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Minacce all’emittente Licata Nuova

Di redazione il . Dai territori, Sicilia

Un portafotografie al quale era stato tolto il vetro e nell’incastro sono stati inseriti due proiettili calibro 7,65, due fiammiferi e dei fagioli. Questo l’oggetto che è stato messo dentro una busta e fatto trovare a Licata, nell’agrigentino, accanto alla macchina  in uso ad una videoperatrice e un’addetta all’amministrazione di Canale 10, emittente televisiva di Gela che da qualche giorno ha aperto una redazione a Licata (Licata Nuova Tv).

La polizia indaga e il direttore del gruppo televisivo –  Franco Infurna  – commenta: “Non è la prima volta che Canale 10 subisce intimidazioni . A me hanno bruciato due auto, un’altra a una collega e abbiamo subito minacce e intimidazioni. Ma da 25 anni andiamo avanti”. La televisione copre l’area della Sicilia centro-orientale, sta per cominciare intraprendere lo stesso percorso d’informazione nella provincia più calda del versante opposto, la provincia di Agrigento.

In una nota, la neonata emittente dichiara: “E’ un segnale quanto meno strano per una emittente televisiva, Licata Nuova Tv che fa parte del gruppo Canale 10 e che aprirà i battenti solo nelle prossime settimane. Un segnale chiaro da parte di qualcuno cui evidentemente la presenza di una nuova voce di informazione locale, libera ed indipendente da fastidio. Chi ha voluto colpire la nostra redazione – continua la nota –  lo ha fatto in maniera netta, senza lasciare spazio ad interpretazioni di sorta, prima ancora che iniziassimo a lavorare, questo ci spinge ad andare avanti, chi ha voluto lanciare un messaggio nella speranza di intimorirci ha sortito l’effetto contrario, perché adesso lavoreremo con maggiore impegno e con maggiore rigore, nella consapevolezza che la città, quella pulita e onesta, che vuole che Licata cresca, culturalmente e anche socialmente è con noi”.  

“In Sicilia l’informazione continua ad essere sotto tiro – denuncia ancora una volta, il senatore del Pd, Giuseppe Lumia – che aggiunge – dopo i ripetuti atti intimidatori nei confronti dei giornalisti Nino Amadore, Lirio Abbate e a quelli.dell’emittente Telejato, solo per citare i casi piu’ noti, questo ennesimo episodio ci conferma nell’opinione che e’ necessario tenere alta la guardia e vigilare maggiormente sugli operatori del mondo dei media che operano in territori difficili, come i nostri, nei quali la libera informazione costituisce uno strumento fondamentale nella lotta alle mafie e all’illegalità’.[…]. Un giornalismo fatto di verita’ impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”.

I colleghi e la stessa emittente Canale 10 di cui la Tv fa parte, hanno già capito, che la sfida nell’agrigentino è ancora più pericolosa che altrove. E’ il motivo è chiaro a molti. Puntatati i riflettori intorno al gotha criminale nelle province di Palermo e Trapani, qualcosa è rimasto in penombra per decenni. Qui, secondo alcuni, avrebbe sede l’avamposto di Cosa nostra  (secondo altri, da sempre). Una situazione  da tempo denunciata da  testate come Grandangolo, Fuori riga e molte altre voci in prima linea della provincia, in una quotidiana battaglia trascurata dai media nazionali, da gran parte delle istituzioni, dalla politica. Una sfida che passa anche e soprattutto attraverso la libertà d’informazione.

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