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Maxi operazione anticamorra fra Roma, Napoli e la Toscana

di redazione il . Lazio

Sotto sequestro nella Capitale  oltre 20 locali, la gran parte della catena “Pizza Ciro” e Ciro pizza“, collegati al riciclaggio delle famiglie camorriste, in esecuzione di dispositivi emessi dal Tribunale di Firenze, dalla Dia di Napoli e, nell’ambito di una procedura di prevenzione, dal Tribunale di Roma. L’operazione è coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e dalle Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Roma e Firenze ha portato al sequestro di beni per un valore di 250 milioni di euro.  L’indagine  è  considerata dagli inquirenti la più importante mai realizzata sulle attività criminali del clan camorristico Contini e sulle operazioni di reinvestimento economico di gruppi “imprenditoriali” operanti a Roma ma anche in Toscana.

L’operazione anticamorra. Sono 11 le persone arrestate nella notte dal personale del centro operativo della Dia di Roma e colpiscono uomini centrali nella gestione del potente “clan Contini”, egemone nel  capoluogo campano. Oltre agli arresti, ingenti i sequestri patrimoniali: otto societa’ operanti nel settore dell’abbigliamento e nella gestione di parcheggi; immobili di pregio nel centro di Napoli; una sessantina tra autovetture e motocicli, decine di  conti  correnti bancari, per un valore stimabile superiore ai 10 mln di euro. “Nel corso delle perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati e di alcuni degli indagati – fanno sapere gli investigatori  –  sono stati sequestrati danaro contante per quasi 100 mila euro, assegni bancari per varie centinaia di migliaia di euro e documentazione probatoria di assoluto rilievo, a conferma della tesi investigativa e delle attivita’ di reinvestimento in distinti settori commerciali (parcheggi, ingrosso e dettaglio di abbigliamento di pregio) attraverso una fitta rete di interlocutori, anche di primo piano, e non soltanto partenopei, operanti in tali ambiti. In Toscana, le perquisizioni e i sequestri effettuati dalla Guardia di finanza di Pisa riguardano quattro pizzerie dell’area pisana che, secondo quanto si è appreso, risulterebbero intestate a prestanome e che sarebbero servite a reinvestire il denaro di provenienza illecita del clan. I beni sotto sequestro, nel dettaglio sono:  28 esercizi commerciali di cui 27 bar, ristoranti, pizzerie ed un centro estetico, di cui 23 a Roma, 3 a Napoli e provincia, uno a Viareggio, uno a Gabicce Mare, per un valore stimato complessivo di 40 milioni di euro. 42 beni immobili, a Roma (17 fabbricati), Napoli (12 fabbricati), Caserta (5 fabbricati), Benevento (7 terreni), Rieti (1 terreno), per un valore complessivo di 10 milioni di euro. 385 rapporti finanziari/bancari;  76 veicoli, di cui 57 autovetture, 1 roulotte, 18 motocicli; 71 società titolari di parte dei suddetti beni (per un valore complessivo delle quote societarie pari a circa 2 milioni di euro). La società sportiva dilettantistica iscritta al campionato 2013/14 della Lega nazionale dilettanti di serie D girone H, nonché il relativo centro sportivo, sito a Napoli e dotato di 5 campi di calcio e calcetto, due palestre e due bar, per un valore di due milioni di euro.

Gli arrestati. Sono 90 in tutta Italia le persone coinvolte nell’inchiesta denominata “Friariellò”. Durante lo svolgimento dell’operazione da parte delle forze dell’Ordine si consuma anche il dramma: uno dei destinatari del provvedimento di arresto si getta dalla finestra e muore. Si tratta di Giuseppe Cristarelli, imprenditore di 43 anni, di origini campane. Agli agenti che gli notificavano il provvedimento, avrebbe detto di sentirsi male e con la scusa di prendere un bicchiere d’acqua si è allontanato. A quel punto, avrebbe aperto la finestra del suo appartamento al quarto piano dove abitava con la moglie e si sarebbe lanciato nel vuoto. Fra gli arrestati, Salvatore Botta, nipote  e persona di “fiducia” dell’omonimo Botta (classe 1950) e che per conto del boss attualmente detenuto a Napoli si occupava della gestione delle attività economiche del clan e della riscossione crediti, oltre ad essere direttamente impegnato nella gestione di una sala giochi. Nell’indagine coinvolto anche Mario Cardinale, che secondo gli inquirenti sarebbe stato  “uomo del mondo della finanza” e avrebbe curato per il clan la “movimentazione” delle ingenti somme di denaro sui diversi conto correnti bancari. Nell’operazione coinvolte anche due donne, compagne di altri arrestati nell’inchiesta.

