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Il Capo di una Polizia “impoverita” e l’insicurezza dichiarata

di Piero Innocenti il . Senza categoria

La settimana è iniziata con alcuni segnali sconcertanti (ma di interesse) su questo tema cruciale della sicurezza pubblica, che non aiuta certo a far dormire sonni tranquilli ai cittadini in molte zone del nostro paese. Da tempo, dati reali alla mano, andiamo ripetendo che il fenomeno della criminalità predatoria è aumentato in modo consistente e, nonostante ogni richiamo ai cittadini, fatto dalle autorità di pubblica sicurezza, per una loro attiva collaborazione con le forze di polizia nelle segnalazioni di persone “sospette”, la situazione generale si è ulteriormente aggravata. Con il risultato, da un lato, di un opportuno (ma tardivo) intervento del Capo della Polizia, il Prefetto Pansa che, parlando, alcuni giorni fa, in una riunione dell’Associazione Nazionale dei Funzionari di Polizia, ha dichiarato che “ormai non è pensabile che noi possiamo offrire lo stesso servizio di sicurezza al cittadino che offrivamo qualche anno fa, con 15mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri in meno”( cfr. l’articolo di Alberto Custodero “L’allarme del Capo della Polizia-”Impossibile garantire la sicurezza” Più furti e rapine nelle grandi città” su La Repubblica del 25 novembre u.s.).

Vengono, poi, citati i dati (alcuni ancora segreti!) sulla delittuosità in aumento in cinque grandi capoluoghi, ma, in realtà, la situazione è anche peggiore nelle medie-piccole città. Sul punto specifico dell’incremento di delitti, anche di recente, con dati “non segreti”, avevamo avuto la possibilità di fare alcune considerazioni piuttosto negative su alcune città. L’allarme, così chiaro e netto fatto da un “Capo” per la prima volta negli ultimi quarant’anni, è stato sicuramente anticipato (se non concordato) con il Ministro dell’Interno che è in tutt’altre faccende affaccendato e bene farebbe a mettersi da parte per lasciare l’incarico a qualcuno a tempo pieno e, magari, con qualche competenza in più. Quindi è davvero straordinaria la situazione se il vertice istituzionale (tecnico) della sicurezza nazionale afferma che, stando così le cose, non sarà più in grado di garantire la sicurezza. L’ansia cresce, d’altra parte, con alcuni tentativi dei cittadini, già realizzati in tempi passati, di formare gruppi di autodifesa (in alcuni Comuni delle province di Como, Lecco e Sondrio) per perlustrare nottetempo il territorio e affiancare le forze dell’ordine. Insomma si torna al discorso delle “ronde cittadine”. E’ sacrosanto il diritto alla sicurezza di tutti i cittadini, ma debbono essere le autorità di p.s. locali e quelle nazionali, con le forze di polizia, a tutelarlo, ricorrendo, nei periodi di scarse risorse umane, come quello attuale che va avanti da anni, alla loro ottimizzazione a livello periferico ( magari restituendo alle forze territoriali quelle, decisamente in sovrannumero, che si possono rilevare in alcune direzioni centrali ministeriali e dei Comandi Generali).

In diversi villaggi e cittadine del Messico, agli inizi del 2013, di fronte alla violenza di gruppi criminali (non solo narcos ma anche estorsori, sequestratori e ladri) e all’inerzia ( in alcuni casi alla complicità con la malavita) dei poliziotti locali e di governatori, uomini e donne hanno costituito “gruppi di autodifesa” e sono scesi in campo, armati di machete e di fucili, a presidiare le strade, ad arrestare i sospetti, a fare processi sommari. In Italia siamo, per fortuna, molto lontani da queste situazioni drammatiche, ma se il Governo non decide di investire le risorse necessarie nella sicurezza collettiva generale, c’è il rischio concreto che il controllo del territorio, affidato ad organismi pubblici istituzionali, possa vedere la compartecipazione spontanea di aggregazioni di cittadini, con tutti i pericoli che ciò comporterebbe.

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