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Beni confiscati, presto nuove scuole

Di Anna Foti il . Calabria, Dai territori

Duecentotrenta beni confiscati diverranno presto scuole pubbliche per l’avvio di progetti educativi e di formazione professionale. Questa la volontà formalizzata dal ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso in occasione di un accordo recentemente firmato a Palazzo Chigi.

Si tratta di 120 abitazioni, 40 fabbricati, 41 locali e 29 capannoni, prevalentemente situati in Sud Italia, in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Tale progetto al momento orientato verso l’indirizzo alberghiero, necessiterà della collaborazione degli enti locali, già protagonisti del complesso procedimento di riutilizzazione a fini sociali dei beni confiscati unitamente al Demanio e alla Prefettura, come previsto dalla normativa 109/1996.

Esso avrà lo scopo di offrire una marcia in più a quella macchina burocratica che tiene fermi e inutilizzati per anni centinaia di beni. Tutto ciò nell’ottica di ridurre il divario tuttora esistente tra beni destinati (circa 4500 unità) e beni confiscati (oltre 8000 unità) e di garantire maggiore efficacia alla riutilizzazione sociale prevista dalla legge. In Calabria, ad esempio, nonostante siano rimasti in capo al Demanio solo poco più di 200 unità, degli oltre 1000 confiscati, ancora si registrano significative difficoltà legate alle lungaggini dei processi e al passaggio concreto, cioè alla consegna del bene in condizioni di immediata utilizzabilità, dal Demanio ai Comuni e adesso anche alle Province su cui i beni insistono.

Difficoltà di cui sono diretti testimoni l’amministrazione della nostra città e di altri comuni del reggino, coinvolti nel recente protocollo che solo nella provincia di Reggio Calabria ha destinato 221 beni confiscati con una maggiore concentrazione registrata a Grotteria, Locri, Platì e Rosarno. Difficoltà che ancora gravano anche sui 48 beni destinati al Comune di Reggio Calabria con il protocollo siglato nel febbraio 2007, alla presenza dell’allora viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco.

In Calabria oggi vi sono circa 500 beni, su quasi 1100 confiscati, che ancora attendono di essere destinati e dunque non sono ancora neppure entrati nella disponibilità delle amministrazioni locali. Solo nel territorio comunale di Reggio Calabria vi sono circa 90 beni confiscati, mentre oltre trecento sono quelli da destinare nei diversi comuni della provincia, con picchi nei comuni di Marina di Gioiosa e Oppido Mamertina.

Dunque Reggio Calabria è la prima città in Calabria per numero di beni confiscati e come tale dovrebbe entrare a pieno titolo nello specchio di azione del recente accordo siglato tra la Procura nazionale Antimafia e il Ministero dell’Istruzione. Ciò vale anche per la Calabria tutta, terza regione dopo Sicilia (3350 beni confiscati) e la Campania (1171 beni confiscati) e prima della Lombardia (488 beni confiscati) e del Lazio (322 beni confiscati) per numero di beni confiscati (quasi 1100). Cifre destinate a salire, in ragione di frequenti e consistenti operazioni di aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, tramite sequestri di beni alle cosche, realizzate nel reggino e in Calabria dalla magistratura e dalle forze dell’ordine. 

da strill.it

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