Il Clan Contini.Gli investigatori che da anni monitorano il clan lo descrivono come un gruppo criminale solido poichè poco o nulla attraversato dalle divisioni e sciossioni che invece caratterizzano le altre cosche operanti nel napoletano. Questa forza, la coesione interna, è stata elemento fondamentale per proiettare sulla città e fuori dal capoluogo campano, la propria capacità imprenditoriale e criminale. L’operazione condotta oggi dall‘intelligence antimafia ha portato alla luce gli affari imprenditoriali messi in piedi in questi ultimi anni dal clan. Ricorrendo poco all’uso delle armi e molto alle abilità imprenditoriali il clan Contini capeggiato da Edoardo Contini e Patrizio Bosti (entrambi cognati di Francesco Mallardo) detenuti in regime differenziato, ancora conta numerosi affiliati, ai quali è affidato in taluni casi la gestione di piazze ove si commercializzano stupefacenti e le estorsioni, presso commercianti locali. “L’attuale punto di riferimento – scriveva la Direzione nazionale antimafia nel suo report annuale –  appare essere Salvatore Botta (uno dei destinatari dei provvedimenti di oggi, ndr)  di recente tratto in arresto proprio in relazione ad una vicenda estorsiva, il quale sembra essere pure al centro di più articolate relazioni d’affari con commercianti del settore dell’abbigliamento, in un intreccio di rapporti di natura usuraria e di occulta compartecipazione societaria, spesso non agevolmente decifrabile”. Il settore dell’abbigliamento era già, dunque, sotto la lente d’osservarzione della procura e ad incentivare l’impero del clan – come anticipato nella relazione –  l’usura e il riciclaggio di denaro sporco proveniente dalle tante attività illecite del clan, fra queste traffico di droga e estorsioni.

Le reazioni. “Plaudiamo l’operato della magistratura e delle forze dell’ordine per il nuovo colpo alla cupola della ristorazione. L’ operazione di oggi è la conferma che la scalata mafiosa spesso approda nella ristorazione, dove gli ingenti guadagni accumulati consentono ai clan di acquisire ristoranti,  pizzerie, bar, che diventano luoghi  ideali dove “lavare” denaro e continuare a fare affari. Così in una nota Libera. Associazioni , nomi e numeri contro le mafie  commenta l’operazione  coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e dalle Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Roma e Firenze. ” Le mafie stanno scrivendo la nuova guida enogastronomica della Capitale , l’obiettivo delle cosche è fare affari e  non deve  sorprendere la loro presenza dove è alta la possibilità d´investimento – aggiunge l’associazione . “Ecco che la ristorazione si conferma la grande ” lavanderia Italia” dove riciclare e ripulire i soldi sporchi- conclude. Una conferma arriva anche dal numero di aziende che operano nel settore della ristorazione ed alberghiero, confiscate in Italia  con sentenza definitiva al 31 gennaio 2012: sono ben 173, pari a circa il 10% di tutte le imprese sottratte ai clan”. “Esprimo grande apprezzamento per la complessa e importante operazione anticamorra diretta dalla Dda di Napoli e coordinata dalla Direzione nazionale antimafia che ha colpito le attività criminali del potente clan Contini tra Napoli Roma e la Toscana”  – dichiara in una nota Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia. “La mole e la qualità dei beni sequestrati nella capitale e nelle altre città conferma l’efficacia di una strategia di contrasto che punta a scardinare gli interessi economici della criminalità organizzata – sottolinea Bindi – e in grado di occupare rilevanti segmenti di attività imprenditoriali lecite, utilizzate come gigantesche lavatrici dei propri traffici illegali. Un pesante condizionamento all’economia legale e alla vita sociale che va combattuto con estrema determinazione ma anche affinando e rafforzando gli strumenti che abbiamo a disposizione, a cominciare dalle norme contro la corruzione e il riciclaggio”. “A tutte le forze di polizia, all’Arma dei Carabinieri, agli investigatori della Dia e ai magistrati che hanno lavorato al successo di questa rilevante operazione – conclude – va il mio ringraziamento e il sostegno della commissione Antimafia”.

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