L’azzardo mafioso vale tre volte quello dello Stato
I dati diffusi dalla Guardia di Finanza tolgono definitivamente il velo di Maya alla demagogica dicotomia tra legalità e illegalità nel campo dell’azzardo. Ormai è una vieta figura retorica quella che visivamente prova a scongiurare l’intervento delle mafie in questo fecondo campo d’azione con l’arrivo dell’inflessibile vigile di Stato. Purtroppo lo Stato non è vigile né controllore attento come dimostra la dissennata gestione del “caso Atlantis” (ora non si sa come gestire questo corpo canceroso tra i concessionari). Parlano le cifre e non le opinioni. Il dato macroscopico e imbarazzante è la raccolta del mercato illegale pari a 23 miliardi di euro secondo le informazioni fornite dal colonnello Arena, in forza al Comando Provinciale della Guardia di Finanza Primo Gruppo di Roma, rese pubblico nel workshop “in nome della legalità” organizzato da Codere. E’ una cifra impressionante, di valore triplo rispetto a quanto introitato dallo Stato che a, a fronte di una raccolta (calante) di 85 miliardi in chiusura di 2013, ha portato a casa “solo” 8 miliardi. L’uno e l’altro fronte, border line, provocano un universo in dilatazione di 800.000 malati patologici e le “grandi colpevoli” sono le macchinette (un alveo in cui si confondono con vari gradi di pericolosità slot news slot e videolottery), un esercito in marcia di 457.000 elementi in grado di provocare compulsività. Nel mondo dell’azzardo lo Stato biscazziere, attraverso la catena ramificata dei Monopoli, accorpati non si sa con quanta utilità alle Dogane, e alla Sogei, crea le strutture su cui si accomodano le sovrastrutture ramificate e sensibili, ricche di apporto informatica, delle contraffazioni mafiose. E’ significativa anche la percentuale dei controlli andati a segno cioè che hanno portato all’evidenza di reati e di manipolazioni. La Finanza nel 2013 è intervenuta 9.249 volte e ha trovato 3.273 situazioni irregolari, riscontrato 3.445 violazioni, verbalizzando 8.482 soggetti. Un’enormità che dimostra che (varrebbe anche per l’evasione fiscale) che quando i controlli si fanno, invariabilmente si trovano situazioni di irregolarità più o meno gravi. Più azzardo (numero di giochi, numero di macchinette) vuol dire più mafia specializzata nel settore.
La fotografia dell’esistente dimostra che la legge dovrebbe dotarsi di griglie preventive, di norme di trasparenza più adeguata alla realtà attuale. Sembra l’eternoinseguimento tra doping e anti-doping dove si sa già in partenza chi vince. La Guardia di Finanza ha sequestrato nel 2013 patrimoni per tre miliardi di euro ai clan mafiosi. E se si restringe il target all’azzardo intuitivamente si può immaginare quanto scarno sia stato il recupero rispetto ai 23 miliardi del fatturato illegale. Peraltro quest’ultimo dato statistico è in crescita esponenziale e conforta le previsioni di Libera che nel primo rapporto Azzardopoli aveva ipotizzato un guadagno illegale e “nero” di 10 miliardi (proiezione 2011) rivalutando la cifra a 15 miliardi alla fine del 2012. In tredici mesi sembra realistica un’escalation che a portato alla definizione di un fatturato di 23 miliardi. La sintesi è che lo Stato lavora per una filiera legale e illegale, provoca patologie gravi, contraddice l’articolo 32 della Costituzione (il diritto e la salvaguardia della salute dei cittadini).
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