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Di redazione il . Rassegne

IL PENTITO DEI RIFIUTI. Lo scenario è apocalittico. Un lungo labirinto di morte, cave riempite con scorie e veleni ovunque, con la regia della camorra  e la protezione della politica. E’ il quadro dipinto dal faccendiere Gaetano Vassallo, gola profonda della gomorra dei rifiuti. Vent’anni di devastazioni, che emergono dallo scorso aprile con l’avvio della collaborazione. Al centro dell’inchiesta la famigerata società Eco4. Alla Dda il compito di indagare sulle presunte protezioni garantite dal plenipotenziario di Forza Italia Nicola Cosentino, adesso sottosegretario pdl. Una vicenda sulla quale si illuminano i riflettori dopo l’inchiesta dell’Espresso. Alla quale sono seguite le perquisizioni in casa dei giornalisti autori del servizio e le minacce via Web al pentito Vassallo. (Mattino, 13 settembre 2008)

CAOS MONNEZZA. La spazzatura avrà pure abbandonato Napoli, ma l’emergenza continua. Guido Bertolaso, sottosegretario all’emergenza rifiuti, mette le mani avanti e tira fuori il refrain della camorra per spiegare il disastro ambientale campano. Il concetto è: c’erano decine di camion in fila davanti alle discariche abusive, nessuno se n’è accorto, quindi tutti sono complici della camorra. Tutti responsabili, nessuno responsabile (Mattino, 14 settembre). Intanto, sul fronte politico si registrano prese di posizione in favore di Cosentino, l’attenzione degli investigatori si sposta sui tecnici e sui funzionari che hanno autorizzato gli sversamenti. Con un nuovo particolare: il politico del centrodestra avrebbe intascato una tangente da 50mila euro dalle mani di Sergio Orsi, il fratello dell’imprenditore Michele ucciso dalla camorra la scorsa primavera. (Mattino, 14 settembre 2008). E arriva anche il giallo: l’imprenditore Orsi decide di interrompere la collaborazione, rifiutando il programma di protezione (Mattino, 16 settembre 2008).

ANCORA CAMPANIA. Altro segnale inquietante: aggredito, picchiato e minacciato il figlio 15enne di Mario Romano, imprenditore antiracket di Sant’Anastasia. Un messaggio chiaro. A porre rimedio ci proverà la superDda, organismo centralizzato anti-camorra voluto dai magistrati campani (Mattino, 16 settembre 2008 1 – 2).

NEL NOME DI PUGLISI. A quindici anni dall’assassinio (15 settembre 2008, Palermo) è ancora vivo il ricordo di don Pino Puglisi, il sacerdote in prima linea a Brancaccio, ucciso per il impegno e l’opposizione alla mentalità mafiosa. A raccogliere il testimone don Golesano, alla guida della parrocchia palermitana di San Gaetano. Un quindicennio di impegno e sofferenze: la comunità si sta rinnovando, ma resistere alla pressione è difficile, e chi non paga il pizzo è costretto ad andar via. (Avvenire, 14 settembre 2008).

INFORMAZIONE E LIBERTA’. Proseguono le perquisizioni a danno dei cronisti “scomodi”. Una pratica ormai diffusa a macchia d’olio. Nelle redazioni delle grandi e delle piccole testate, nelle abitazioni private delle grandi firme e dei giornalisti di provincia, perquisizioni a tappeto dopo l’uscita di inchieste eclatanti. Dall’Espresso al Corriere della Sera alla Stampa (Gazzetta del Sud, 17 settembre 2008). Tanto che il dubbio che si tratti di un tentativo di imbavagliare la stampa si fa più forte. Un nodo sul quale si è espresso il presidente dell’Fnsi Roberto Natale, pronto a polemizzare con la magistratura. Ma anche con la Politica per le “convergenze sciagurate” sul ddl intercettazioni (Libera Informazione, 17 settembre 2008). Una questione, quella della libera informazione, al centro del volume Mafie&Giornalismi, a cura di Roberto Morrione (Left, 12 settembre 2008).

CALABRIA CAPUT MUNDI. Ci pensa De Magistris a mettere il carico da novanta: nella magistratura c’è chi alimenta la ndrangheta (Quotidiano della Calabria, 14 settembre 2008). Con o senza l’aiutino delle toghe, la ndrangheta cresce e si moltiplica: alleanze consolidate in Sud-America, nuove alleanze nei Balcani, con il ticket calabresi-albanesi per conquistare il mercato della droga (Quotidiano della Calabria, 17 settembre 2008). Avanti piano il processo Fortugno. Con sporadici colpi di scena: il legale del presunto assassino chiede di ascoltare in aula le conversazioni di Crea con alcuni politici, non solo calabresi. La tesi: Crea sarebbe stato sostenuto da grandi elettori autorizzati dal centrosinistra (Quotidiano della Calabria, 17 settembre 2008).

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