dispera. E chi impazzisce. Lei uccide!”. Mi permetto di dire agli autori che c’è anche chi lotta, chi testimonia, chi perdona.
Si dice inoltre che l’opera prende una posizione chiara sulla “scottante tematica della violenza alle donne”. Anche in questo caso, sorge qualche dubbio. Infatti il tema è relegato a un extra di poche pagine al fondo, in cui in maniera molto didascalica un esperto (naturalmente uomo) sciorina dati in una conferenza pubblica che si tiene nella cornice di un centro commerciale. Non è dunque utilizzata la modalità accattivante e dialogica delle vignette, vero potenziale di questo strumento di grande attrattiva per i ragazzi.
La pubblicazione si conclude poi con una serie di pubblicità, a locali di Foggia e a siti di turismo pugliese. Tutto considerato dunque un’operazione che pare di scarso livello. Un’occasione mancata perché sappiamo quanto tra i giovani sia diffusa la passione per i fumetti e quanto dunque Lady Mafia (magari con un altro nome!) avrebbe potuto trasmettere la voglia di riscatto contro le mafie, che é tutta un’altra cosa rispetto al desiderio di vendetta.

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Francesca Rispoli

Francesca Rispoli è nata a Torino. Fin da piccola si è appassionata all'informazione, leggendo tutti i giornali che trovava per casa e cominciando una ormai voluminosa rassegna stampa sui temi della giustizia, delle marginalità, delle mafie. A scuola incontra il Gruppo Abele, per mezzo del libro "Chi ha paura delle mele marce" e da lì a pochi mesi incontra la violenza mafiosa, con le stragi di Capaci e di via D'Amelio. Queste due forti esperienze hanno segnato la sua formazione, a prescindere dagli studi. Milita nelle associazioni giovanili e rappresenta gli studenti, impegnandosi attivamente per fare qualcosa per l'esigibilità dei diritti, primo tra tutti il diritto allo studio. All'università studia presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Torino, occupandosi di Giornalismo e comunicazione di massa, ma sarà l'incontro con Libera a cambiare il suo approccio a questi temi. Attraverso l'associazione ha dato priorità al versante educativo nell'ambito del lavoro culturale contro le mafie, fino a diventare responsabile nazionale del settore Libera Formazione: oggi coordina le attività che si svolgono nelle scuole e nelle università in tutta Italia. Siede nel consiglio di amministrazione del Gruppo Abele Onlus, nell'Ufficio di Presidenza di Libera, nel consiglio di amministrazione di Banca Etica ed è tra i fondatori della Fondazione Benvenuti in Italia. Sostiene Libera Informazione perché é il suo modo di dare un senso all'iscrizione all'Albo dei Giornalisti.

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